Lo scorso 7 luglio a Genova si è girato "Wild Dogs Run" degli Hollowblue, il primo videoclip musicale girato in 3D in Italia. Per l'occasione Onda Rock ha interpellato la troupe per capire non solo le differenze tra i due metodi di ripresa, ma anche la nuova strada che il mercato del videoclip musicale sta prendendo in un periodo di crisi profonda per le case discografiche
È impressionante la metamorfosi subita dalla realizzazione dei videoclip musicali negli ultimi tre anni. Solo nel 2007 il pensiero di girare in digitale avrebbe fatto impallidire qualsiasi regista. Girare in digitale avrebbe significato ritrovarsi con un prodotto qualitativamente scadente che mai sarebbe stato trasmesso da qualsiasi emittente televisiva. Poi sono arrivate le cineprese di nuova generazione, la P2 prima e la Red Camera poi e in questi giorni non è difficile trovare in rotazione videoclip professionali e qualitativamente ottimi realizzati con, addirittura, macchine fotografiche.
Non solo, ora che al cinema i film in 3D escono tutte le settimane e che il pubblico è abituato a quella che non è più una novità che si esula dall'ordinario, è ovvio che le arti collaterali cavalchino l'onda. Quindi è naturale che ci siano i corti in 3D, la pubblicità in 3D e i videoclip musicali in 3D.
Se non sorprende che all'estero Slash e Gorillaz siano stati tra i primi a volere i propri videoclip in stereoscopia, forse sorprende che in Italia i primi non siano stati artisti che riempiono gli stadi, ma i toscani Hollowblue che per questo brano ospitano l'artista inglese Sukie Smith. "Wild Dogs Run" è un video girato in stereoscopia voluto dai registi Alessandra Vinotto e Francesco Rotunno (suoi i video di "They're So Small" dei Marti e "Mia" dei Meganoidi e con questo diventa il più giovane regista su piano mondiale ad aver girato in 3D) e prodotto da RedEye Filmstudio per Gianluca Maria Sorace, leader degli Hollowblue.
È un evento perché se pensate che girare un video in 3D sia come girarne uno in 2D, ma con una cinepresa diversa, vi sbagliate.
Dimenticate quindi il romantico rito della pellicola con i suoi innumerevoli controlli e le amorevoli cure per passare dalla custodia alla cinepresa e ritorno e dimenticate anche la freddezza e la praticità del digitale. Girare un videoclip in stereoscopia richiede tutt'altro impegno. Alessandra Vinotto: "Abbiamo utilizzato due Red Camera che avevano la stessa lente. Queste due Red Camera sono state posizionate tramite un rig, cioè una specie di specchio che funge da sostegno e fa collimare alla perfezione la camera destra con la camera sinistra. In pratica riprendono la stessa immagine capovolta, così che le immagini convergano in modo da ottenere un positivo e un negativo, un lato destro e un lato sinistro."
Questo sistema porta ovviamente anche altri accorgimenti. Giulio Pietromarchi, direttore della fotografia: "La novità in questo tipo di riprese è l'arrivo dello stereografo sul set. Si occupa della messa a punto dei parallasse sulle macchine e ha un occhio di riguardo per ottimizzare in ripresa l'effetto tridimensionale delle inquadrature, consigliando sulle posizioni di attori e arredamento rispetto alla macchina da presa, nel nostro caso due Red One montate sul Mirror Rig." Se avete provato a immaginare la struttura, vi sarete sicuramente anche resi conto dei limiti che soprattutto i movimenti di camera possono presentare in fase di ripresa. Non solo, anche l'illuminazione è differente. Sempre Pietromarchi: "Cambia notevolmente. Innanzitutto la quantità. Il sistema è meno sensibile per via della luce che passa attraverso uno specchio assorbendone molto, perciò, specialmente in interni, servono il doppio delle lampade che userei girando in 2D e servono anche perché è preferibile girare con diaframmi che vanno dal 4 in su per avere una migliore profondità di campo. Infine, preferisco accentuare la luce di taglio per dare più volume e migliorare il rilievo del soggetto."
