Nanni Moretti, Margherita Buy e gli altri attori del cast di "Mia Madre" raccontano l'ultimo progetto cinematografico del regista romano
ROMA - La fila davanti al Capranichetta, mitico cinema romano che qualche decennio fa era capace di "tenere" un film d'autore per mesi, non è un omaggio al tempo andato perché oggi la fila si fa ancora per vedere certi film, magari a Trastevere" e neppure i libri di latino accarezzati come una reliquia sono un gesto di pessimismo "perché anche il latino è una cosa che resterà per sempre, quindi non avevo sentimenti legati alla nostalgia di ciò che si perde". Insomma Nanni Moretti giura che non è nostalgia quella spalmata sul suo ultimo film, "Mia Madre", che dal 16 aprile sarà sui nostri schermi in oltre 400 copie. Protagonista assoluta nei panni di regista Margherita Buy, affiancata da Giulia Lazzarini, John Turturro e dallo stesso Moretti in un omaggio (non dichiarato ma definitivo) alla madre. A una madre che insegnava latino e greco e cuciva la sua vita dietro ai libri. E lui, se gli si chiede quanto il film sia autobiografico, risponde: "Sì, in parte lo è. Ma volevo soprattutto parlare di questo passaggio nella vita di una persona che è la morte della madre e che per me, come credo per tutti, è stato fondamentale. Mi imbarazza parlare della mia vera madre, ma volevo fortemente che lo spettatore vedendo una scena non capisse subito se stava vedendo qualcosa di reale o di ricordato o di sognato. Non volevo perché nel personaggio protagonista tutto vive in ogni momento, tutto è presente, il suo senso di inadeguatezza, la sua insicurezza, i suoi ricordi. Perché lei, la regista, è un po' me stesso. Ma il film che lei gira da regista non ha nulla a che vedere con i miei. Volevo che ci fosse un film molto solido e strutturato, mentre lei riflette sulla sua mancanza di solidità".
Così Moretti, che sa come diventare adulti, molto adulti, significhi anche non sfuggire più a pensieri che decenni fa mai lo avrebbero sfiorato: "Col passare del tempo si pensa di più alla morte, non avrei potuto fare questo film a vent'anni, è ovvio. Oggi è diverso. Ma non parlatemi di film come terapia e psicoanalisi del regista, perché non c'entra nulla. Faccio film oggi perché così mi vengono e domani farò forse altri film, diversi magari. Di certo mi sono accorto che non ho meno disagio di ieri, anzi più tempo passa più il mio disagio aumenta, più cresce il mio senso di inadeguatezza. Faccio questo lavoro ormai da decenni e non ho acquisito freddezza e, quindi, sicurezza, al contrario: faccio sempre gli stessi sogni prima dell'inizio delle riprese. I dubbi e le insicurezze non sono cambiati rispetto a quarant'anni fa. E poi ho la tendenza a pensare che il regista non venga travolto dalla forza del tema che tratta... ma forse non sono d'accordo con me stesso".
Protagonista è dunque la Buy, alter ego di Moretti e di fatto presente in ogni scena ("ce ne era una sola in cui lei non era presente ma alla fine l'ho tagliata") perché "io non voglio più essere al centro dei miei film e non da oggi. Oggi c'è la Buy - che è già stata con me in "Habemus Papam" e "Il Caimano" - ieri c'erano Silvio Orlando e Michel Piccoli", racconta il regista. "Certo, dovevo interpretare qualcosa che non conoscevo, anche se con Nanni ho lavoravo spesso - dice Margherita - Di certo sapevo che mi era stato consegnato qualcosa di molto personale, allora non mi sono fatta troppi problemi prima di cominciare ma, strada facendo, devo ammettere che mi piaceva un sacco fare la regista e sgridare gli attori, sentivo un gran potere quando urlavo 'Stop'".
Giulia Lazzarini, che interpreta il ruolo della madre, è invece al suo primo film con il regista romano:"Conoscevo la sua prima madre cinematografica, Luisa, e quando lui mi ha chiamata ero felice, ha cominciato a parlarmi di ciò che voleva fare quando mi ha riaccompagnato a casa, dopo esserci visti per la prima volta. Siamo passati accanto all'ospedale sull'isola Tiberina dove è nato suo figlio e lui ha cominciato a parlarmi di sé. Poi non l'ho sentito per un bel po' di tempo, finché lui non mi ha richiamato. E il mio primo giorno di lavoro è stato in ospedale al Forlanini, inizio traumatico perché sono rimasta paralizzata,letteralmente, dal freddo. Poi dopo 8 giorni mi sono ripresa. E che dire di questa esperienza? Io ho cercato di dare una presenza e un corpo a qualcosa che lui aveva ben chiaro nella sua mente, non mi diceva mai davvero da subito che cosa voleva, ma ciak dopo ciak tutto si definiva". E, ciò che conta per Moretti, era che si definiva in modo sempre più semplice, perché "la semplicità con cui sono raccontate certe cose è il mio punto di arrivo come cineasta, cosa che nulla ha a che vedere con la spontaneità. Tanti anni fa mi divertivo, film dopo film, a portarmi dietro costanti del mio personaggio perché c'erano delle situazioni che facevano parte della mia vita e andavano a finire in sceneggiatura. Ora non ho più questa fissazione, quindi qui più che una summa dei miei precedenti film, c'è quello che sono oggi".
"Mia Madre" potrebbe anche sbarcare al prossimo festival di Cannes, dove Moretti è amatissimo. Amore ricambiato, visto che, quando gli si domanda se accetterebbe anche di andare col suo film anche fuori concorso, il regista risponde netto: "Io da Cannes accetto tutto".