Una insolita "maledizione" si abbatte, da generazioni, sulla famiglia di Isabelle Lefebvre: il primo matrimonio delle donne di casa è sempre destinato a un misero fallimento. Nessuna eccezione per mamma, sorelle, nonne e zie, tutte felicemente legate a un secondo marito. La cosa non sta bene alla giovane che è convinta di aver trovato al primo colpo l'anima gemella: un aitante dentista con cui convive armoniosamente ormai da dieci anni, secondo una routine settimanale di cui non è mai stufa. Per evitare di restar vittima del triste destino che l'imminente matrimonio comporterebbe, decide, all'insaputa del promesso sposo, di convolare a prime nozze con un pisquano qualunque, per poi divorziare poco dopo e godersi un lieto e prospero futuro coniugale col suo principe azzurro. Vittima del diabolico disegno è Jean-Yves Bertier, un redattore di guide turistiche per nulla smaliziato e quindi del tutto rispondente alle esigenze di Isabelle. Ovviamente nulla andrà come previsto.
Nel tentativo di bissare il successo del suo primo film, la gradevole commedia rosa "
Il truffacuori", Pascal Chaumeil ha preferito non muoversi dagli orizzonti conosciuti degli equivoci romantici e proseguire con una leggerissima variazione sul tema della coppia sbagliata che inaspettatamente raggiunge la perfetta alchimia sentimentale. Una giocata facile che, va detto, manca del tutto il bersaglio. Infatti "Un piano perfetto" parte già fiacco, col facile pretesto di una cena con i parenti che apre un resoconto corale a cui partecipa, a modo proprio, ogni convitato, disseminando il racconto di aneddoti insipidi e sciocchini spesso sotto forma di digressioni-sketch di dubbia efficacia. E, dopo questo decollo assai incerto, il film non prende quota al proseguire della storia: poco arguto e calibrato per omaggiare i classici screwball
hawksiani e
wilderiani, troppo candido e "corretto" nei frangenti in cui forse era preferibile calcare la mano col cinismo.
Non concedono ritmo e piacevolezza nemmeno le peregrinazioni dei due protagonisti, contenute in slegati e spenti capitoli
on the road, con i soliti momenti di passaggio che preludono ai progressivi sviluppi sentimentali. Isabelle e Jean-Yves attraversano prima un'Africa nera, incontaminata e dallo stereotipo facile (non potrebbero mai mancare leoni, tribù dal volto dipinto e pietanze disgustose), poi una Russia innevata e danzereccia, fino a un finale quasi sorprendente per eccesso di insipidezza e spudorata prevedibilità. Il tutto armonizzato in inquadrature dal taglio troppo convenzionale, fotografate con elegante competenza ma senza l'ombra di alcun guizzo creativo.
Infine, un'ultima nota sul punto nevralgico di ogni commedia romantica che si rispetti, l'affiatamento tra i due comprimari. Dany Boon e (inaspettatamente) anche Diane Kruger dimostrano buone potenzialità e un certo carisma, ma questo non basta a innescare il giusto feeling di coppia. Alle prese con personaggi poco sfumati, vittima dei repentini sovvertimenti emotivi di una sceneggiatura tutt'altro che perfetta, tra i virtuosismi fisiognomici di lui e le ingannevoli moine di lei non c'è spazio per una necessaria dose di identificazione con lo spettatore.
Per imbattersi in un duo altrettanto squinternato ma ben più delizioso, si rimanda piuttosto all'avventura intimista e apocalittica di Steve Carell e Keira Knightley nel recente "
Cercasi amore per la fine del mondo".
23/09/2013