A seguito di un prologo frutto di un'arte creativa tutta da ammirare, la chiave metaforica del film si apre sin dai titoli di testa, visualizzati su di un cielo azzurro e terso che urla alla libertà, per poi arrestarsi, da ultimo, col titolo del film, scandito pietosamente su di un cancello automatico che si sta chiudendo. La sete di libertà viene frenata, l'urlo strozzato in gola. Al di là del cancello c'è una casa di cura per anziani e il film verterà il suo sviluppo narrativo all'interno della struttura, per non uscirne più. O forse si?
La potenza devastante di "Arrugas" risiede nella purezza elementare della messa in scena, nella semplicità con la quale viene affrontato un così pesante argomento senza infossarsi nella facile, sfacciata ampollosità della retorica più artefatta e snaturata. L'ironia come scappatoia al triste finecorsa che ci riserva la vita, l'amicizia come l'unico vero bastone della vecchiaia, l'amore come unica vera missione al fine di raggiungere l'agognata felicità. Come quella raggiunta da Modesto, malato terminale di Alzheimer che abbozza un improbabile sorriso quando la donna della sua vita che lo cura e protegge dalla triste quotidianità dell'ospizio, gli sussurra all'orecchio "imbroglione", la stessa felicità che Emilio, ex direttore di banca, ha raggiunto creando la sua famiglia, quella che oggi vede dissolversi nella nebbia, nelle declamatorie visioni partorite dalla sua prolifica attività onirica, o magari quella di Miguel, inguaribile ottimista dedito alla bella vita, personaggio (in)animato da una profonda catarsi personale e destinato a chiudere il suo cerchio nell'armonia e nella bellezza del suo trascinante slancio vitale (un po' come il "Suonatore Jones" di De Andrè).
Nell'opera animata da Ferreras, ogni personaggio disegnato, anche il meno tracciato dalla matita di Paco Roca, è presentato in una completezza straordinaria dal punto di vista umano in relazione alla malattia. Come la premura reiterata di Donna Sol, la comicità involontaria di Ramon, la triste e commovente scelta di "sottrazione" di Antonia, o l'immaginazione ancora fervente della signora Rosario che pensa di essere in viaggio sull'Orient Express in direzione Istanbul, là dove potrà raggiungere il marito... I dialoghi (di Miguel soprattutto) e l'inebriante musica di Nani Garcìa e della Real Filharmonìa de Galicia, intensificano ulteriormente un lavoro incredibilmente maturo, ricco di accortezze geniali e portatore di interminabili spunti riflessivi.
In un'industria cinematografica che pensa ancora di raggiungere col 3D e con la tecnologia territori mai esplorati prima, la bidimensionalità classica di Ferreras e il disegno non troppo fine o ricercato del fumettista spagnolo insegnano come l'emozione di un'arte così giovane possa ancora scardinare qualsiasi barriera nella sua nitida bellezza, senza l'ausilio di mode e facili innesti dell'era digitale. Pur promuovendo l'ottimo lavoro sino a qui svolto dai più grandi produttori dell'animazione quali Pixar e Dreamworks, la produzione indipendente ha saputo regalare negli ultimi dieci anni capolavori assoluti come l'epistolare storia di amicizia di "Mary and Max" e l'omaggio a Jacques Tati ne "L'illusionista", in cui si respira tutta la solitudine dell'uomo. Tesori nascosti dell'animazione, perle di abbacinante bellezza, ingiustamente ignorate dalla distribuzione italiana ("Arrugas" è uscito in pochissime sale grazie all'associazione culturale italo-spagnola Exit Media a maggio di quest'anno).
Tanto di cappello dunque al giovane Ignacio Ferreras e alla purezza di "Arrugas", vivida rappresentazione della nostra ultima tappa esistenziale, dedica profonda e solenne a tutti noi, anziani di oggi, anziani di domani.
cast:
Tacho González, Álvaro Guevara, Mabel Rivera
regia:
Ignacio Ferreras
titolo originale:
Arrugas
distribuzione:
Exit Media
durata:
87'
produzione:
Manuel Cristobal, Enrique Aguirrezabala, Oriol Ivern
sceneggiatura:
Angel de la Cruz, Paco Roca, Ignacio Ferreras, Rosanna Cecchini
fotografia:
David Cubero
musiche:
Nani Garcìa