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Biografilm 2015. La vita nell'epoca della sua riproducibilità digitale

Si è concluso il Biografilm Festival 2015, giunto ormai alla sua undicesima edizione. Il festival bolognese ha proposto anche quest'anno un programma ricchissimo con grandi anteprime e ospiti di prestigio

Il tema di questa edizione del Festival è stato Vite connesse - Dalla fine della privacy al sapere collettivo, una riflessione su come si racconta la vita nell'epoca della sua riproducibilità digitale. Particolarmente centrale è stato il tema della privacy e delle sfide che il web pone in termini di diritto alla riservatezza, e ovviamente tra i film di questa sezione ha spiccato Citizenfour di Laura Poitras, documentario quasi thriller su Edward Snowden e la sua fuga dagli Usa dopo aver divulgato documenti segreti della Nsa, il film della Poitras è il vero capolavoro del festival e forse uno dei film migliori del 2015. Nella sezione notevole anche The visit  (un film sugli alieni che ci guardano e ci ascoltano) di quel genio che è Micheal Madsen, a cui il festival ha dedicato un omaggio con il suo episodio di Cattedrali della cultura e con lo stupendo Into Eternity.

Il Concorso Internazionale ha invece proposto 10 grandi anteprime provenienti da tutto il mondo, il premio di miglior film se lo è aggiudicato lo straordinario El botón de nácar (Il bottone di madreperla) di Patricio Guzmàn, già vincitore dell'Orso d'Argento alla Berlinale 2015, un film di enorme impatto visivo e di straordinaria riflessione sul passato del Cile, sullo sterminio degli indigeni e sui desaparecidos dell'epoca Pinochet. Il film fortunatamente uscirà in sala anche in Italia distribuito da I wonder. Abbiamo intervistato Patricio Guzmàn su questo film e anche sul precedente Nostalgia de la luz, anch'esso presentato al festival.

Il concorso prevedeva film da tutto il mondo, dalla Danimarca alla alla Francia, dalla Groenlandia all'Iraq. La giuria che vedeva come presidente Silvio Soldini ha assegnato anche due menzioni speciali a The russian woopecker di Chad Garcia e per A syrian love story di Sean McAllister. Il primo è un viaggio oltre la vita e l'arte di un artista che si domanda del perchè di una tragedia come quella di Chernobyl, il secondo è un incredibile film che segue una coppia di reduci siriani tra guerra civile e fuga in occidente dove amore e politica si mischiano senza filtri in una vita travolta da idealismo e violenza, film scioccante che forse paga qualche ricatto emotivo di troppo.

Da segnalare altri due titoli del concorso: Dal ritorno dell'italiano Giovanni Cioni, un'intensissimo scambio di confessioni tra il regista e Silvano Luppi che durante la guerra passò da ufficiale dell'esercito italiano a prigioniero addetto ai forni crematori a Mauthausen, e The Forecaster di Marcus Vetter e Karin Steinberger, un singolare ritratto del mago della finanza Martin Armstrong, le sue accuse alle banche e al governo americano.

Il festival ha avuto un programma sterminato con 11 giorni di proiezioni più due di repliche, 111 film in totale di cui 75 anteprime. Il grande pubblico è stato soddisfatto con l'anteprima italiana di Amy, l'atteso documentario di Asif Kapadia dedicato alla vita tormentata e intensa di Amy Winehouse, presentato in collaborazione con Nexo Digital e Good Films che distribuiranno il film nelle sale italiane. Molto successo ha avuto anche Steve McQueen, the man & Le Mans di Gabriel Clarke e John McKenna, un ritratto del grande attore americano nell'esistenza e nell'arte, a tutta velocità ovviamente.

Il festival è tornato anche sui primi sguardi di Matteo Garrone proponendo, dopo anni di oblio, i suoi primi lavori che ai più sono purtroppo sconosciuti: Ospiti, Estate romana, Terra di mezzo e Oreste Pipolo fotrografo di matrimoni, nei quali si vede il Garrone documentarista e si percepisce benissimo come nei suoi successi cinematografici di fiction queste radici si fanno sentire. Sempre su un'idea di cinema che fonde la fiction con il documentario il Biografilm  ha ospitato Roberto Minervini con una bella masterclass e la proiezione di  Lousiana-the other side, film controverso reduce da Cannes su un'America estrema tra droga e armi. Tra glii omaggi è da segnare anche quello ad Antonietta De Lillo che ha festeggiato 30 anni di lotte dentro e intorno al cinema, il festival ha proposto l'ultimo Let's go e soprattutto il misconosciuto Racconti di Vittoria (tre incontri misteriosi e profondi sul tema del fine vita) e la trilogia sul cinema: Tonino Guerra, Lucio Fulci, Angelo Novi.

In tema di film italiani la giuria presieduta proprio da Antonietta De Lillo ha premiato Napolislam di Ernesto Pagano, un necessario affresco sull'Italia islamica in una patria del cattolicesimo come Napoli. Nel concorso Biografilm Italia erano presenti dieci lavori in competizione e hanno ricevuto due menzioni speciali anche L'equilibrio del cucchiaino di Adriano Sforzi e il divertente Samsara Diary di Ramchardra Pace.

Uno dei punti più alti del festival, come spesso capita con le retrospettive, è stato l'omaggio ad Albert Maysles, autore di recente scomparso e maestro del direct cinema americano. Maysles ha ricevuto numerosi riconoscimenti alla carriera ed è stato il primo documentarista premiato dell'American Society of Cinematographers con il President's Award nel 1998. Insieme a Fredrerick Wiseman, Ed Pincus e forse anche Alan King, ha fatto la storia del cinema documentario con una poetica di direct cinema puro, senza script o narrazione, e con una presenza personale spesso necessaria al racconto. Il festival lo ha ricordato con il suo ultimo lavoro Iris  dedicato alla fashion guru newyorkese Iris Apfel che ha cambiato design alla Casa Bianca per ben nove presidenti, da Truman a Clinton. Il suo volto è diventato anche l'immagine simbolo del festival comparendo sui poster e brochure varie. Sono stati riproposti anche Gimme Shelter, strepitoso film sul leggendario e tragico concerto dei Rolling Stones del 1968 e Grey Gardens sul rapporto di amore/odio tra due donne, madre e figlia parenti di Jacqueline Kennedy, che hanno toccato con mano la Storia ora la guardano scorrere verso la fine.

Per rimanere in tema di grandi documentaristi americani c'è da segnalare anche l'ultima fatica di Alex Gibney (l'autore di The Armstrong Lie) che è tornato al Biografilm con Going Clear: Scientology and the prison of belief, indagine sconvolgente e al confine col thriller tra fede e coercizione. Sempre in tema America un bellissimo documentario zeppo di materiale d'archivio è stato Best of enemies di Robert Gordon e Morgan Neville, che narra dello scontro televisivo tra Gore Vidal e William Buckley jr durante le conventions democratiche e repubblicane nel 1968 che portarono all'elezione di Nixon.
Ma non solo di documentari si vive... c'è stato anche spazio alle fiction con il francese Jean-Pierre Jeunet  e Lo straordinario viaggio di T. S. Spivet e il folle belga Jaco Van Dormael con il suo geniale The Brand New Testament.  

Molti documentari, molto pubblico, grandi eventi, masterclass quasi ogni giorno, incontri con il pubblico, il bio parco per mangiare e bere, Biografilm ha proseguito anche quest'anno un percorso dedicato ai racconti di vita che l'ha reso unico nell'immenso panorama di festival italiani.





Biografilm 2015. La vita nell'epoca della sua riproducibilità digitale