Insomma, gli sforzi richiesti per realizzare un filmato in stereoscopia sono davvero molto più grandi di quelli richiesti per un filmato ordinario, anche se la scena non accompagna effetti speciali chiassosi come esplosioni o scenari da fantascienza. Questo video si presta alla delicatezza del brano enfatizzandolo non solo con l'interpretazione del gruppo, la location e le luci che rimandano ad atmosfere lynchiane, ma anche con un iniziale lungo piano-sequenza a omaggiare Orson Welles e Alfred Hitchcock. Rotunno: "Io e Alessandra abbiamo scritto un trattamento pensando che avremmo girato in 3D, quindi con determinati accorgimenti soprattutto per quanto riguarda la profondità di campo. Inoltre, il sistema 'beam splitter' è molto più ingombrante e non ti permette di effettuare tutti i movimenti di camera che vorresti fare. È per questo che abbiamo scritto un trattamento in piano-sequenza: sarebbe stato impensabile girare un video in 3D per strada!" Dice il montatore, Lorenzo Vignolo: "I primi due minuti sono un piano-sequenza, quindi nella parte finale ho preferito non fare tantissimi stacchi perché avrebbe rovinato l'atmosfera. In "Wild Dogs Run" si fa un uso molto artistico e delicato del 3D, non invasivo. C'è un'inquadratura che ho tenuta alla fine perché è molto 'effettata'. Per il resto mi sono preoccupato di valorizzare quelle figure che davano più piani di profondità con i loro movimenti." Notato questo, la prima domanda che sorge è se il montaggio per un videoclip in 3D (cioè girato in 4K) sia diverso da quello per i videoclip ordinari (cioè girati in 2K). Sempre Vignolo: "Considera le due cineprese come i tuoi occhi. In pratica si monta solo quello che vede l'occhio sinistro e, ovviamente, poi il montaggio coinciderà anche per l'occhio destro. Quando giri in stereoscopia, giri di fatto con due cineprese e una delle due cattura l'immagine ribaltata perché inquadra il vetrino. Ovviamente monterai il filmato della cinepresa senza vetrino al quale poi verrà sovrapposto il filmato dell'altra cinepresa. Non differisce dal montaggio per un video non in 3D, semplicemente devi anche pensare a un'altra dimensione e devi tenere conto che la focale dell'occhio dello spettatore del 3D sarà spostato a seconda dell'effetto che si vuol dare. Inoltre, quando giri in 3D non hai i fuochi: i fuochi dell'immagine vengono fissati dopo il montaggio, in post-produzione. Solo a questo punto possiamo decidere cosa mettere a fuoco: quello sarà il punto centrale, non sarà né il punto più lontano né il punto più vicino, sarà il fuoco. Non c'è bisogno di un'attrezzatura particolare per il montaggio, ovviamente ne hai bisogno in fase di post-produzione."
Escluso Vignolo che, a parte gli accorgimenti discussi sopra, non ha dovuto affrontare una preparazione particolare, regia e fotografia hanno dovuto prepararsi per l'occasione. Dice Rotunno: "Oggi non ci si può preparare a una regia in 3D perché non ci sono prodotti concepiti strettamente per il 3D: ci sono prodotti fatti per stupire lo spettatore ed è il contrario di quello che abbiamo provato a fare noi. Abbiamo 'studiato' tutti i film in 3D che il mercato italiano poteva offrire - 'Avatar' è stato visto almeno una decina di volte - e abbiamo poi fatto delle considerazioni che prevedevano il trattamento, la messa in scena e i movimenti di camera." Più tecnica la preparazione di Pietromarchi: "Ho fatto corsi di aggiornamento professionali e ho studiato molto la teoria su siti professionali di stereoscopia. Ma la preparazione tecnica non basta: l'educazione e l'affinamento dell'occhio mi obbligano a non smettere mai di studiare cinema, pittura e scultura di tutte le epoche, facendo libere associazioni tra queste vengono le idee migliori."
