La prima parte, dedicata all'infanzia, ha i tempi e la leggerezza narrativa di "Kikujiro" e sembriamo ritrovare un Kitano al pieno della forma: Machisu vede la pittura come forma di comunicazione immediata, primitiva e ingenua, che allevia le sue sofferenze e gli permette di estraniarsi dal mondo che lo circonda. La fase della giovinezza diventa uno snodo importante dato che il giovane pittore scopre le accademie e, spinto da un critico (Nao Omori), comincia a dipingere in base agli studi di storia dell'arte; così Machisu da creatore retrocede allo status di imitatore: ce lo ritroviamo uomo di mezz'età che continua a sbattere la testa sul muro bianco dell'arte, che aspetta di essere stravolto. Nonostante gli aiuti della moglie (Kanako Higuchi), l'unica a credere veramente in lui, la sua è una corsa superflua verso la gloria dell'artista, come nel paradosso di Zenone, dove Achille, per quanto si impegni, non potrà mai riuscire a raggiungere e superare l'inesorabile tartaruga.
Se la parte centrale è forse quella più debole e scontata con la tesi sin troppo scoperta (per certi versi ricorda l'inconcludenza di "Kids return"), dall'entrata in scena di Kitano assistiamo a un rinvigorimento del film e a un ispessimento della sua vena grottesca e tragica. In questo ritratto di "mal d'arte" Machisu perde tutto e vive gli avvenimenti come attutiti e filtrati dal suo occhio d'artista: il regista, con la consueta espressività che è ormai un cortocircuito di tic, mette in scena senza timore il proprio pessimismo nei confronti della vanagloria e della cosiddetta Arte, che succhia la linfa vitale dei propri adepti, li costringe al sacrificio e procura immensi dolori finanche arrivare ad ucciderli.
La riflessione di Kitano si conclude inquadrando Machisu ai lati della strada che tenta di vendere una lattina di Coca Cola usata come "oggetto d'arte"; per l'ennesima volta viene salvato dalla moglie (che in precedenza l'aveva abbandonato) e si accomiata da loro riprendendoli mentre si allontanano, come nel finale di un film di Charles Chaplin. Forse la sofferenza ha cambiato lo spirito di Machisu, oppure neanche il fallimento del suo harakiri artistico l'ha placato. Non ci è dato saperlo, ma ci sorge il dubbio che la fine della trilogia della crisi possa far calare definitivamente il sipario sulla fase creativa del regista giapponese. "Outrage" ci aspetta già al varco: speriamo per smentirci.
cast:
Takeshi Kitano, Kanako Higuchi, Kumiko Aso, Yûrei Yanagi, Reikô Yoshioka
regia:
Takeshi Kitano
titolo originale:
Akiresu To Kame
distribuzione:
Ripley's Film
durata:
119'
produzione:
Office Kitano Inc., Bandai Visual, TV Asahi, Tokyo Theatres, WOWOW
sceneggiatura:
Takeshi Kitano
fotografia:
Katsumi Yanagishima
scenografie:
Norihiro Isoda
montaggio:
Takeshi Kitano
musiche:
Yuki Kajiura