Quattordici anni dopo lo schiaffo "Festen", Thomas Vinterberg racconta, insieme al protagonista Mads Mikkelsen, la caccia all'uomo del suo nuovo film, "Il sospetto"
ROMA - La caccia è all'uomo. Presunto colpevole, presunto bugiardo, presunto pedofilo. Presunto e basta. Ma è sufficiente perché un intero paese inizi la caccia.
Quattordici anni dopo lo schiaffo "Festen", torna il duro Thomas Vinterberg con "Il sospetto": al centro un uomo (Mads Mikkelsen) che sta provando a ricostruirsi una vita dopo il divorzio, che ha trovato una compagna e un lavoro in un asilo, ha recuperato il rapporto col figlio, ma in un lampo perde tutto questo. Solo per un sospetto. Come spiega Vinterberg: "Il film è ambientato in un piccolo centro danese, dove le notizie corrono veloci, si diffondono come un virus. Se vogliamo, è lo specchio di quello che oggigiorno accade nel mondo, trasformato da internet in un piccolo villaggio pieno di rumours. L'idea mi è venuta una sera d'inverno nel 1999, quando uno psicologo dell'età infantile ha bussato alla mia porta volendomi far leggere una documentazione delirante sui bambini e la loro immaginazione. Mi parlava di 'falsi ricordi' e della sua teoria seconda la quale 'il pensiero è come un virus'. Solo dieci anni più tardi, avendo bisogno di uno psicologo, l'ho chiamato e per essere gentile ho letto finalmente quei documenti. È stato per me un choc. Ho capito che avevo una storia da raccontare, la versione moderna della caccia alle streghe".
E l'attore Mads Mikkelsen, per la prima volta diretto dal regista e premiato allo scorso festival di Cannes, chiosa: "Il personaggio che interpreto ama profondamente i bambini, ma questo amore lo porterà a conoscere una paura profonda. Il film non vuole rinnegare il fatto che esistano, purtroppo, innumerevoli casi di pedofilia: si concentra su un adulto vittima di una caccia alle streghe. È questo il senso del lavoro di Vinterberg".
Da parte sua il regista, una volta circoscritta l'idea, ha cercato di lavorare sulla realtà: "Abbiamo effettuato enormi ricerche prima di girare il film. Ci siamo ispirati a numerosi casi di abusi sessuali riportati dagli organi di stampa. I bambini sono comunque le vittime, anche quando l'abuso è solamente presunto, perché soffrono il fatto di aver mentito per soddisfare le richieste degli adulti. In Danimarca c'è un detto secondo il quale solamente i bambini e gli ubriachi dicono sempre la verità. Ovviamente non è così".