Grosso guaio a Tottington Hall in occasione dell'annuale fiera per assegnare la carota d'oro all'ortaggio più grosso del paese. A vigilare sugli insaziabili conigli che minacciano gli orti locali c'è la Anti-Pesto della premiata ditta formata da Mr. Wallace e dal fedele Gromit, l'ingegnoso inventore amante dei formaggi e il suo espressivo cane. Ma un coniglio mannaro si aggira nelle notti di luna piena a divorare le verdure giganti: "E chi chiamerai?" - verrebbe da dire - se non gli stessi Wallace e Gromit? Coi loro macchinari tecnologici e rispettosi della salvaguardia ambientale e animale.
Dalla Aardman Animations (già produttrice di "Galline in fuga"), e dai personaggi creati dall'inglese Nick Park per quattro cortometraggi (il primo è del 1989), "Wallace e Gromit e la maledizione del coniglio mannaro" è un incantevole opera di animazione da cui traspira genuina manualità, con figure in plastilina filmate in stop motion, e ambienti costruiti minuziosamente tanto da lasciare affascinati fin dai titoli di testa. Atmosfere naif e brillanti si fondono a momenti squisitamente citazionisti del cinema di genere horror, thriller e sentimentale, giocando con gli stereotipi di maniera.
Dentro c'è di tutto, ma per lo più si respira l'aria di molta letteratura inglese classica: da Robert Louis Stevenson a Mary Shelley, passando per Conan Doyle, Bram Stoker e i romanzi sentimentali d'appendice; e inoltre King Kong, il Barone Rosso, e ovviamente i lupi mannari. Memorabili i coniglietti dispettosi, soprattutto quando vengono risucchiati dalla macchina nel giardino di Lady Tottington, ma anche i personaggi principali: Wallace, distratto, ingegnoso e britannico dalla dentatura all'abbigliamento; Gromit, incredibilmente espressivo solamente col movimento dell'arco sopraccigliare e delle zampe; la filiforme e nobile Lady Tottington dalla capigliatura voluminosa (la voce è di Helena Bonham Carter); il suo pretendente crudele, avido, sbruffone e machista (Ralph Fiennes), accompagnato dal ringhioso cane (accoppiata-nemesi di Wallace e Gromit); il vicario, e l'intero paese formato per lo più da anziani, bonari o arcigni, e un immigrato pakistano.
Vincono i buoni sentimenti sulla crudeltà e l'avidità; vincono l'amicizia, l'ingegno, l'onestà e la beata ingenuità, ma soprattutto l'ironia e la geniale manualità degli autori, Steve Box e Nick Park, nel riuscire a creare un congegno allegro e catartico. Dovendo trovare un difetto, si potrebbe segnalare la mancanza di contenuti più intriganti di quelli sindacali, che impediscono al film di spaziare altrove - ma forse è chiedere troppo dato che i propositi sembrano soltanto quelli mantenuti.
Sceneggiatura che sfrutta tutte le malizie del caso, compresa la suspense - emblematico il momento in cui Gromit scopre la verità, e noi con lui, ma deve trovare un modo per comunicarlo al proprio padrone. Umorismo fine e inoffensivo, senza svenevoli e zuccherose morali disneyane o cattiverie sottintese, per quello che probabilmente è destinato a diventare uno dei riferimenti dell'animazione in stop motion.
23/03/2010