Una stanza vuota. Entra una colf, osserva a destra e a manca - lo sguardo torvo - guarda in macchina. Inizia così il film che in italiano doveva chiamarsi - stupidamente - con il titolo inglese "The Maid" ma, dato che non ha senso tradurre una parola con un altro vocabolo straniero, successivamente era tornato l'originale "La nana". Ma il titolista, forse spaventato dal
false friend, si è infine rifugiato in un orrendo "Affetti e dispetti", segno che non sapeva proprio che pesci prendere. Obbrobri della traduzione a parte, si tratta comunque del film sudamericano più premiato degli ultimi anni (al pari de
"Il canto di Paloma") e, per quanto sovrastimato, è sacrosanto che arrivi in Italia. Bello o brutto che sia, comunque in piena estate non andrà vederlo nessuno.
Ma torniamo alla colf di cui sopra. Si chiama Raquel, scopriremo che ha quarantuno anni, ci dice subito che ne ha venti di servizio. Nell'altra stanza - sempre nel bell'incipit - si sta svolgendo la festa del suo compleanno. Ma i suoi sentimenti appaiono complessi e misteriosi. Riceve una telefonata di una persona che forse raggiungerà più tardi. Non scarta subito i regali, li apre quando è ormai a letto e li mette da parte un po' schifata. Quando riceve gli auguri da una delle ragazze di casa, la prende a male parole. Sostiene di non aver bisogno di una collega in aiuto, nonostante l'appartamento sia grande. Ma per dormire ha bisogno di qualche pastiglia. Del resto, afferma di essere triste perché sta invecchiando. Deve esserci però qualcosa in più, visto che sviene scendendo le scale.
Sembra un filmino amatoriale, è invece un rigoroso film d'autore. Girato con soluzioni non originali ma senz'altro ricercate (si fa ampio ricorso al fuori campo e a un pedinamento stile "Rosetta") e ottimamente montato. Centrato su rapporto tra la protagonista, vera direttrice d'orchestra della casa, e gli altri personaggi: la classica famiglia borghese latino americana (un po' stereotipata: passione per il golf, religiosità spiccata ma di fatto solo iconografica) comprendente la signora Valdés, suo naturale referente, il marito, che passa il tempo a modellare un veliero, e numerosi figli, tra cui la vera antagonista di Raquel Camila e un dalidiano
gran masturbador; le colleghe/rivali chiamate ad affiancarla, le prime delle quali cederanno all'inaudita violenza psicologica adoperata dalla protagonista, mentre l'ultima resisterà, si farà accettare, farà scattare in lei la molla in grado di scovare l'origine (banalmente sessuale) della sua frustrazione. Anche la nonna entra in gioco e persino il gatto è oggetto della pulsioni omicide della nostra anti-eroina.
Un compitino. Senz'altro ben fatto, ma che non sa uscire dal seminato e rimanere impresso nella memoria. Con una sola eccezione: se in una scoperta (a causa del
camera watching) riflessione metacinematografica Raquel ci dice che che i bambini da grandi non ricorderanno neanche il suo viso, per lo spettatore - il vero destinatario dell'affermazione - il volto inquietante, allucinato, spiritato di Catalina Saavedra è invece l'unico elemento del film che non si riesce proprio a dimenticare.
03/07/2010