Insomma, girare in 3D richiede una determinata attrezzatura, gente che sia in grado di farla funzionare al meglio, il doppio delle luci rispetto a un videoclip girato non in stereoscopia e determinate location. Non è una cosa facile (ed economica).
Ma la musica italiana, quella che "si adagia" sul già affermato, è davvero così tradizionalista (come lo è il popolo italiano) da non sfruttare le nuove tecnologie? Dice Sorace: "Per questo tipo di operazioni si immaginano dei budget che non sono alla portata dei gruppi indipendenti. Francesco ha realizzato questo clip anche per avere un ritorno d'immagine, ma soprattutto per la passione che ha per il suo lavoro e per un certo tipo di musica." Rincara Vignolo che, oltre a essere un montatore richiesto, è il regista di un centinaio di videoclip di successo: "Non direi che è normale. Si può pensare che il 3D sia del tutto inaccessibile, in realtà può non esserlo. Penso che sia normale che il primo videoclip in stereoscopia in Italia sia stato realizzato da un regista appassionato, ma se Francesco avesse avuto la possibilità di lavorare con un grosso nome l'avrebbe fatto. È anche vero che lavorare con un gruppo di nicchia ti dà la possibilità di sperimentare più facilmente."
In un periodo in cui i budget stanziati dalle case discografiche per la realizzazione di videoclip sono la metà di quelli stanziati cinque anni fa, in cui All Music chiude, Qoob si spegne e Mtv trasmette più telefilm che musica, è naturale interrogarsi se questo sia l'inizio per una nuova epoca per il videoclip musicale. Secondo me, no. La pensa così anche Rotunno: "Potrebbe essere l'inizio di una nuova era in un paese culturalmente avanzato, ma l'Italia non lo è. Negli Stati Uniti, girare un video in 3D è diventata la norma, in Inghilterra è un fenomeno che sta prendendo piede molto velocemente. Ci scontriamo anche con i costi ancora troppo alti e con il fatto che in Italia non c'è ancora un sistema di messa in onda in 3D (Sky ha iniziato le programmazioni in 3D lo scorso 3 ottobre). Ci sarà più mercato quando tutti noi avremo in casa un televisore adatto, cioè fino a quando i prezzi di questo tipo di televisore non si abbasseranno. Ora è presto. È una questione di mercato." Vignolo condivide le stesse idee, ma usa un tono infinitamente più sconsolato: "Ci saranno videoclip in 3D quando ci saranno più televisori in 3D, ma non è l'inizio di una nuova era. Devo dire che l'era del videoclip sta andando da tutt'altra parte. Non vedo più nemmeno il futuro del videoclip, vedo più performance girate per strada che videoclip con una storia, un trama o un playback girato in maniera professionale."
Intanto girare "Wild Dogs Run" è stato utile. Dice Sorace: "Sai, il video deve promuovere la musica che facciamo e la pubblicità che si sta creando per aver realizzato il primo video in 3D sta aiutando a non rimanere rilegato nell'ambito della musica di settore; riusciamo ad affacciarci anche in ambiti extra-settoriali, in quelli tecnologici che generalmente non parlerebbero degli Hollowblue."
Per il momento quindi va così. Con articoli su riviste di settori diversi, il video richiesto dalla Panasonic per presentare il nuovo televisore 3D da 105 pollici al Top Audio Show di Milano, il passaggio (unico film italiano) al prestigioso 3DFF di Los Angeles dove viene premiato come "Best 3D Music Video Live Action or Animation" preferito ai videoclip di Pink e Crystal Method e forse qualche conversazione tra appassionati. Per ora.
Guarda "Wild Dogs Run" in 2D.
Hai gli occhialini? Guarda "Wild Dogs Run" in 3D.