Domenica alla partita di baseball. Scie di fuoco nel cielo, le folle si danno alla fuga precipitosa e disordinata, vetrine che si infrangono, automobili che si scontrano, stridore di sangue e di denti. La saga di "A Quiet Place" comincia come finisce la Bibbia, con un’apocalissi celeste. Ma guai a suonare sette squilli di tromba: i mostri ci sentono benissimo.
L’incipit, che assomiglia molto a una scena tagliata dalla sceneggiatura del prequel per ragioni di budget (non lo sapremo mai), è senz’altro la parte più ispirata. L’azione irrompe violenta, inonda il profilmico da ogni direzione, veicolando un senso di claustrofobia e parziale cecità, anche per i limitati 60° e rotti dei 35 mm, che non sono mai i 220° della vista umana. C’è spazio per trovate virtuose, come le soggettive silenziate che interpretano il punto di vista di Beau e Regan, i figli sordomuti. Anche più del rumore del caos, il silenzio cala lo spettatore in una quiete paranoica, in cui il senso della vista scandaglia ansiosamente lo schermo in cerca degli indizi di pericolo che l’udito non capta.
Tutto il resto è noia. Passato il flashback, la famiglia Abbott, ridotta a tre membri più un neonato, abbandona la sicurtà del proprio covo e si incammina su ovattati sentieri di farina verso la perduta civiltà. Invece trovano Emmett, un Cillian Murphy più burbero e trasandato dello Spaventapasseri di "Batman Begins", ma ovviamente sotto sotto ha un cuore d’oro. Il resto è un ondivago hide & seek con le creature tra usine dismesse, vagoni deragliati e porticcioli, illuminato dalla cinematografia crepuscolare di Polly Morgan, che fa largo uso del controluce per esaltare i toni deliquescenti delle scenografie. Parlando di porticcioli, semplicemente assurda la parentesi della comunità piratesca.
Le vicende dei personaggi, separati in apertura, sono narrate attraverso un esteso montaggio alternato (cross-cutting), poco efficace nell’imporre ritmo alla cronaca di una morte annunciata – quella del mostro – che viene sconfitto nei modi e nei tempi previsti. In buono stile americano, la garanzia del successo è il giusto mix di cooperazione e comunicazione; la radio è il principio e il punto d’arrivo, sulle note di Bobby Darin – "Somewhere Beyond the Sea".
Con questo secondo capitolo Krasinski vira dal genere horror all’action preparandosi il terreno per un terzo capitolo fantascientifico, ma nella serializzazione perde la vena folk, l’afflato oscuro e intrigante del primo episodio. La saga di "Jaws" docet: nello schema meccanico e ripetitivo basta cambiare luogo e angolazione degli attacchi per creare l’illusione del nuovo.
cast:
Emily Blunt, Cillian Murphy, Millicent Simmonds, Noah Jupe, Djimon Hounsou, John Krasinski
regia:
John Krasinski
titolo originale:
A Quiet Place Part II
distribuzione:
Eagle Pictures
durata:
97'
produzione:
Platinum Dunes
sceneggiatura:
John Krasinski
fotografia:
Polly Morgan
scenografie:
Jess Gonchor
montaggio:
Michael Shawver
musiche:
Marco Beltrami