Il capitano Robinson (Jude Law) viene licenziato dalla compagnia di recupero relitti Agora. Dopo undici anni come comandante di sommergibili e trent'anni passati in mare, si ritrova improvvisamente senza denaro e senza pensione. Dedicata la vita al lavoro, a causa sua ha perso l'affetto della moglie e del figlio, ormai solo un ricordo di pochi momenti felici passati insieme (con flashback onirici inseriti durante tutto lo svolgersi della storia). Ormai senza nessuna prospettiva, un suo amico gli rivela che in fondo al Mar Nero si trova un u-boot del Terzo Reich con un carico di lingotti d'oro. Trovato un finanziatore, messo insieme un equipaggio di marinai inglesi e russi e acquistato un vecchio sommergibile di quella che fu la marina sovietica, parte per il recupero in fondo al mare.
Il soggetto di per sé appare interessante: un gruppo di uomini disperati, con differenti esperienze e passato che interagiscono all'interno di un luogo chiuso (il sommergibile) che si muove sotto il mare "nero", metafora dell'oscurità avvolgente la vita dei personaggi e la claustrofobia della vita di tutti (senza lavoro, anziani ormai alla ricerca dell'ultima occasione, ex militari della marina russa, avventurieri, psicopatici). Anche se Robinson fin dall'inizio stabilisce che l'oro sarà diviso in parte uguali tra tutti (al netto della percentuale da dare al finanziatore), da subito s'innesca l'avidità di alcuni per il possesso del tesoro, che porta a conflitti personali e culturali (il gruppo di marinai inglesi in contrapposizione ai componenti di origine russa dell'equipaggio; contrapposizione ancor più evidenziata dalla barriera, linguistica risolta temporaneamente da un paio di russi bilingui). Inoltre, l'avventura è scaturita dalla voglia di riscatto e di rivalsa nei confronti delle aziende che hanno licenziato le persone, buttandole in mezzo a una strada dopo averli sfruttati, evidenziando un'impronta sociale che rispecchia molto la crisi sistemica della nostra società contemporanea.
Ma se sulla carta "Black Sea" aveva tutti i numeri per essere un buon film d'avventura pieno di tensione e caricato di elementi attuali (la disoccupazione, lo sfruttamento del lavoratore) e metafisici (l'ossessione del possesso del tesoro, della "roba" di verghiana memoria), nei fatti cade miseramente proprio sugli elementi portanti di una pellicola di questo genere, appesantendo la visione fino alla noia.
Innanzi tutto, la sceneggiatura di Dennis Kelly è fin troppo didascalica dove gli eventi narrati sono prevedibili nel loro susseguirsi e le psicologie dei personaggi così male esplicitati che, dopo dieci minuti di film, si sa già come andrà a finire (vale per tutti Fraser, il personaggio interpretato da Ben Mendelsohn, che appena recita le prime battute si capisce che è un psicopatico pericoloso, assassino e instabile e si comporterà quasi subito da tale). Lo svolgersi dei vari snodi narrativi sono quindi telefonati, conseguenti di un processo causa-effetto prevedibile. E i cosiddetti colpi di scena non sono tali per uno spettatore un minimo attrezzato alla comprensione della visione.
Ci si mette pure il regista scozzese Kevin Macdonald, autore poliedrico di film di diverso genere (citiamo su tutti la sua opera prima "L'ultimo re di Scozia") e specialista di documentari - con cui ha vinto un Oscar ("Un giorno a settembre"), che questa volta non riesce a creare nella messa in scena quella giusta suspense e carica emotiva che necessita un film come "Black Sea". Se la pellicola di Macdonald ha predecessori recenti di storie che raccontano avventure e tragedie in fondo al mare (da "Caccia a Ottobre Rosso" a "U-571", da "Allarme rosso" a "K-19") dove la tensione creata dai conflitti interni e dalla suspense della narrazione (sia pur con i dovuti distinguo) è presente, qui al contrario manca del tutto. Anche la direzione del cast lascia a desiderare (pur composto da buoni professionisti). Su tutti, oltre al già citato Mendelsohn, risulta stucchevole Scoot McNairy che interpreta Daniels, funzionario imbarcato in rappresentanza del "finanziatore", che è clonato, persino nell'evoluzione del personaggio, da Burke, il dirigente della multinazionale spaziale aggregato ai marines, in "Aliens" di James Cameron (compreso colpo di scena finale). E, infine, anche a Jude Law gli viene lasciato troppo spazio alle sue smorfie e istrionismi, non rendendo credibile fino in fondo il protagonista capitano Robinson.
A conti fatti, "Black Sea" fallisce su tutti i fronti e Macdonald dirige un film già visto, con temi trattati meglio e in maniera più originale in altri contesti, in una direzione degli attori e una messa in scena anodina.
cast:
Jude Law, Karl Davies, Konstantin Khabenskiy, Daniel Ryan, Scoot McNairy, Ben Mendelsohn
regia:
Kevin Macdonald
distribuzione:
Notorious Pictures
durata:
115'
produzione:
Focus Features, Film4, Cowboy Films, Etalon Film
sceneggiatura:
Dennis Kelly
fotografia:
Christopher Ross
scenografie:
Nick Palmer
montaggio:
Justine Wright
costumi:
Natalie Ward
musiche:
Ilan Eshkeri
Il capitano Robinson dopo undici anni di servizio è licenziato dalla compagnia di recupero relitti. Senza soldi e prospettive mette insieme un equipaggio di marinai russi e inglesi per andare a recuperare un carico d'oro su un sommergibile del Terzo Reich disperso nel Mar Nero durante la Seconda Guerra Mondiale. L’avventura per trovare il tesoro si rivelerà ben presto più difficile del previsto trasformandosi in tragedia per gran parte dell’equipaggio.