"E' come essere in una capsula del tempo!". Ad esclamarlo ad un certo punto è uno dei personaggi di questa amara commedia generazionale, interpretata da una formidabile Charlize Theron. A metà via tra nostalgia, disprezzo e rimpianti, "Young Adult" racconta di una donna che cerca consolazione in un passato che di meraviglioso non ha proprio nulla, e che assume anzi i connotati di un incubo senza scappatoie.
Naturale che il regista Jason Reitman, sempre attento alle musiche dei suoi film (basti pensare a "Juno" e "
Tra le nuvole"), rimpinguasse la sua pellicola di tanti classici
alternative rock appartenenti all'epoca in cui Mavis andava al college. La colonna sonora di "Young Adult" è quindi un coerentissimo viaggio in un passato recente, accompagnamento ideale per un
road trip tra amici o una serata nostalgica. L'incipit con "When We Grow Up", pop zuccheroso di Diana Ross (posto ironicamente sui titoli di coda a suggello del percorso non-formativo della protagonista) potrebbe trarre in inganno. Quello che segue è il "Buddy Slade Mix", ovvero una compilation di alcuni classici
indie della prima metà dei '90, ascoltato
ad libitum dalla Theron durante il suo viaggio verso "casa". Dall'epocale, abusatissima, "What's Up" dei 4 Non Blondes, ai tardi
Replacements di "Achin' To Be", sino ai Lemonheads e la loro "It's A Shame About Ray" e i
Dinosaur Jr. con "Feel The Pain". Senza dimenticare alcune "meteore" del decennio passato, promesse magari non mantenute, ma capaci di regalare qualche canzone indimenticabile. Come le Veruca Salt, che con "Seether" potevano diventare le nuove
Breeders in salsa più melodica, o i Cracker di
David Lowery (la potente "Low") ora passato ad altre cose.
Il brano centrale (in tutti i sensi) della raccolta è però l'immensa "The Concept" dei Teenage Fanclub, indimenticabile inno
power pop della band scozzese, nonché brano del cuore di Mavis (che
lo riascolta sino a consumare il nastro) e degli altri protagonisti del film (in una sequenza ne interpretano una sgangherata cover). Se le brillanti musiche originali di Rolfe Kent hanno pochissimo spazio (anche nel film), la vera chicca del disco è rappresentata dalle versioni strumentali, firmate Mateo Messina (sempre "
Juno") di alcuni evergreen degli anni '90: "Epic" dei
Faith No More, "Even Flow" dei
Pearl Jam, "Big Me" dei
Foo Fighters, "Where It's At" di
Beck e "Black Hole Sun" dei
Soundgarden, sono reinterpretate in una bizzarra e ironica versione minimal-chic, tra bossanova e jazz.
Un ascolto obbligatorio per tutti quelli che hanno apprezzato il film del giovane Reitman.