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Tilda Swinton - Speciale E ora parliamo di Kevin

Tilda Swinton racconta la sua sofferta figura di madre nell'imminente "E ora parliamo di Kevin"

ROMA - L'incubo di ogni genitore. Crescere un figlio e magari dopo avergli dedicato un tempo infinito accorgersi che forse si è sbagliato tutto. Vedersi davanti qualcuno che fa delle cose orribili e che non si riesce a riconoscere. Eppure è lì. E' comunque il  figlio per cui pensi di aver fatto tanto e questo è quanto.
Così Eva (Tilda Swinton) ha buttato la sua carriera al vento per dedicare a suo figlio i migliori anni della sua vita e, oggi, dopo che lui sbaglia e di brutto, e drammaticissimamente, lei si domanda che cosa e dove ha sbagliato. Di più: se lo ha davvero mai amato.

La storia è qui. Toccante, non solo per ogni genitore. La storia è di tutti. E' "E ora parliamo di Kevin" (in arrivo sui nostri schermi) firmata da Lynne Ramsay, anche sceneggiatrice e produttrice esecutiva che oggi ammette: "E' sempre faticoso fare qualcosa che abbia una propria voce individuale. Bisogna essere determinati e realistici e pronti a combattere i molti ostacoli che ti trovi davanti".
E Tilda Swinton (anche produttore esecutivo) le fa eco: "Questo progetto mi è arrivato tramite la mia amica Lynne Ramsay. Lynne ed io ne abbiamo parlato per almeno quattro anni. Ma ci tenevo molto a questa storia in cui si racconta di un massacro che avviene in un liceo, anche se non è questo l'evento principale. Nel romanzo, al quale il nostro film si ispira, Lionel Shriver dirige la nostra attenzione sulle terribili conseguenze di un'educazione squilibrata dei figli. E' stata questa la linea guida che abbiamo seguito nel corso dello sviluppo della sceneggiatura e nella creazione dell'atmosfera del film".

Ma da madre come è entrata Tilda Swinton nel ruolo? "Proprio perché sono madre e ho voluto i miei figli fortissimamente e li ho amati con tutto il mio corpo, questo ruolo mi ha intrigato. Io stessa, pur amando pazzamente, ho sentito quando ero incinta che non tutto viene percepito o è così naturale come sembra. Che c'è qualcosa di brutale, di violento, qualcosa che va oltre le nostre capacità o, a volte, sembra andare oltre. Poi si supera. Ma non vale per tutti e posso intuire qualche perché. La madre che interpreto nel film ci costringe a pensare a un tabù terribile di cui non si parla mai.  Credo che tra Kevin e sua madre ci sia dell'amore, ma una specie di amore cattivo. Io e la regista Lynne Ramsay raccontiamo una storia estrema ma reale, una di quelle storie più diffuse di quanto non si creda".

Così la Swinton certa, da madre ma non solo, che l'unica cosa che serve davvero nei rapporti umani sia l'autenticità. Credo che l'amore per essere vero abbia bisogno di assoluta onestà e di essere incondizionato". E quale è la colpa della madre che interpreta e di tante madri? "La colpa, se così si può chiamare, sta nell'errore. La madre che interpreto sbaglia pensando che facendo a pezzi se stessa potrà superare il sentimento di rifiuto che sente per il figlio. Cerca solo ciò che può controllare e il figlio sente che lei si castra costantemente per riuscire a reggere la forza negativa del suo rifiuto. Se lei ammettesse che il figlio rigetta sia lei sia il mondo, forse andrebbe meglio. Appunto, solo l'autenticità può salvarci".




Tilda Swinton - Speciale E ora parliamo di Kevin