"Star Trek: The Next Generation" prosegue le avventure dell'Enterprise nello spazio profondo. Rispetto alla serie originale cambiano i personaggi, ma non la missione: esplorare strani, nuovi mondi, alla ricerca di nuove forme di vita e di nuove civiltà, per arrivare dove nessuno è mai giunto prima
Star Trek. Lo spazio come ultima frontiera, l'esplorazione intesa come scoperta di sé stessi, per arrivare dove nessuno è mai giunto prima. Otto lettere riuniscono milioni di appassionati in tutto il mondo che si incontrano nelle convention, nelle mostre, nelle fiere, condividendo uno stesso sogno: che, in fondo, quello di Star Trek non sia un mero universo partorito dalla fantasia di un autore televisivo californiano, ma il futuro che attende l'umanità.
In "All Good Things..." ("Ieri, oggi, domani"), l'ultima puntata di The Next Generation, la seconda serie in live action del franchise creato da Gene Roddenberry nel 1966, nonché la più vicina all'idea del suo autore, il capitano della nave stellare Enterprise Jean-Luc Picard viaggia attraverso tre diverse dimensioni temporali senza soluzione di continuità: torna nel passato, nel giorno in cui assunse il suo nuovo incarico, visita il futuro, in cui sperimenta gli effetti dello scorrere del tempo, e salva il presente, minacciato dall'entità aliena Q, un essere immortale e onnipotente, il primo personaggio incontrato dai membri dell'equipaggio sette anni prima. L'episodio, ispirato a "Mattatoio n. 5" di Kurt Vonnegut, un must tra gli sceneggiatori emergenti della serie, vincitore del premio Hugo 1995 per la migliore rappresentazione drammatica, ritrova una sua linearità concludendo un arco narrativo iniziato nell'episodio pilota, "Encounter at Farpoint" ("Incontro a Farpoint"), di cui si propone come l'ideale seguito. Il cerchio si chiude con una partita a poker tra i membri dell'equipaggio, un gioco ricorrente nell'universo di Star Trek, che spinge i suoi personaggi alla riflessione, all'uso della logica, all'intuizione, e accetta non di rado di essere regolato dalla pura casualità.
Suona ormai banale l'opinione pubblica che Star Trek sia molto più di una serie televisiva. Non solo per l'enorme passione che unisce milioni di appassionati sparsi in tutto il mondo, difficile da ignorare anche per chi di Star Trek non ha mai visto mezza scena, ma soprattutto per la quantità di studi accademici accumulati nel corso degli anni in seminari dedicatigli, volti ad analizzare la complessità di un'opera che affonda le radici in svariati campi, dalla filosofia alle scienze sociali, retti dalla fantascienza utopica di Roddenberry. Chi ha visto solo di sfuggita una o più puntate di una qualsiasi serie di Star Trek, senza mai penetrarne nello spirito, generalmente crede sia un'opera lenta, che richieda un impegno costante non tanto nella fruizione dei singoli episodi, comunque sempre finalizzati all'intrattenimento, com'è d'uopo per la televisione americana, quanto nel seguire le molteplici dinamiche di un caratteristico universo senza il rischio di perdersi tra le stelle.
Star Trek si fonda sin dal principio sull'esplorazione, esteriore e, di riflesso, interiore, un filo che lega tutti i capitani delle cinque serie, da Kirk ad Archer, passando per Picard, Sisko e Janeway. La buona fantascienza è un genere che guarda al futuro per riflettere sul presente. Il cinema dei grandi incassi, tuttavia, è abituato ad un altro tipo di fantascienza, dipendente dalla spettacolarità, tradotta spesso in scene di guerra - è anche il caso degli ultimi film di Star Trek, che si sono dovuti adattare ai tempi, snaturando molte caratteristiche che hanno reso il marchio celebre. Il boom hollywoodiano degli anni '50, figlio della Guerra Fredda, evidenziava il conflitto tra l'Uomo e l'Altro, ossia l'alieno, il Diverso, creatura estranea ed invadente. Star Trek, e in particolare The Next Generation, che Roddenberry plasmò secondo la sua personale idea di società futuristica, rovescia molti schemi tipici della fantascienza hollywoodiana e rifiuta la spettacolarità più immediata in favore di una regia essenziale, invisibile, con ben pochi virtuosismi, ed una preferenza concessa ai dialoghi tra i personaggi e alla psicologia degli stessi piuttosto che all'azione diretta. L'alieno non è mai visto come il diverso, l'incontro deve essere sempre stimolante e deve contribuire allo sviluppo delle specie.
