Quattro anni dopo aver vinto il Festival di San Sebastian con “Mille anni di buone preghiere”, il sino-americano Wayne Wang, autore che nella sua carriera si è equamente diviso fra operazioni hollywoodiane non sempre ispirate e lavori indipendenti più personali e interessanti, torna dietro la macchina da presa per raccontarci una storia incentrata su quello che è il tema cardine del suo cinema: la ricerca dell'identità, in particolare per quanto riguarda la società e la cultura cinese, sempre in bilico fra passato e presente, fra protezionismo e globalizzazione.
La giovane Nina finisce in coma a seguito di un brutto incidente che le capita mentre, con lo scooter, percorre di notte le strade della tentacolare Shanghai. Al suo capezzale si presenta Sophia, manager in procinto di lasciare la Cina per trasferirsi in America dopo un'importante promozione. Nina e Sophia si conoscono da anni e sono laotong, sorelle giurate. Come sa chi ha letto il best seller di Lisa See, “Fiore di Neve e il Ventaglio Segreto” (pubblicato in Italia da TEA), si tratta di una tradizione antichissima, un vincolo, spesso stipulato in tenera età, che teneva legate due donne per tutta la vita. Risposta protofemminista ad una condizione femminile votata alla sottomissione (prima nei confronti dei genitori, in seguito in quelli del marito o dei suoceri), le laotong condividevano gioie e dolori, scambiandosi messaggi scritti in un codice particolare, il nu shu, di cui solo loro conoscevano il significato.
Le vicende di Nina e Sophia si intrecciano a quelle di due laotong del passato, Giglio Bianco e Fiore di Neve, ragazze vissute nella Cina rurale dell'ottocento, di estrazione sociale diversa ma ugualmente legate per la vita. Giglio Bianco, di origini modeste, grazie alla pratica dei gigli dorati (alle bambine venivano fasciati i piedi in modo talmente stretto da impedirne lo sviluppo, poiché si riteneva che un piede piccolo fosse segno di bellezza e distinzione), riesce a sposare il rampollo di una famiglia altolocata, mentre l'amica Fiore di Neve, a causa dei dissesti economici del padre (incallito fumatore d'oppio), deve accontentarsi di diventare la moglie di un macellaio.Anche Nina e Sophia conoscono destini diversi: la prima, di nascita sudcoreana, vorrebbe diventare scrittrice, la seconda (che per aiutare l'amica arriva a subire un provvedimento disciplinare, mettendo a repentaglio i suoi studi) è orientata verso una carriera nel mondo degli affari.
Fiore di Neve prima e Nina poi, convinte di poter essere un peso per le rispettive laotong, decidono di rompere il vincolo di amicizia. Ma legami destinati a durare diecimila anni non possono essere spezzati senza causare dolore...
Probabilmente le produttrici Wendy Murdoch (moglie del magnate dei media Rupert di cui tanto si parla in questi giorni) e Florence Lan si devono essere rivolte a Wang memori di uno dei suoi film più amati, “Il circolo della fortuna e della felicità” (1993), anch'esso tratto dalle pagine di un'autrice sino-americana, Amy Tan, e basato su una storia di amicizia e solidarietà al femminile fra donne di generazioni diverse. Wang al libro della See, dedicato esclusivamente al rapporto fra Giglio Bianco e Fiore di Neve, ha aggiunto la storia di Sophia e Nina, laotong dei giorni nostri, convinto in questo modo di poter meglio suggerire una riflessione fra passato e presente e su una condizione femminile che nel tempo non è comunque migliorata più di tanto. Se nel film degli anni novanta si assisteva al confronto generazionale fra madri e figlie, con le loro diverse esperienze, il rapporto fra le due coppie qui è forse più pretestuoso (le due amiche del passato sono il soggetto del libro che Nina sta scrivendo), ma Wang, a ribadire quanto i due segmenti siano legati fra di loro, ha scelto le stesse attrici, la cinese Li Bing Bing e la sudcoreana Gianna Jun (entrambe molto convincenti sia nella parte ambientata nel presente sia in quella storica), per interpretare le sue laotong.
Purtroppo nonostante le due valide interpreti l'idea di strutturare il film in due segmenti che si dipanano contemporaneamente non giova al risultato finale, anche perché l'andirivieni fra ottocento, anni novanta e giorni nostri contribuisce a rendere il tutto poco omogeneo, oltre ad avere costretto gli sceneggiatori (fra cui c'è anche quel Ron Bass premio oscar negli anni ottanta per “Rain man” di Barry Levinson) a sacrificare vari passaggi del romanzo di partenza (ad esempio la morte dell'amatissima cugina di Giglio Bianco, a seguito di un'infezione dovuta proprio al bendaggio dei piedi). Considerato che il film parla anche della ricerca di un'identità sfuggente, l'effetto di spiazzamento (suggerito curiosamente pure da titoli di coda dallo stile grafico estraneo al resto del film) non è del tutto insensato, ma certo “Il Ventaglio Segreto” risulta più riuscito quando si focalizza sulla vicenda di Giglio Bianco e Fiore di Neve, grazie anche alla bravura del regista nel suggerire l'intimità e il legame profondo fra le due ragazze solo con pochi gesti e semplici sguardi; sicuramente Wang si trova più a proprio agio in queste situazioni rispetto a quando deve girare sequenze di massa (vedasi la fuga in montagna delle due protagoniste che mette tra l'altro in evidenza i limiti finanziari dell'operazione). Comunque il film non annoia, anche grazie a contributi tecnici di valore, come la fotografia di Richard Wong (attento anche a differenziare cromaticamente in modo diverso le due storie parallele), le scene e i costumi di Man-Lim Chung e le musiche di un'altra oscarizzata, Rachel Portman, che creano la giusta atmosfera. Se Hugh Jackman appare in poche scene, nei panni dell'ex fidanzato di Nina, e Wang gli fa cantare una canzone, quasi a ribadire che l'attore australiano merita un ruolo da protagonista in un film musicale, nei panni della zia affettuosa, ritroviamo la Vivian Wu del greenawayano “The Pillow Book”, attrice fascinosa e sottovalutata che farebbe piacere vedere più spesso.
cast:
Li Bing Bing, Gianna Jun, Wu Jian, Hugh Jackman, Russell Wong, Archie Kao
regia:
Wayne Wang
titolo originale:
Snow Flake and the Secret Fan
distribuzione:
Eagle Pictures
durata:
120'
produzione:
Big Feet
sceneggiatura:
Ronald Bass, Angela Workman, Michael K. Ray
fotografia:
Richard Wong
scenografie:
Man-Lim Chung
montaggio:
Deirdre Slevin
costumi:
Man-Lim Chung
musiche:
Rachel Portman
Nella Cina dell'ottocento due ragazze sono unite per la vita dal vincolo di "laotong". Comunicano fra di loro attraverso messaggi scritti su un ventaglio in un linguaggio segreto. Nella Shanghai dei giorni nostri, Nina e Sophia, cercano di mantenere un'amicizia decennale, malgrado la carriera professionale, la vita sentimentale complicata e una società in continuo cambiamento. Facendo tesoro della lezione di chi le ha precedute, le due ragazze di oggi capiscono l'importanza del loro legame.