Le emozioni. Le emozioni non si possono controllare.
C'è un momento inevitabile se si ascolta il mare ed è quando si diventa tutt'uno con esso: i rumori del mare infrangono le nostre difese e finalmente lasciamo che le emozioni prendano il sopravvento.
X (Sebastiano Filocamo) è un uomo senza nome, che cambia identità a seconda delle esigenze. Da vent'anni lavora ("Io trasporto. Cosa, persona...per me fa lo stesso.") per conto di un'organizzazione criminale, agisce pensando il meno possibile, senza provare emozioni. L'incontro con Nora (Orsi Tóth), è l'inizio di un percorso di riemersione, attraverso il quale il protagonista - e non soltanto lui - tornerà a esistere.
Federico Brugia, già noto autore e regista di videoclip e spot pubblicitari, debutta al cinema con un film indipendente, che rappresenta un'alternativa distante dall'attuale offerta del cinema italiano.
Da alcuni definito "noir psicologico" da altri "noir atipico", certamente noir è il genere che più di ogni altro ha consentito al regista di sperimentare, rinunciando per esempio a una linea narrativa forte e concentrandosi invece sui personaggi, sulle atmosfere che li circondano e che al tempo stesso sono proiezioni del loro stato d'animo. Un film fatto soprattutto di immagini, alcune bellissime, che esprimono ciò che i personaggi non sono capaci di esprimere a parole.
Se il titolo è un tributo a "Il silenzio del mare" (1949) di Jean Pierre Melville di cui Brugia si dichiara gran ammiratore, il protagonista può dirsi la resurrezione di Titta Di Girolamo de "Le conseguenze dell'amore". Sebastiano Filocamo, attore teatrale alle prese col suo primo ruolo da protagonista in un film, ha saputo interpretare un personaggio difficile, dosando piccoli, lenti gesti, che trasmettono l'alienazione e al tempo stesso la potenziale vitalità accumulata negli anni. Forse, volendo insistere in un confronto con Titta Di Girolamo, il signor X è ancor più "sospeso", come avvolto da una nebbia che gradualmente si dissolve.
Il film è ambientato in Ungheria, la cornice ideale per rappresentare il "limbo esistenziale" in cui fluttuano i personaggi e i loro ricordi. Vengono in mente le atmosfere cupe e indefinite della "Trilogia della città di K." della scrittrice ungherese Agota Kristof o di un altro suo romanzo breve "Ieri", da cui è stato tratto "Brucio nel vento" di Silvio Soldini. Persone dalle identità perdute, che si muovono in luoghi e tempi imprecisati, osservate come attraverso una pellicola, o un vetro, che impediscono di considerarli del tutto reali. Persone che vagano, cercano, nel tentativo più o meno consapevole di dare un senso ai giorni che passano. Persone che pensano di non esistere più, ma che esistono ancora e ovviamente la vita prima o poi le trova.
cast:
Sebastiano Filocamo, Benn Northover, Orsi Tóth
regia:
Federico Brugia
distribuzione:
Officine UBU
durata:
95'
produzione:
The Family
sceneggiatura:
Federico Brugia, Giovanni Robbiano
fotografia:
Gergely Poharnok
montaggio:
Vilma Conte
musiche:
Stefano Brandoni, Corrado Carosio, Pierangelo Fornaro