In un periodo storico politicamente difficile per il nostro paese, pur concentrati su un complicato presente socio-economico i genitori penseranno al futuro dei figli, quest'ultimi, timorosi o spaesati, si proietteranno verso un incerto domani. Superata la prima domanda, il primo scoglio - "quanto servirà per rimetterci in sesto?" - sarà lecito interrogarsi sul post-Berlusconi: "quanto tempo si impiegherà per superare il berlusconismo, gli straschici che l'ex premier ha sparpagliato sull'Italia?". Le risposte non sono e non possono essere rassicuranti.
I francesi, che hanno i loro grattacapi, forse peccano di ottimismo e sono comunque evidentemente messi meglio di noi se la protagonista del film, nel 2067 non rammenta il nome dell'attuale presidente francese Nicolas Sarkozy. Possiamo definirla una tragicomica frecciatina.
La politica di Sarkozy, basata anche sull'espatrio forzato dei sans-papiers è messa al bando, ma "Tutti per uno" nella forma e nello spirito è molto lontano dal film di impegno civile che siamo stati abituati a vedere al cinema tra gli anni sessanta e settanta. Non è un film di fantascienza, sebbene prologo, epilogo e voce narrante provengano dal futuro. Si avvicina alla fiaba ma non è tale. E' totalmente immerso nell'oggi, ma guardato e guidato attraverso gli occhi dei piccoli protagonisti. Come i bambini d'oggi, uomini che verranno, guardano il presente e come guarderanno il passato.
Il presente è praticamente demolito: le istituzioni si muovono allo sbando in maniera quasi meccanica, senza un'etica né moralità, con la sensazione di non saper nemmeno bene cosa stiano facendo, ma gregge guidato da un pastore ignorante. Al punto di costringere i piccoli a duri interrogatori in commissariato e ad arrendersi alla polizia con le mani in alto, come fossero banditi.
Ancora una volta, dunque, la speranza è tutta riposta nelle mani dei bambini.
Mentre il quartiere, ormai multietnico, si smuove per cercare i bambini scomparsi, quest'ultimi se ne stanno rinchiusi in una cantina. Il mondo degli adulti, in subbuglio, viene capovolto tirando fuori il peggio di sé, gli innumerevoli difetti che attanagliano la condizione sociale contemporanea.
Amichevoli, solidali, intelligenti, ribelli per giusta causa, i piccoli rappresentando l'unica possibilità di preservare speranze in un futuro che, tuttavia, il regista lascia in penombra: gli inserti ambientati nel 2067 danno spazio a quelli che sono i bambini protagonisti, ma al contempo non ci raffigura la condizione socio-economica vissuta nei decenni di crescita. Il futuro è dei figli, purchè la generazione dei padri li faccia respirare, esprimere.
"Les mains en l'air" è tutto qui: esile ma delicato, non supportato da una sceneggiatura di ferro ma, grazie alla spontaneità dei piccoli, ben assecondati da Valeria Bruno Tedeschi - cognata di Sarkozy, interpreta Cendrine, l'unico personaggio adulto che comprende i rischi che minacciano le generazioni future - merita sostegno, in nome del nobile messaggio che incorpora.
cast:
Valeria Bruni Tedeschi, Linda Doudaeva, Jules Ritmanic, Louna Klanit, Louka Masset, Jérémie Yousaf, Hippolyte Girardot, Dramane Sarambounou, Romain Goupil
regia:
Romain Goupil
titolo originale:
Les mains en l'air
distribuzione:
Teodora Film
durata:
90'
produzione:
Canal+, Centre National de la Cinématographie (CNC), Les Films du Losange, France 3 Cinéma, Région I
sceneggiatura:
Romain Goupil
fotografia:
Irina Lubtchansky
scenografie:
Jean-Baptiste Poirot
montaggio:
Laurence Briaud, Laure Meynet, Julie Decondé
costumi:
Julie Marteau, Sanda Charpentier, Aurélie Morille, Zdravka Tchakaloff
musiche:
Philippe Hersant