Arriva dalla Renania Settentrionale-Vestfalia uno dei thriller per il piccolo schermo più cupi, spogli e angoscianti dell’anno
Prima di diventare una scrittrice di successo, Romy Hausmann è stata e continua a essere una giornalista e produttrice televisiva. Questo suo background si traduce chiaramente in idee e scrittura perfette per una messa in scena televisiva o cinematografica. Che il suo primo romanzo "Liebes Kind", straripante successo letterario in patria (in Italia è edito da Giunti con il titolo "La mia prediletta"), fosse tradotto in un film o in una serie era soltanto questione di tempo. Altrettanto naturale è stata la scelta della scrittrice tedesca di affiancare i due registi e sceneggiatori Isabel Kleefeld e Julian Pörksen nella scrittura di questa solida miniserie Netflix basata sul suo debutto letterario.
Una notte, al confine tra Germania e Olanda (nei pressi di Aquisgrana), una donna viene ritrovata gravemente ferita sul ciglio della strada, probabilmente vittima di un pirata della strada. La bimba che le fa compagnia è, probabilmente, sua figlia. Come in ogni thriller che si rispetti, nulla è come sembra, niente si riduce all'opzione più banale in "La mia prediletta", una serie che nelle prime puntate sembra divertirsi a costruire e poi smantellare un'ipotesi dietro l'altra, arricchendo il suo complesso mistero di sinistri particolari.
Nutrendo la sua penna dello stile e dei topoi di Thomas Harris, Stephen King e, nondimeno, Stieg Larsson, con lo sguardo chiaramente rivolto anche alle migliori messe in scena delle opere di questi autori, la Hausmann ha congegnato un romanzo teso e cupo, poi trasposto in questa miniserie di sei episodi nella quale le donne scomparse e segregate sono soltanto il nucleo di un intrigo labirintico e sfaccettato che coinvolge finanche un'insidiosa base abbandonata della Nato.
I toni di "La mia prediletta" sono quelli austeri e plumbei del thriller americano a cavallo tra i due millenni, con una predilezione per la mano priva di fronzoli di David Fincher. Tuttavia, la serie tedesca non è soltanto un thriller. Non a caso, in apertura citavamo anche Stephen King, rimandando di conseguenza a diversi canoni horror. È impossibile non pensare al maestro del terrore al cospetto dei flashback ai tempi della prigionia, con tanto di efferate mutilazioni ai danni di Lena/Jasmin (Kim Riedle), che, e ancor più, nell'inquietante fase di riadattamento alla normalità dei fratellini Jonathan (Sammy Schrein) e Hannah (Naila Schubert). È in particolare quest'ultima, con le sue espressioni mutevoli tra l'angelico e il mefistofelico, nonché con la subdola cooperazione offerta all'aguzzino e "padre adottivo", a offrire alcuni dei frangenti più enigmatici e inquietanti della serie. Ulteriori sorprese, di quelle che mantengono alta l'attenzione e l'eccitazione, arrivano quando sul finire delle serie fiorisce anche una sottotrama revenge dagli esiti liberatori.
Il lavoro fatto in sede di sceneggiatura è egregio per tenere insieme una così vasta rosa di temi e registri. È parimente sapiente l'utilizzo incalzante di flashback e flashforward, atto ad affastellare diversi piani temporali e dosare le rivelazioni, senza però mai eccedere, arrivando così al punto di confondere lo spettatore o rendere la visione pesante.
Tutti programmaticamente ombrosi, tormentati dai sensi di colpa e con una discreta dose di scheletri nell'armadio, i personaggi di "La mia prediletta" si aggirano per una Renania Settentrionale-Vestfalia asettica e ordinata solo in apparenza, scrigno invece di segreti e devianze sociali. Il nutrito nugolo di professionisti e familiari disfunzionali è capitanato dal commissario Gerd Buehling, un Hans Loew smunto, stanco e perennemente accasciato su sé stesso, ma instancabile nella sua indagine decennale. La fotografia priva di filtri o invadenti color grading rende le ambientazioni, tra le varie Duesseldorf, Aquisgrana e Duisburg, realistiche e proprio per questo ancora più inquietanti.
C'è forse qualche piccola incongruenza e buco nell'intreccio, ma nel suo insieme il risultato è efficace e potente, certamente degno e rispettoso dei pregiati riferimenti cui la serie si ispira. Sicuramente tra i migliori distaccamenti nazionali del colosso streaming americano, Netflix Germania ha realizzato un thriller solido e ficcante, che inquieta e incolla allo schermo e va annoverato di diritto tra i migliori prodotti di genere degli ultimi anni.
titolo:
La mia prediletta
titolo originale:
Liebes Kind
canale originale:
Netflix Deutschland
canale italiano:
Netflix
creatore:
Romy Hausmann
produttori esecutivi:
Oliver Berben
cast:
Birge Schade, Christian Beermann, Kim Riedle, Naila Schubert, Julika Jenkins, Haley Louise Jones, Hans Loew, Sammy Schrein
anni:
2023