Tra i membri dell'equipaggio dell'Enterprise NCC-1701-D, il conflitto, un'esperienza che in sociologia definisce lo sviluppo di una persona, è praticamente assente. L'armonia viene sconvolta da fattori di origine esterna, come le entità che in taluni episodi si impossessano dei personaggi. Nella prima, dimenticabile stagione, gli esseri umani sono presentati paradossalmente come creature inumane, troppo perfetti per essere veri e per stimolare un'interazione sincera con un pubblico abituato alle avventure di Kirk, Spock e McCoy. In tale contesto, un personaggio che funziona sin da subito è Data, l'androide che sostituisce idealmente il vulcaniano Spock sulla plancia dell'Enterprise. Interpretato dal mimo Brent Spiner, Data è un essere pressoché perfetto che desidera adottare i comportamenti tipici degli uomini, incarnando anche le debolezze della nostra specie. "Pinocchio", lo definisce simpaticamente William Riker, il secondo in comando. Come un antropologo, Data è un acuto osservatore dei suoi colleghi, e questo suo atteggiamento, che lo porta spesso ad essere il personaggio effettivamente più umano, ispira alcune tra le scene più brillanti della serie.
Il concetto dei rapporti di forza tra i singoli e i gruppi in Star Trek è fondamentale. Come ha osservato Thomas Richards nel suo saggio "The Meaning of Star Trek" ("Il mondo di Star Trek"), la Federazione dei Pianeti Uniti, l'organizzazione che nel futuro raccoglie l'umanità e altri popoli che hanno scelto di unirsi sotto un unico governo, interagisce con tre diversi tipi di specie: quelle di livello inferiore, quelle di livello uguale e quelle di livello superiore.
Nell'universo di Star Trek, il viaggio verso territori stellari inesplorati comporta l'assenza di una legislazione atta a regolare il comportamento degli esploratori. L'ultima frontiera, per l'appunto. È per questo che molte puntate della serie originale rivolte all'incontro tra l'Enterprise e civiltà non ancora sviluppate sono vicine al genere western, con Kirk che indossa idealmente i panni dello sceriffo, l'unico portatore della legge in una terra selvaggia. È opportuno tuttavia specificare che la Federazione non è un impero. Per questo motivo lo scrittore di fantascienza Theodore Sturgeon introdusse nella serie originale la fondamentale Prima Direttiva, una regola volta ad allontanare eventuali smanie di conquista da parte dei membri della Flotta Stellare, che impedisce di interferire con lo sviluppo di una società aliena finché questa non abbia raggiunto i requisiti tecnologici per viaggiare nello spazio - che, nell'universo di Star Trek, sulla Terra vengono raggiunti nel 2063 grazie alle ricerche di Zefram Cochrane. È tuttavia impossibile mantenere un distacco in un universo in cui tutte le azioni hanno delle conseguenze, come mostra la puntata di The Next Generation "Who Watches the Watchers?" ("Prima direttiva"), in cui, su un pianeta popolato da una razza primitiva, alcuni membri della popolazione si imbattono in una stazione di ricerche antropologiche istituita dalla Flotta Stellare, identificando Picard nel proprio Dio.
I migliori episodi di The Next Generation si fondano sullo scontro tra due culture che condividono uno stesso livello di sviluppo. L'immagine ricorrente nei climax di molte puntate indimenticabili mostra due astronavi ferme nello spazio, una di fronte all'altra, al culmine di una crisi, in attesa che l'altra faccia la prima mossa. Generalmente è un astuto ragionamento di Picard ad evitare il disastro. Per la natura del nuovo capitano dell'Enterprise, The Next Generation propone più situazioni di stallo, da sbrogliare con il sapiente uso della diplomazia, rispetto a quelle incentrate sull'azione. La missione della Flotta Stellare è opposta a quella delle altre specie del loro livello, che hanno invece creato dei veri e propri imperi. L'arco narrativo dei Klingon, scritto dall'esordiente Ronald D. Moore - che qualche anno dopo proporrà una nuova serie di Battlestar Galactica - ricorda i toni delle tragedie di Shakespeare, i Romulani ragionano in modo simile agli antichi Romani, gli spietati Cardassiani imitano indirettamente le stragi naziste sui Bajorani - il tema su cui si svilupperà Deep Space Nine.
