Una spiaggia sperduta nell'incantevole paradiso dell'Australia più remota. Due donne. Un mare (anzi, un oceano) di ostentata e compiaciuta provocazione. Anne Fontaine, convinta esploratrice della psiche femminile ("Nathalie", "Coco Avant Chanel") adatta sul grande schermo i racconti della scrittrice Doris Lessing contenuti nell'opera "The Grandmothers", scritto nel 2003. La Lessing, Premio Nobel per la letteratura nel 2007, è ancora oggi, superati i novant'anni, una tra le più grandi esegete dell'universo femminile, passione nutrita dalla vivida componente psicologica delle sue protagoniste. Anne Fontaine ricerca nell'autrice lil carattere più trasgressivo ed erotizzante e pare da subito chiaro, sin dalle primissime immagini, che "Two Mothers" dispieghi il suo intento nella realizzazione di un cinema sentimentale carico di erotismo e scabrosità. Il risultato però non è sicuramente dei più soddisfacenti.
Liz e Roz sono amiche da una vita e la loro sanguigna unione è velatamente celata da ambigui quanto latenti rimandi omosessuali. I mariti (defunti o assenti) sembrano solo un pretesto affinché le due protagoniste possano crescere e allevare i loro figli, Ian e Tom, "giovani dei" dagli ormoni ferventi. In un lasso narrativo continuamente inframmezzato e storpiato da ellissi temporali, evidenziati frettolosamente da furbeschi trucchi di montaggio (terribile e spudoratamente falsa la sequenza nella quale la didascalia "due anni dopo" fa da sfondo al monologo al telefono di Ian, in cui si denota tutta la padronanza imprenditoriale acquisita dal ragazzo, ormai consumato esperto), la storia dei quattro subisce una torbida svolta quando, dopo vari ammiccamenti da playboy, uno dei due ragazzi confessa il suo amore nei riguardi dell'amica della madre. E non solo viene contraccambiato in un batter di ciglio, ma l'amico riesce nell'impresa clamorosa di portarsi a letto l'altra donna, chiudendo il cerchio a una deflagrante esplosione di ormoni impazziti. In un impeto di pruriti adolescenziali e veementi donne mature che riscoprono le farfalle nello stomaco, la storia incontra immancabili ostacoli legati al divario di età, al moralmente sbagliato, alla vecchiaia che, imminente, sembra riversarsi sulle due protagoniste. Anche se, paradossalmente, col passare dei decenni, i loro corpi sembrano essere sempre più asciutti e lineari. La bellezza ultraquarantennale della coppia Wright-Watts è, di fatto, la notizia più lieta della sciagurata visione.
Christopher Hampton (si, proprio lui) arricchisce la scarna sceneggiatura iniziale con una seconda parte ai limiti dell'ammorbamento incestuoso, dove innamorarsi e fare figli è facile come bere un bicchiere di champagne o sdraiarsi in riva all'incantevole mare ondoso delle coste australiane. Per fortuna la Fontaine evita il finale tragico potenzialmente atteso. Ma un sospiro di sollievo non basta, cercare di difendere una pellicola come "Two Mothers" è davvero impossibile: terrificante nella sua superficialità, privo di enfasi psicologica, frettoloso e sbrigativo, assai lontano dalla realtà, afflitto da dialoghi al limite della demenza. "Two Mothers" rappresenta la naturale estensione cinematografica di una collana narrativa tutta al femminile, dove il potere visionario della pulsione amorosa è l'unico appiglio su cui afferrarsi. Un "harmony" per immagini, tanto per intenderci. Chissà se la Lessing ne sarebbe contenta...
cast:
Robin Wright, Naomi Watts, Ben Mendelsohn, Xavier Samuel, James Frecheville
regia:
Anne Fontaine
titolo originale:
Adore
distribuzione:
BiM Distribuzione
durata:
141'
produzione:
Gaumont, Screen Australia
sceneggiatura:
Christopher Hampton
fotografia:
Christophe Beaucarne
scenografie:
Annie Beauchamp, Steven Jones-Evans
montaggio:
Luc Barnier, Ceinwen Berry
costumi:
Joanna Mae Park
musiche:
Christopher Gordon, Antony Partos