Il regista, Edoardo Gabbriellini, e il ricco cast di protagonisti (Mastandrea, Germano, Morandi) commentano questa commedia noir
ROMA - Parte come una commedia e, strada facendo, si scurisce, si macchia di sangue e diventa tragedia. Ma "non è forse così la vita?" si chiede Edoardo Gabbriellini. Speriamo di no ma, di certo, sono così questo film e il suo percorso. È "Padroni di casa" by Gabbriellini appunto, indimenticato giovane attore per Virzì, presentato allo scorso festival di Locarno. Con locandina scelta (cosa che non avviene quasi mai) dallo stesso regista: invece delle facce degli attori - di certo di richiamo da Valerio Mastandrea a Elio Germano, da Gianni Morandi a Valeria Bruni Tedeschi - degli animali vestiti da umani a dire da subito di cosa si sta parlando. Il lato buio e bestiale di ognuno di noi. E film-paesaggio, avverte Gabbriellini. Film sulla paura cui ci stiamo abituando, percepiranno gli spettatori: "Sulla paura degli altri, dei diversi, una paura che ci spinge a chiuderci". Qui ce lo racconta la natura, la pace coattiva del piccolo centro, la prigione dell'oasi naturale: "Una natura - sottolinea Germano - che qui non è mai rassicurante, appagante, qui è violenza appunto e non c'è bisogno di evocare la tv".
E se Gabbriellini commenta pensando al cast "Elio come colore e temperatura era perfetto da affiancare a Mastandrea, e Morandi l'ho voluto perché non facevo che pensare a lui quando immaginavo il personaggio del cantante da costruire. Lui mi ha chiesto: ‘Se fossimo stati in America, a chi avresti chiesto di fare il cantante'', io gli ho risposto ‘Bob Dylan' e lui mi ha detto ok". Morandi chiosa: "La paura di cui parla il film è lo specchio di ciò che vediamo, la tensione, basta un niente per fare esplodere il tutto, la violenza senza eguali". Ma per Morandi che sapore ha questo ritorno? "Per me è una vera sfida, non vedevo l'ora di ritornare su un set. E ci sono somiglianze: il mio personaggio si allontana dal palcoscenico per la malattia della moglie, mentre io nei Settanta mi sono allontanato per una crisi mia. Per questo quando lui sta per andare al suo concerto, atteso a lungo, e succede quel che succede alla moglie, lui va oltre, egoisticamente va verso ciò che ha atteso a lungo. C'è un cinismo, un egoismo che forse è anche mio. Quello che si vede nel film non è nulla, lo diceva già Fiorello che ero un bastardo", scherza Morandi e se gli si chiede se è un ritorno al cinema o una parentesi, lui non ha dubbi: "Oggi ho più esperienza di quando facevo il film con Germi decenni fa o i musicarelli, oggi ho le mie rughe e mi piacerebbe fosse un nuovo inizio, così come mi piacerebbe che questo film desse una specie di pugno nello stomaco allo spettatore".
L'idea di un pugno nello stomaco piace anche a Mastandrea che però qui e ora, in occasione di questa presentazione romana del film, ha anche altro da dire: "Tre film che escono in un mese con me interprete è una ragione per chiedere scusa al pubblico. Ma con Gabbriellini ne avevamo parlato già sei anni fa, prima per avere Elio Germano, poi per scriverlo, poi per avere Morandi e poi per fare il film. Un piccolo film in poco tempo e mi sembra, stavolta davvero, di aver fatto qualcosa di nuovo, cosa necessaria oggi che la gente va sempre meno al cinema in un momento in cui bisogna fare qualcosa per cambiare le regole della distribuzione. Perché anche solo quello che è successo a me è assurdo: tre film che incredibilmente vengono fatti uscire in contemporanea. Io dico che ci vogliono gli Stati Generali del cinema. Intanto cerco di fare film nuovi come questo". E gli fa eco Germano: "Del film ho amato da subito l'idea dell'immaginario che ognuno si costruisce di sé e vuole imporre agli altri e che spesso contrasta con l'animale, la bestia che si porta dentro. Da questo cortocircuito partono le cose più spiacevoli della nostra vita. Ma ciò che più mi ha colpito è stata la gioventù senza ideali, senza interessi, aspirazioni, senza nulla e il nulla, prima o poi, esplode".