Robert Zemeckis, Brad Pitt, Marion Cotillard. Già mettere insieme un tris di nomi di questo calibro incute un po' di timore. Se in più ci mettiamo che stiamo parlando dell'adattamento di una sceneggiatura del talentuoso Steven Knight (quello di "Locke", per intenderci), la situazione rischia di diventare ancora più esplosiva. Se aggiungiamo che il film ha pure un'ambientazione storica (siamo negli ultimi anni della Seconda guerra mondiale) da esplosiva la situazione rischia di rivelarsi pericolosissima.
"Allied" arriva in Italia due mesi dopo l'uscita in America, dove, a dir la verità, non è stato accolto benissimo. Per ogni recensione positiva, senza peraltro alcun entusiasmo, seguivano almeno due stroncature. Non sappiamo come verrà vissuto il film in Europa, ma possiamo dirvi, innanzi tutto, di non credere ai giudizi che arrivano dagli Usa, perché l'ultima fatica del regista di "Ritorno al futuro" è un'opera eccezionale, che si fa enciclopedia di generi: azione, ma anche guerra, thriller, drammatico, sentimentale, spionaggio. Tutto condensato in due ore di stile purissimo, dove il registro classico che è proprio di Zemeckis si adatta con un dinamismo sorprendente al cambio di narrazione costante.
La storia, innanzitutto. Sì, perché poi tutto si riduce a questo: a una grande serie di eventi. È sempre stato così in tutti i titoli di Zemeckis e "Allied" ne è semplicemente un'ulteriore conferma: la narrazione, il gusto di raccontare una vicenda viene prima di tutto. Tutto ciò che vi sta intorno, che pure è tanto, è il contorno di una portata principale che si basa sul lavorìo attorno ai protagonisti, alla loro evoluzione psicologica, alla drammaticità delle loro vite. Max e Marianne sono due spie, lui inglese lei francese, che si incontrano a Casablanca per portare a termine insieme uno sporco lavoro: assassinare l'ambasciatore tedesco in Marocco. Sotto mentite spoglie di un marito e una moglie, preparano con glaciale freddezza e precisione certosina la notte dell'attentato. In questi giorni che sono "costretti" a passare insieme i due si innamorano per davvero e decidono di sposarsi realmente una volta andati via da Casablanca.
Cambio di scena. Si va a Londra. Una capitale britannica sotto la costante minaccia dei bombardamenti nazisti. E sotto una pioggia di bombe, infatti, nasce la primogenita della coppia innamorata. Tutto procede benissimo finché i colleghi dei servizi segreti britannici informano Max della reale identità di Marianne: in verità, è, sotto mentite spoglie, una spia del regime tedesco, che continua a passare informazioni a Berlino. E qui fermiamo il racconto. Perché la svolta che prende la pellicola è tutta da scoprire sul grande schermo.
"Allied", come dicevamo, è cinema allo stato puro. Non c'è nessuna pretesa di attinenza al vero, agli accadimenti storici effettivamente avvenuti. Tutto è invece piegato alla fantasia dello sceneggiatore Knight e del regista Zemeckis. La ricostruzione di esterni e interni, il passaggio dal Marocco all'Inghilterra, l'irruzione della violenza bellica nella vita dei protagonisti. Come nei migliori esempi di grande cinema hollywoodiano, la Guerra è vissuta con rispetto: è la scenografia dentro la quale il dramma va in scena. Seguendo la lezione dei maestri del melodramma bellico, i giganti Powell e Pressburger, Zemeckis si lancia in un'avvolgente messa in scena, complessa, poliforme, virtuosa, mai autocompiaciuta. C'è un rispetto di fondo per lo spettatore in un film del genere, un rispetto per le regole del gioco, per la tradizione: la macchina da presa si spinge fin dove non offusca le vicende principali, quelle dei protagonisti. Perché "Allied" è un film di esseri umani, di sentimenti lancinanti, di dolore, amore, voglia di vivere alla luce del sole. La scenografia distaccata di Casablanca o quella glaciale di Londra non riescono a fermare tutto questo furore che gli occhi di Max e Marianne trasmettono: a prescindere dalle colpe, dalle bugie e dalle debolezze dell'uomo o della donna comuni, c'è in loro una travolgente voglia di vivere la vita.
Tutto questo lavoro magico, questo splendente risultato non sarebbe stato possibile senza le due star. Brad e Marion, in modi e stili totalmente differenti, conferiscono ai loro personaggi un'umanità altrimenti impensabile. Entrambi arrivati a un punto di maturità eccezionale nella loro carriera di attori, riescono ormai a mimetizzarsi facilmente in qualsiasi contesto o ambientazione. Va detto che il film andrebbe visto in lingua originale, non fosse altro per godere della bravura di entrambi alle prese con una lingua non loro. L'opera è sottotitolata per grandi tratti perché si passa spesso dall'inglese al francese e i due protagonisti si adeguano a recitare anche nella lingua meno amata (ma Marion in inglese surclassa Brad in francese).
Abbiamo parlato di che cosa ci ha trasmesso questo film, di come è stato scritto in modo sopraffino da Knight e di come è stato recitato divinamente da Pitt e dalla Cotillard. È tempo di soffermarsi più attentamente su che cosa rappresenta questa nuova scorribanda dietro la cinepresa per l'autore Zemeckis. Anche se i tempi di "Chi ha incastrato Roger Rabbit" e "Ritorno al futuro" sono apparentemente lontani, il percorso che ha intrapreso negli anni il cineasta americano ha pochi eguali dalle parti di Hollywood. Partito dall'irrequietezza del giovane scavezzacollo che è stato negli anni 80, passato per i kolossal da Oscar negli anni 90, con la maturità Zemeckis ha messo da parte calcoli e valutazioni d'interesse, dedicandosi in modo folle e ammirevole soltanto a ciò che più lo interessava. Ha lasciato per dodici anni il cinema live action per dedicarsi all'animazione ed è poi tornato nell'ultimo periodo soltanto a dirigere attori in carne e ossa con titoli caratterizzati tutti da un profondo desiderio di mettere proprio la Settima arte al centro del suo lavoro. Come dicevamo in apertura, il mondo là fuori interessa relativamente, ma ciò che davvero importa al grande Robert è raccontare una storia fatta di personaggi che non si dimenticano facilmente.
cast:
Brad Pitt, Marion Cotillard, Lizzy Caplan, Matthew Goode, Raffey Cassidy
regia:
Robert Zemeckis
titolo originale:
Allied
distribuzione:
Universal Pictures
durata:
124'
produzione:
GK Films, Paramount Pictures
sceneggiatura:
Steven Knight
fotografia:
Don Burgess
scenografie:
Gary Freeman
montaggio:
Mick Audsley, Jeremiah O'Driscoll
costumi:
Joanna Johnston
musiche:
Alan Silvestri