Ondacinema

recensione di Alberto Mazzoni
7.5/10

"E' orribile!" - esclama la protagonista di "Week-end" di Godard di fronte all'ennesima efferatezza della banda di cannibali a cui si è unita. "Gli orrori della borghesia si superano solo con orrori più grandi" - le viene risposto. Interessante ma la contraddizione è che un film come "Week-end", pur stupendo, non è accessibile a una gran parte della popolazione – a parte il livello di violenza di difficile sopportazione, i riferimenti culturali ma soprattutto la gestione antispettacolare dei tempi e della recitazione ne fanno un film accessibile soltanto a una ristretta nicchia di cinefili che assomiglia più al gruppuscolo di maoisti con troppa teoria e troppa poca pratica de "La cinese" che alla masse rivoluzionarie. 

"Bacurau" è diverso. Anche in questo film gli orrori della borghesia si superano solo con orrori più grandi, ma ci troviamo di fronte a una pellicola con un ritmo sostenuto e personaggi simpatici, azione e musica, e anche alcuni degli stereotipi dei film di serie B che fanno da punto di riferimento familiare per lo spettatore. C'è pure una scena di capoeira [1]!  E' chiaro lo scopo di fare un film che senza rinunciare ai proprio intenti polemici possa piacere a più gente possibile, compresi gli stessi abitanti di Bacurau, villaggio fittizio del Nordest, area arida e povera del Brasile. E' la stessa logica de "I Miserabili", con cui "Bacurau" condivide non a caso il premio della giuria di Cannes 2019: film che raccontano una comunità ai margini da dentro la comunità e in primis per la comunità, ma che grazie alla potenza del cinema riescono a creare uno sguardo sul mondo interessante per tutti. Per aggiungere un altra coordinata a questa descrizione, il film ha più di un punto in comune con il recente e apprezzabile "The Hunt"- la leggenda urbana dei ricchi che cacciano i poveri e il livello di messa in scena della violenza, per quanto sempre ludica - anche se ciò che nel film statunitense è individualismo superomistico, nel film brasiliano è giustappunto rivolta di un villaggio fatto tanto di eroi (del brigantaggio e della rapina) quanto di gente comune - eccezionale il personaggio del medico di base Sonia Braga che offre con il cibo da lei cucinato un'ultima possibilità di redenzione al sinistro militare Udo Kier, mandandolo fuori di testa definitivamente. Oltre a questo tutti e tre i film fanno curiosamente uso dei droni come elemento centrale della guerra, ma questa è un’altra storia.

La storia, giustappunto. Il fiume che porta l’acqua a Bacurau è stato bloccato da una diga e gli abitanti sono vicini alla sete. Ma noi ci arriviamo con un camion che porta un approvvigionamento di acqua, e che ha come passeggera una emigrante che torna nel luogo di origine portando medicinali e abilità al paese in difficoltà. Questo incipit ci introduce all'elemento della solidarietà del villaggio, chiave di volta dell’intero film, ma allo stesso tempo ci inganna perché  ci illudiamo che la giovane dottoressa sia la protagonista mentre presto il racconto diventa corale – il maestro di scuola, la vecchia matta, il bandito, il contadino, il rivoluzionario saranno presenti spesso insieme in scena in una moltitudine eterogenea che è la comunità di Bacurau, in cui la vita si tiene in piazza e le finestre consentono di partecipare alla vita di tutti, ma contrariamente a quello che accadeva in "Dogville", questo crea una atmosfera di divertimento e persino diffuso erotismo (sarà la differenza di clima o di visione della vita…). Improvvisamente però Bacurau viene isolata e cancellata dalle mappe digitali (idea bellissima): un gruppo di statunitensi, con un buon supporto locale, ha deciso di trasformare la cittadina in campo di caccia per sfogare la propria passione per le armi. A suggellare la serie B non poteva mancare lo sguardo assassino di Udo Kier a capo della banda di cattivi. Ma come testimonia il piccolo museo della comunità, la storia di Bacurau è una storia di indio tagliateste banditi e rivoluzionari quindi lo scontro tra americani del sud e del nord sarà molto più aperto di quello che la tecnologia a disposizione lascerebbe supporre.

Certo, la regia è più efficace che innovativa, e più in generale i virtuosismi (di fotografia, montaggio) vanno cercati altrove. La bravura del regista Kleber Mendoza sta soprattutto nel gestire un racconto davvero corale e sincero e nel trovare un delicato equilibrio tra i generi (di nuovo [1]).  Ma lo spaccato sui conflitti tra le due americhe è troppo provocatorio e divertente per lasciarselo sfuggire.


[1] La scena della festa attorno al falò è stata in gran parte improvvisata, e gli interpreti sono per la gran parte attori non professionisti della regione dove è stato girato il film. Il regista racconta che quando hanno iniziato a "giocare" la capoeira voleva fermarli perché "ancora un altro film brasiliano con la capoeira, non ce n'era davvero bisogno". Però non lo ha fatto perché "si stavano tutti divertendo" e alla fine la scena è stata girata ed è persino rimasta al montaggio.


04/08/2020

Cast e credits

cast:
Sonia Braga, Udo Kier


regia:
Kleber Mendonca Filho, Juliano Dornelles


durata:
132'


produzione:
Globo Filmes


sceneggiatura:
Kleber Mendonça Filho, Juliano Dornelles


fotografia:
Pedro Sotero


scenografie:
Thales Junqueria


montaggio:
Eduardo Serrano


musiche:
Mateus Alvez


Trama
Il villaggio di Bacurau, alla periferia del Brasile, è abbandonato dal governo per essere predato da un manipolo di statunitensi. Ma la comunità del villaggio ha una storia e delle risorse che è pericoloso sottovalutare.