Il nuovo cinema brasiliano si muove costantemente, soprattutto nell’ambito della non-fiction, tra la rievocazione di un passato funesto (il Brasile ha avuto un ventennio di dittatura, tra il 1964 e il 1985, di cui non si parla molto soltanto perché fu meno spietata di quelle che governarono il Cile e l’Argentina) e l’analisi senza sconti di un presente controverso. Al primo ambito appartengono - solo per citare alcune delle opere presentate o distribuite nel corso di quest’anno - "Narciso em férias", il film intervista (fuori concorso alla 77ma Mostra del cinema di Venezia) in cui Caetano Veloso ha raccontato i giorni della sua prigionia ai tempi del regime militare; oppure "Banquete Coutinho", in cui un cineasta della nuova generazione si confronta con quello che è stato probabilmente il più grande documentarista brasiliano, Eduardo Coutinho, una figura che difficilmente viene citata quando si parla di Cinema Novo, anche a causa del fatto che il suo esordio alla regia fu bloccato nel 1964 proprio dall’avvento della dittatura.
Al secondo ambito appartengono invece documentari come questo "Your Turn", film che racconta in maniera piuttosto partecipata i movimenti studenteschi brasiliani nel periodo che va dal 2013 all’elezione alla Presidenza dell’ultraconservatore Jair Bolsonaro, nel 2018. Lo stile è dirompente, innovativo (anche a livello di narrazione) e mescola suggestioni postmoderne a un taglio giovanile da varietà di MTV. Ma i temi trattati sono tutt’altro che faceti, esponendo il ventaglio di motivazioni che ha portato alle proteste studentesche di quegli anni, dall’aumento del prezzo dei trasporti al piano di riorganizzazione scolastica che mirava alla chiusura di decine di istituti di istruzione pubblica.
Quando si progetta di chiudere scuole per aprire penitenziari la poca lungimiranza dei governanti dovrebbe apparire manifesta a chiunque abbia un minimo di buon senso e non sia annebbiato dal populismo di certi argomenti. Eppure, se si pensa al fatto che questo succedeva nel Brasile del periodo pre-Bolsonaro, e che in seguito le cose sono addirittura peggiorate, ciò fa capire quanto drammatica sia la situazione di alcune democrazie contemporanee.
In "Espero tua (re)volta" tre liceali raccontano il loro essere attivisti e i momenti salienti della lotta che ha portato gli studenti ad occupare centinaia di scuole e a ottenere alcune effimere vittorie nello Stato di San Paolo, ove le proteste sono sfociate in aspri scontri tra i ragazzi e la polizia, con conseguente, inevitabile sdegno dell’opinione pubblica, che ha portato la politica a fare un passo indietro, cancellando la programmata riorganizzazione dell’istruzione. I tre ragazzi si passano la parola e si contano a vicenda i minuti dei rispettivi interventi (come in un’assemblea di istituto), in un suggestivo caso di democrazia su pellicola. Le voci narranti accompagnano immagini di reportage (e di repertorio) in una possibile variante young-adult di cinéma vérité.
L’idealismo pulsante di queste nuove generazioni è fotografato con piglio innovativo da una documentarista indipendente - e con una certa esperienza alle spalle - come Eliza Capai, che di quei ragazzi potrebbe essere la madre, ma che ciò nonostante riesce a calarsi totalmente nel contesto, tanto da scomparire al suo interno, in un raro esempio di cinema dall’approccio formale accentuato che eppure tende a passare in secondo piano, perché perfettamente immerso nella narrazione dei fatti e nello spirito giovanile e gioviale dell’opera. Perché quella che emerge in "Your Turn" è un’idea di attivismo allegro e spensierato, così diverso da quello cui ci hanno abituato le immagini di altri recenti movimenti giovanili comparsi in altre zone del mondo: dal FridayForFuture in Europa, con giovani che prendono estremamente sul serio la loro protesta, in maniera adulta, si può dire; a quello americano del Black Lives Matter, che invece è rigonfio di rabbia e potenzialmente esplosivo.
Resta l’amara, l’amarissima sensazione che le vittorie di Pirro di questi ragazzi possano in un certo senso risultare addirittura controproducenti, risolvendosi nell'inasprimento di una silent majority cinica e inacidita, pronta a gettarsi nelle braccia del populista reazionario di turno per far trionfare il proprio meschino istinto di revanche sociale e generazionale. Come appunto è accaduto in Brasile con l’elezione di Bolsonaro, che si è affrettato a bandire l’attivismo politico, trattandolo e definendolo come terrorismo.
Fu vera gloria?
cast:
Lucas Koka Penteado, Nayara Souza, Marcela Jesus
regia:
Eliza Capai
titolo originale:
Espero tua (re)volta
distribuzione:
Mubi
durata:
93'
produzione:
Globo Filmes, TVa2 Produções
sceneggiatura:
Eliza Capai
fotografia:
Eliza Capai, Bruno Miranda
montaggio:
Yuri Amaral, Eliza Capai
musiche:
Decio 7