Ondacinema

recensione di Mirko Salvini
7.0/10
Nel 2008 la Bad Robot di J.J. Abrams conobbe un grande successo cinematografico grazie a "Cloverfield", un film che ibridava il cinema di mostri con quello basato sull'espediente del materiale di ripresa recuperato, diventato di moda dopo "The Blair Witch Project" e la serie "Paranormal Activity". Diretto da Matt Reeves, il film a fronte di un budget di 25 milioni di dollari ne incassò 170 guadagnando presto la fama di film culto, tutt'oggi fra i titoli più amati realizzati dalla casa di produzione di "Lost". Visto un così grande successo anche "Cloverfield" non poteva fare a meno di un sequel, anche se questo "10 Cloverfield Lane", in uscita nelle nostre sale dopo un'ottima accoglienza negli States, in realtà ha poco a che vedere con l'originale. Pare infatti che il film sia nato come soggetto originale e solo in seguito Abrams e soci (lo stesso Reeves e lo sceneggiatore del primo lavoro Drew Goddard figurano come produttori) abbiano suggerito di cambiare il titolo per capitalizzare sulla popolarità del loro precedente lavoro.
I sequel nominali nelle cinematografie asiatiche (quelle dell'estremo Oriente come del subcontinente indiano) sono un fenomeno abbastanza usuale, lo spettatore occidentale probabilmente vi è meno abituato ma se i fan dell'originale hanno trovato pretestuoso il richiamo al primo film, la cosa sembra non avere avuto grandi conseguenze.

Il regista, l'esordiente Dan Trachtenberg, sfrutta sapientemente il budget da 10 milioni di dollari messogli a disposizione e uno script che porta la firma di Josh Campbell, Matthew Stucken e quel Damien Chazelle arrivato al successo recentemente grazie a "Whiplash". In perfetto stile Bad Robot, Trachteneberg e i suoi sceneggiatori si divertono a giocare coi sottogeneri e il risultato qui è una sorta di ibrido fra "Room" e il cormaniano "Il mostro del pianeta perduto" (o, se preferite, delle molte altre pellicole che dagli anni Cinquanta ad oggi hanno tratto ispirazione da quel seminale film sul tema dell'umanità vicina alla catastrofe), con degli accenni a "Misery non deve morire" e, in omaggio alla casa di produzione, naturalmente a "Lost" (vedasi anche l'utilizzo del classico anni Sessanta "I Think We're Alone Now" per commentare una sequenza cruciale di metà film).
Il film inizia con la "scream queen" Mary Elizabeth Winstead che lascia la sua casa in Louisiana e un fidanzato che ha la voce (almeno in originale) di Bradley Cooper. Per strada ha un incidente e al risveglio si ritrova in un bunker di cui è proprietario un improbabile samaritano interpretato da John Goodman. Le dice che l'aria è diventata irrespirabile a causa di un misterioso attacco batteriologico e che loro sono dei sopravvissuti. L'unica speranza di salvezza è restare rinchiusi sottoterra. Ad ogni modo lei è a tutti gli effetti una prigioniera e per quanto sembri vero che in superficie stiano succedendo delle cose strane e inquietanti, la figura del "padrone di casa" resta poco rassicurante, non fosse per il fatto di essere in compagnia probabilmente di uno squilibrato potenzialmente molto pericoloso; invece alcuni ambienti del bunker si rivelano più accoglienti rispetto a quelli tipici del cinema claustrofobico (gli amanti dei serial televisivi forse ricorderanno gli ambienti legati alla "Dharma" del già citato "Lost"). A rendere le dinamiche fra i due personaggi ancora più mosse ci pensa una terza figura, un giovane vicino di casa che ha chiesto ospitalità. Interpretato da Josh Gallagher Jr. (messosi in mostra a fianco di Brie Larson nel successo da Sundance "Short Term 12"), neanche lui riesce a sciogliere i tanti dubbi della protagonista sul loro ospite, almeno fino all'ultima parte del film quando lo stato delle cose si rivela fin troppo chiaro...

Trachtenberg e il direttore della fotografia Jeff Cutter (che molto lodevolmente fanno a meno della camera a mano) sanno valorizzare al meglio il lavoro dello scenografo Ramsey Avery, i cui spazi sono un teatro perfetto per la vicenda (non a caso "The Cellar" era il titolo provvisorio del progetto); ma quello in cui il regista si dimostra particolarmente abile è nel mantenere sempre credibili le dinamiche fra i tre personaggi, anche quando i risvolti della sceneggiatura non sembrano aiutare. Un assist in questo glielo danno, ovviamente, gli attori chiamati in causa. Grazie al suo lungo sodalizio coi Coen, sappiamo bene che il faccione di John Goodman era sprecato per i ruoli di spalla bonaria cui inizialmente sembrava indirizzato, e non si può fare a meno di dare ragione ai fan che da tempo sostengono che il talento di questo attore non è stato a sufficienza riconosciuto. Non sappiamo se "10 Cloverfield Lane" aiuterà in questo senso (le performance nei film di genere, per quanto buone, di solito restano meno apprezzate rispetto a quelle offerte in progetti di altra natura) ma potrebbe far guadagnare all'eterno Walter Sobchak nuovi estimatori. Quanto alla Winstead e Gallagher Jr. sono giovani attori validi, che si spera possano trovare presto nuove occasioni per mettere in mostra il loro talento.

25/04/2016

Cast e credits

cast:
Mary Elizabeth Winstead, John Goodman, John Gallagher Jr.


regia:
Dan Trachtenberg


distribuzione:
Universal Pictures


durata:
103'


produzione:
Bad Robot


sceneggiatura:
Josh Campbell, Matthew Stuecken, Damien Chazelle


fotografia:
Jeff Cutter


scenografie:
Ramsey Avery


montaggio:
Stefan Grube


costumi:
Meagan McLaughlin


musiche:
Bear McCreary


Trama
Dopo un incidente stradale una giovane donna si risveglia in un rifugio sotterraneo in compagnia di due uomini che le dicono che il resto dell'umanità è stato sterminato da un misterioso attacco batteriologico
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