La sua famiglia, la sua datrice di lavoro, chiunque giri intorno alla promising young woman, le dice cosa dovrebbe volere o pensare, definendola spesso e volentieri "psicopatica". "Dai per assodato che io voglio qualcosa. Ci metterei dieci minuti ad avere un fidanzato, figli, un lavoro per cui mia madre sarebbe fiera; ma io, semplicemente, non lo voglio", risponde fiera lei. Cassie (interpretata da Carey Mulligan, principale contender dell'Oscar come migliore attrice protagonista: se la vedrà con la Vanessa Kirby di "Pieces of a Woman") è una studentessa di Medicina che ha abbandonato gli studi ritrovandosi a essere assunta in uno squallido caffè, un angelo della vendetta segnato da un forte trauma nel suo passato. Intenzionata a sfuggire da tutti gli incasellamenti, dalle etichette affibbiatele prima di tutto da altre donne, per assumere invece una propria identità che non sia cristallizzata o prestabilita. Ricorre così ad ampie dosi di trucco, passandosi il rossetto sul labbro come il Joker di Joaquin Phoenix (e assapora l'aria fuori dal finestrino di un taxi…), indossa varie maschere e travestimenti (da infermiera appare come Harley Quinn, controparte del clown di Gotham, rimarcando un trasformismo anche di genere).
Il suo mondo, una piccola cittadina dell’Ohio, richiama giocoforza Los Angeles in quanto ipercolorato, dominato dalle accese luci al neon e da una patina fashion e brillantinata. Tra i riferimenti dichiarati dalla regista, "Da morire", "Il giardino delle vergini suicide" e la serie degli anni 90 "Sweet Valley High", uno dei primi lavori del suo producer designer Michael Perry [1]. Il film incarna questa dimensione fino a renderla grottesca, per metterne alla berlina e ribaltarne gli assunti di base, ovvero il voyeurismo maschile e l’oggettificazione sottintesa del femminile. Nella prima scena, sono uomini in giacca e cravatta, di cui tramite dettagli vengono evidenziati i corpi e le movenze ben poco seducenti, a ballare madidi di sudore sulla pista in un night-club. Nei loro confronti è la stessa Cassie a prendersi la rivalsa: seduta su un divanetto, finge di essere ubriaca per farsi abbordare da uno di loro e fargliela pagare a caro prezzo. Anche lei cade preda di questo pervasivo immaginario zuccheroso: in un drug store, con il suo nuovo ragazzo Ryan (Bo Burnham) inscena un duetto sulle note di "Stars Are Blind” di Paris Hilton, cantando e ammiccando come fosse in un videoclip pop, in un idillio così palesemente stucchevole da farne risaltare l’artificiosità, in una prospettiva consapevolmente ironica.
L’esordio alla regia di Emerald Fennell, parte coi toni di una black comedy dallo humor all’inglese, vicini a quelli della serie "Killing Eve", di cui era stata showrunner della seconda stagione, in cui la protagonista assumeva anch'essa un ruolo, di sicario, solitamente associato all’altro sesso. Per poi infittire gli intrighi diventando un thriller in cui prendere in contropiede lo spettatore alla stessa maniera delle "vittime" di Cassie; e declinare infine in uno scioglimento in cui il fascino dark per l’ambigua protagonista lascia spazio all'empatia e gli uomini invece sono tutte esasperate e sfacciate macchiette. Come del resto tutti i momenti più crudi sono sempre relegati all'ellissi, per cui il film resta ben lontano dalla veste pulp che avrebbe voluto indossare (a differenza di un altro revenge movie recente, "Revenge" di Coraline Fargeat, che puntando sulla violenza estrema mette in scacco l'intera ottica maschile). E culmina in un finale dalla parvenza didascalica se non moralistica, piuttosto che di amarezza per la storia di una donna che si rivela un prodotto della brutalità della società che avrebbe voluto smascherare.
[1] Cfr intervista a Forbes
cast:
Carey Mulligan, Bo Burnham, Alison Brie, Clancy Brown, Alfred Molina
regia:
Emerald Fennell
titolo originale:
Promising Young Woman
distribuzione:
Universal Pictures
durata:
113'
produzione:
Margot Robbie, Josey McNamara,Tom Ackerley, Ben Browning, Ashley Fox, Emerald Fennell
sceneggiatura:
Emerald Fennell
fotografia:
Benjamin Kračun
montaggio:
Frédéric Thoraval
musiche:
Anthony Willis