recensione di Michele Camerin
8.0/10
Di nuovo alla ribalta da pochi anni grazie a ristampe e raccolte, musicista eclettico e unico nella scena newyorkese di fine settanta, Arthur Russell è percepito come un alieno in timido bilico fra passato e futuro. Una figura mai del tutto esplorata che si è celata in vita dietro l'incessante e insicuro perfezionismo salvo essere risucchiata nel poco clemente vortice del tempo dopo la morte. Il lavoro di Wolf cerca di squarciare il velo consegnandoci una vita e un'opera che sembra fluttuare sospesa e a quasi ventanni dalla morte resta ancora attuale. Per far ciò ricerca le testimonianze di chi meglio ha conosciuto Arthur, le parole di chi maggiormente lo ha amato e di chi forse riesce a meglio trasmettere la sua profonda e instabile personalità.
La carriera musicale di Russell è abbastanza nota: dalla collaborazione con Ginsberg nella San Francisco
beat dei sessanta a quella con i grandi della scena disco (Siano, Gibbons, Mancuso) newyorkese nei settanta passando per svariati contatti con le realtà
out più rilevanti della grande mela (da David Byrne, Ernie Brooks e Rhys Chatham fino al teatro sperimentale di Robert Wilson), Russell si imporrà come una delle personalità più creative in circolazione e in assoluto come uno degli artisti più grandi, e più dimenticati, della musica americana tutta portando il suo cello e la sua voce in dimensioni mai esplorate prima.
La storia del Russell musicista rimane però un semplice filo rosso per raccontare quella di una personalità senza dubbio speciale.
Una storia che narra di un ragazzino timido e dedito alla lettura e di un adulto introverso ma anche di un musicista talentuoso, ostinato nella voglia di lavorare con chi ammirava, e alla continua ricerca di una perfezione quasi paranoica. Un uomo che solo l'amore sconfinato dei genitori e del fidanzato Tom Lee ma anche dei collaboratori più devoti come Zummo o Brooks possono raccontare con la spiazzante semplicità di chi è stato toccato nel profondo del cuore. Infatti, sono proprio le interviste il cuore del documentario, interviste che spaziano dagli affetti più cari agli artisti che più hanno rappresentato per Arthur (su tutti il
modern lover Ernie Brooks) e che disegnano alla perfezione il segno profondo lasciato nel loro cuore dalla musica e dalla personalità dell'ex ragazzo di Oskaloosa.
Wolf ci regala dunque un ritratto
famigliare reso perfettamente da un uso intelligente dei documenti video inerenti la vita di Arthur (concerti, interviste, provini e fotografie) diretti da quella mano autoriale che ci regala uno dei tanti tasselli mancanti a una riscoperta tutta da portare avanti.
11/01/2009