Oltre che come produttore il papà di "Nikita" firma la sceneggiatura insieme ad Adi Hasak (che già aveva scritto quella di "From Paris with Love") e i due pensano bene di inserire nel più classico dei "giochi di spie" varie beghe personali, visto che Kevin veste i panni molto casual di Ethan Renner, un superagente CIA che all'indomani di una missione poco fortunata scopre di essere condannato da una grave malattia. Decide quindi di abbandonare il lavoro e di andarsene a Parigi per dedicare il poco tempo che gli rimane alla propria, troppo trascurata, famiglia. Là lo aspettano, si fa per dire, la bella ex moglie Christine (la danese Connie Nielsen, reduce da un altro ruolo materno, anche se più breve e più duro, in "Nymphomaniac") per la quale il "nostro eroe" penderebbe ancora e la figlia adolescente Zooey (la ragazzina del "Grinta" Hailee Steinfeld) che è una rompiscatole come lo sono spesso le figlie adolescenti nei film (solo nei film?) e ha la spiccata tendenza a mettersi nei guai tipica delle ragazze nel cinema di Besson (solo nel suo?). Come se non bastasse Ethan deve fare i conti con la sexy e smargiassa Vivi (Amber Heard, presenza bella e ribalda, ma che ha decisamente bisogno di copioni più consistenti se non vuole essere ricordata esclusivamente come partner di Johnny Depp post-Vanessa Paradis) che lo vorrebbe di nuovo in azione per portare a termine la missione di cui sopra. In cambio delle sue capacità molto particolari acquisite nel corso della sua lunga carriera (per dirla come Liam Neeson/Bryan Mills), Vivi gli offre la possibilità di una cura sperimentale che, fatto salvo qualche effetto collaterale, potrebbe salvargli la vita.
A dirigere, Besson ha chiamato McG, reduce dal deludente "Una spia non basta", e infatti questo cocktail di action e dramedy (e l'aspetto drammatico comunque funziona meglio di quello comico) fa molto rimpiangere "True Lies" di Cameron o altri illustri precedenti e se nelle intenzioni dei produttori c'era quello di realizzare una variante di "Paradiso amaro" (il rapporto padre-figlia da ricostruire diventa ben presto il cardine di tutta la vicenda) con tanto di sparatorie e combattimenti, l'obiettivo è abbastanza mancato. Costner, che anche all'apice della sua carriera è stato il "campione" di un cinema bigger than life che guardava inevitabilmente al passato, non è tagliato per i ruoli d'azione; fortunatamente può ancora contare su un fascino chiaramente un po' appannato ma non scomparso (vedasi quando se ne va in bici per le strade della capitale francese); è poco aiutato dai suo compagni di set. Le signore in realtà hanno colpa fino ad un certo punto, dato che è la sceneggiatura a non offrire loro molto da fare, a parte forse alla peperina Steinfeld. Piuttosto convenzionali anche i ruoli negativi (assegnati a Tomas Lemarquis e Richard Sammel) che di solito sono fondamentali per questo genere di spettacolo, mentre simpatici come spalle, nonché dispensatori di consigli su come si diventa dei bravi papà, risultano Eriq Ebouaney, inquilino dell'appartamento parigino di Kevin, e Marc Andreoni, direttore di un'agenzia di autisti alquanto losca. Altro problema di "3 Days to Kill" è che, eccettuata la sequenza di un inseguimento in macchina degna del Frankenheimer di "Ronin", sul piano dell'azione vera e propria, nonostante la professionalità di tecnici (un nome su tutti: Thierry Arbogast alla fotografia) e stuntmen coinvolti, si è visto decisamente di meglio. Alla fine ce ne è abbastanza per sperare che la EuroCorp si sbrighi a realizzare il già da un po' annunciato "Taken 3", il che la dice tutta!
cast:
Kevin Costner, Hailee Steinfeld, Amber Heard, Connie Nielsen, Richard Sammel, Eriq Ebouaney, Tómas Lemarquis, Raymond J. Barry, Marc Andréoni
regia:
McG
titolo originale:
3 Days to Kill
distribuzione:
Eagle Pictures
durata:
117'
produzione:
EuroCorp
sceneggiatura:
Luc Besson, Adi Hasak
fotografia:
Thierry Arbogast
scenografie:
Sébastien Inizan
montaggio:
Audrey Simonaud
costumi:
Olivier Bériot, Roemehl Hawkins
musiche:
Guillaume Roussel