E' tutta qui la storia del film più bello del festival, almeno finora. Eppure è da questo esile intreccio, fatto di violenza e di ricordi, di incontri mancati e di struggente nostalgia, di uomini che cercano qualcosa e di altri che non cercano nulla, di voci e di dialoghi intrisi di saudade portoghese così come di scrittura hard boiled alla maniera di Hammett e Chandler, che l'opera trova la forza per diventare la messa in scena di un congedo definitivo dalla memoria di un'epoca che non potrà più tornare. Siamo di fronte a un viaggio emozionale e insieme realistico dentro le atmosfere di una città dove succedono "cose strane e inquietanti". E nel contrasto tra l'essenza di un personaggio invisibile, conosciuto solamente attraverso le parole che accompagnano il racconto, e la consistenza materica dell'architettura urbana, dei palazzi in decadenza e delle costruzioni avveniristiche, che la pellicola riesce a toccare le sensazioni dello spettatore immergendolo in maniera ipnotica in un caleidoscopio di immagini e di suoni.
Filmato come fosse un reportage, con pezzi di repertorio, fotografie e spezzoni televisivi che frammentano il flusso di coscienza con cui il film progredisce e si sviluppa, "A Última Vez Que Vi Macau" riesce ad evocare un mondo labile, concreto nel portare a termine l'incipit della storia e allo stesso tempo a cogliere l'inneffabile nelle cose e negli uomini. Corpo e anima, lacrime e sangue, atto d'amore verso una città che diventa un luogo dell'anima. Per chi scrive, l'opera dei registi João Pedro Rodrigues e João Rui Guerra da Mata è tra quelle più belle viste negli ultimi tempi e di sicuro rientrerà nella ristretta lista dei possibili vincitori.
cast:
João Pedro Rodrigues, João Rui Guerra da Mata, Cindy Crash
regia:
João Pedro Rodrigues, João Rui Guerra da Mata
durata:
85'
sceneggiatura:
João Pedro Rodrigues, João Rui Guerra da Mata
montaggio:
João Rui Guerra da Mata Raphaël Lefèvre João Pedro Rodrigues