La prima, grande puntata di The Next Generation, "Q-Who?" ("Chi è Q?"), introduce i Borg, esseri composti da parti umane e meccaniche fuse tra loro, i definitivi nemici dell'individualità, il cui scopo è assimilare tutte le specie dell'universo in un unico corpo-macchina. I Borg, che si spostano nello spazio tramite una caratteristica astronave a forma di cubo, sono gli antagonisti principali di The Next Generation, sconvolgendo qualsiasi schema pre-esistente e ponendo gli umani di fronte ad una condizione di assoluta ed ineluttabile inferiorità. La tensione tra la Federazione e i Borg raggiunge l'apice con le due indimenticabili puntate che chiudono ed aprono rispettivamente la terza e la quarta stagione, "The Best of Both Worlds" ("L'attacco dei Borg"), nel corso delle quali Picard viene assimilato ed assume la nuova identità di Locutus dei Borg, recando una fragorosa sconfitta alla Flotta Stellare nella battaglia di Wolf 359. È l'unica, epica battaglia di The Next Generation, nemmeno mostrata nella sua totalità, a causa dell'economia sui mezzi. Solo nel successivo Deep Space Nine, la più cupa tra le serie di Star Trek, si assisterà ad un conflitto costante, seriale, che condurrà ad una guerra su larga scala, la cui spettacolarità venne tradotta con i mezzi dell'allora innovativa - almeno per la televisione - CGI.
The Next Generation attraversa la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90, e come tutte le serie televisive è figlia del suo tempo. Largamente episodica, l'argomento trattato in una puntata si esaurisce nei 45 minuti che la compongono, e spesso non ne viene fatta più menzione. Gli archi narrativi sono slegati da una soluzione di continuità, una puntata può infatti costituire il seguito di un'altra anche a una o più stagioni di distanza. Mentre oggi appare ormai consolidato il processo di serializzazione delle opere audiovisive destinate al mercato della televisione, proposto in larga scala dal modello HBO sperimentato tra la fine degli anni '90 e l'inizio dei 2000 con opere innovative quali "Oz", "I Soprano" e "The Wire", nell'epoca in cui le televisioni trasmettono The Next Generation c'era ancora la paura che il pubblico non riuscisse a stabilire una immediata connessione emotiva con il programma senza avere le informazioni ricavate dalla visione delle puntate precedenti. In The Next Generation, l'importanza di ogni singolo episodio viene accentuata rispetto alle intere stagioni, prive di temi di fondo generali, con piccoli cambiamenti sparsi - la terza stagione, ad esempio, introduce una nuova sigla e nuovi capi d'abbigliamento per i membri dell'Enterprise. Riguardare The Next Generation oggi, o addirittura guardarlo per la prima volta, nell'era di Netflix, rappresenta un vero e proprio viaggio verso l'ignoto, come quello intrapreso dall'Enterprise.
Superato un primo, rapido periodo di assestamento, dalla terza stagione in poi ai singoli personaggi sono dedicate intere puntate. Il capitano Jean-Luc Picard è un esperto diplomatico dalla profonda sensibilità e fermezza, appassionato di archeologia, nato in Francia ed interpretato dal grande attore shakesperiano Patrick Stewart, immediatamente riconoscibile dal suo caratteristico accento. "Darmok" (id.), in cui deve comunicare con un alieno che si esprime attraverso metafore tratte da ignoti racconti mitologici della sua popolazione, "Tapestry" ("Una seconda opportunità"), in cui rivive in una sorta di purgatorio un episodio della sua adolescenza che ha cambiato radicalmente la sua vita, " The Inner Light" ("Una vita per ricordare"), nel quale vive una vita alternativa nell'arco di pochi minuti reali, sono autentici capolavori della televisione, e andrebbero recuperati da tutti gli appassionati del genere. Il primo ufficiale William Riker nasconde la sua insicurezza, causata da un forte conflitto con la figura paterna esplicato in "The Icarus Factor" ("Fattore Icaro"), sotto una maschera risoluta, che attrae molte donne incontrate nel viaggio, ed è responsabile dell'incolumità del capitano, costretto a sfidare nel già citato "The Best of Both Worlds". Come accadde a Kirk nella serie originale, un malfunzionamento del teletrasporto genera un suo clone in "Second Chances" ("Duplicato"). Il tenente Geordi LaForge, dotato di uno spiccato senso dell'umorismo, promosso a ingegnere capo nel corso della serie, si serve di un paio di visori per correggere una cecità congenita. Collaborerà a fianco di Montgomery Scott, l'ingegnere capo della prima Enterprise, in "Relics" ("Il naufrago del tempo"). Il capo della sicurezza Worf è il primo Klingon della Flotta Stellare, cresciuto da una coppia di esseri umani che hanno dirottato la sua aggressività verso la lealtà per la Federazione. A lui sono dedicate numerose puntate che condurranno ad una guerra civile tra i Klingon, governati da politici corrotti. Il consulente di bordo Deanna Troi è per metà umana e per metà betazoide, una specie che possiede abilità telepatiche. La dottoressa Crusher intrattiene rapporti ambigui con Picard, amico del suo defunto marito, e viaggia accompagnata da suo figlio Wesley, bambino prodigio che nel corso della serie si iscriverà all'Accademia della Flotta Stellare, in cui si rende colpevole, insieme ad altri suoi compagni, di un incidente in "The First Duty" ("Il primo dovere").
