Nell'America clintoniana del 1996 è ancora possibile - per dirla alla Jerry Maguire - farsi coprire di soldi. Jamie (Jake Gyllenhaal) ne è consapevole. Edward Zweik ce lo mostra subito nella vivace sequenza iniziale come un abile venditore arrivista e un seduttore con il dichiarato fascino dello stronzo. Un radiolone sulla spalla (à la Radio Raheem), vende elettrodomestici che oggi ritroveremmo in qualche scatolone del garage, raccoglie numeri di telefono e si porta a letto (o nel retro bottega) chi vuole.
Cambia lavoro e comincia a vendere farmaci per la Pfizer, finché conosce Maggie (Anne Hathaway), malata al primo stadio del Parkinson. Non fragile e indifesa, ma smaliziata e disincantata. Tra i due comincia una storia di sesso, alchimia senza ipocrisie e coinvolgimenti. Un po' come per "
Tra le nuvole", ma con lo sfondo di una congiuntura economica differente e con conseguenze più prevedibili rispetto al film di Reitman.
Sesso e altre drugs, dice il titolo originale, giocando sull'ambivalenza di medicina e sostanza che crea assuefazione. Ma anche sul sesso (e l'amore) come rimedio a una vita altrimenti vuota. Sono lontani crisi economiche e terrorismo, e c'è ancora tempo per accumulare e divertirsi con pillole blu. Come a rimarcare l'inconsapevolezza di quello che dovrà ancora accadere.
Tratto da "Hard Sell: The Evolution of a Viagra Salesman" di Jamie Reidy, il film di Edward Zwick si presenta con un ritmo sostenuto e ispirato soprattutto nella prima parte. Sfrutta con efficacia alcuni cliché, gioca col fatto di svolgersi in un vicino passato, per poi incontrare i prevedibili ristagni di uno script molto canonico nella struttura, tra crisi e momenti di rivelazione (folgorazioni sulla via di Chicago) facilmente intuibili.
Al di là di alcuni momenti prevedibili, riesce a trovare e sfruttare situazioni divertenti, giocando con un tarlo di molte serie tv americane: la relazione di sesso disimpegnato. L'esperienza di Zwick evita al film di scivolare sullo stucchevole, anche grazie ai sempre ottimi Jake Gyllenhaal e Anne Hathaway che si ritrovano dopo 5 anni da "
I segreti di Brokeback Mountain".
Jake Gyllenhaal, se non sempre ha nelle corde i tempi della commedia, funziona decisamente come libertino impunito e superficiale anche nelle scene di situazione. Col suo sorriso che illumina il fotogramma, la Hathaway è generosa come sempre, ma deve impegnarsi a riempire un personaggio che sulla carta non è delineato fino in fondo, e fatica a volte a restituircene un dolore e tormento autentici (nulla della Kym di "
Rachel sta per sposarsi" per intendeci) per lacune non sue. L'uno, uomo (all'apparenza) senza qualità e arrivista, l'altra indipendente, pudica nel nascondere il tremore della malattia, nell'abbandonarsi al sentimento. Il rapporto tra i due, oltre che fisico, si gioca su dialoghi a carte scoperte, momenti di tenerezza, crisi e ricongiungimenti. Comprimario comico alla Jake Blake, il fratello di Jamie (Josh Gad), fissato col sesso, che sembra davvero fuggito a una sit-com. Da citare anche i volti noti di Hank Azaria e Oliver Platt.
Una commedia dalle premesse interessanti e brillanti, piacevole lungo tutta la durata, a cui manca però quel guizzo autoriale che suggerisca qualcosa in più svincolandosi dalle convenzioni.
27/02/2011