The Next Generation fonda il suo enorme successo sulla familiarità che si stabilisce tra il pubblico e i suoi personaggi, proposti in ambienti ricorrenti, che replicano lo stile della sitcom, come l'inconfondibile plancia dell'Enterprise e il bar di prora gestito da Guinan, interpretata dall'attrice premio Oscar Whoopi Goldberg. Tutti questi personaggi hanno problemi con le loro famiglie, e il loro scopo ultimo è preservare una propria individualità nel corso del loro viaggio. L'autonomia e l'indipendenza sono concetti largamente esasperati in Star Trek. L'Enterprise è solo una nave tra centinaia appartenenti alla Flotta Stellare, l'equilibrio può essere stabile o instabile, l'importante è che i personaggi non perdano mai la propria personalità, minacciata dai Borg e dai Cardassiani, le due razze veramente distopiche in un futuro largamente desiderabile.
La fantascienza è influenzata dagli astri, associati ad una struttura deterministica delle storie. In una delle scene più famose di Star Wars, il giovane Luke Skywalker mira il tramonto di Tatooine e la musica di sottofondo di John Williams sottolinea il suo incombente destino: diventare un cavaliere Jedi. In Star Trek, questi momento sono limitati. Concetti come il destino e l'eroismo vengono annullati dalla morte apparentemente inutile della prima addetta alla sicurezza Tasha Yar in "Skin of Evil" ("La pelle del male"). In una puntata della settima stagione, "Parallels" ("Paralleli"), l'Enterprise interagisce con altre astronavi gemelle provenienti da dimensioni parallele, tra cui una in cui i Borg hanno assimiliato quasi totalmente la razza umana. L'universo di Star Trek è dominato dal libero arbitrio, e sono le scelte di ogni personaggio a sconvolgere l'equilibrio. La minaccia incombe, tocca agli uomini e alla loro intelligenza riuscire a mantenere l'armonia che rende la serie godibile per chi l'ha già vista, per chi la sta recuperando adesso e per la prossima generazione di spettatori.
Voti alle stagioni
Prima stagione: 5
Seconda stagione: 6
Terza stagione: 10
Quarta stagione: 9
Quinta stagione: 8.5
Sesta stagione: 10
Settima stagione: 6.5
Top 10 puntate
1. "The Inner Light" ("Una vita per ricordare")
2. "Tapestry" ("Una seconda opportunità")
3. "The Best of Both Worlds" ("L'attacco dei Borg")
4. "Darmok" (id.)
5. "Yesterday's Enterprise" ("L'Enterprise del passato")
6. "The Measure of a Man" ("La misura di un uomo")
7. "All Good Things..." ("Ieri, oggi, domani")
8. "Chain of Command" ("Il peso del comando")
9. "I, Borg" ("Io, Borg")
10. "Sins of the Father" ("I peccati del padre")
titolo:
Star Trek: The Next Generation
titolo originale:
Star Trek: The Next Generation
canale originale:
First-run syndication
canale italiano:
Italia 1
creatore:
Gene Roddenberry
produttori esecutivi:
Gene Roddenberry, Rick Berman
cast:
Patrick Stewart (Jean-Luc Picard), Jonathan Frakes (William Riker), Brent Spiner (Data), LeVar Burton (Geordi LaForge), Michael Dorn (Worf), Gates McFadden (Beverly Crusher), Marina Sirtis (Deanna Troi), Will Wheaton (Wesley Crusher), Denise Crosby (Tasha Yar)
anni:
1987-1994