La traduzione italiana che affianca il titolo originale "The Other Woman" racchiude in sé gran parte del film. "Tutte" significa femmine in numero maggiore di due, schierate "contro di lui" vale a dire che il maschio è la vittima designata. Il titolo non spiega il motivo di questo accanimento, ma bastano pochi minuti per inquadrare la situazione. Ci vuole invece quasi un'ora e mezza per arrivare alla resa dei conti. Decisamente troppo, anche per i più pazienti.
Le poche scene che funzionano - nel senso che strappano un mezzo sorriso - sono tutte concentrate nel finale, nella disfatta del dongiovanni. Prima è solo un gran prendere tempo, accomodare e riaccomodare le pedine in modo prolisso e annoiante. Aggravato per di più da un pessimo doppiaggio. La Diaz gioca sul filo fra la femme fatale e "maladroit" ma le sue gaffe non bastano a riempire una sceneggiatura che gira a vuoto, senza uno scambio di battute che valga la pena di essere ricordato. Cassavetes pesca qua e là nella commedia di genere, il film segue la via battuta da "Il club delle prime mogli" ma neppure avvicina il brio ingegnoso del terzetto di Hugh Wilson. Kate Upton è la bambolona misure perfette, che potrebbe esaltare l'invidia furiosa delle altre due bellezze in declino, e invece si limita ad appassionarci con gag tipo guardare nel binocolo al contrario. Leslie Mann si alcolizza modello Bridget Jones, ma la scena è priva di forza, mancano per intendersi le stecche di Bridget nel tentativo di star dietro a Janis Joplin e quello che resta è una pallida imitazione.
Pienamente d'accordo con Ben Stiller - probabilmente ancora avvelenato per le zero nomination di "Walter Mitty" - quando sostiene che l'Accademy troppo spesso snobba le commedie, privilegiando nella corsa agli Oscar i film più drammatici e impegnati. L'ironia serve alla tragedia quanto l'amarezza alla commedia, nella logica secondo cui ogni qualità emerge solo per contrasto.
Il film di Cassavetes è proprio il contrario: non lascia niente fra le righe, non usa equivoci o paradossi, ma anzi prepara ogni cosa in modo che lo spettatore né si amareggi né usi alcuna fatica, ma si senta quasi obbligato a ridere.
E' una commedia "glamour", outfit impeccabili, interni da catalogo, lounge bar e uffici con skyline mozzafiato, New York e Bahamas, grandi mele e paradisi fiscali. Immancabili i siparietti intestinali: dal bel Mark (Nicolaj Coster-Waldau) che se la fa nelle mutande, all'ingombrante alano che spassosamente defeca sul tappeto da migliaia di dollari. Se dovessi trovare un merito a questo film, allora direi che rivalorizza la commedia sexy all'italiana. L'altra sera Iris trasmetteva una delle tante "L'onorevole con l'amante sotto il letto" di Mariano Laurenti, con Banfi, Gullotta, Vitali, Teocoli e Janet Agren, centro del desiderio di attori e spettatori. Non c'è mica molta differenza, nel livello di gag. Certo rispetto al guardaroba della Diaz, la retina sulla pelata di Banfi è meno glamour. Ma quanto a contenuti Laurenti si diverte e s'impegna molto di più Cassavetes, osando indagare una bellezza più sibillina, meno legata all'apparenza, che attrae donne avvenenti fra le braccia di Lino Banfi o Alvaro Vitali.
cast:
Cameron Diaz, Leslie Mann, Kate Upton, Nikolaj Coster-Waldau, Don Johnson
regia:
Nick Cassavetes
titolo originale:
The Other Woman
distribuzione:
20th Century Fox
durata:
109'
produzione:
20th Century Fox, LBI Productions
sceneggiatura:
Melissa Stack
fotografia:
Robert Fraisse
scenografie:
Dan Davis
montaggio:
Jim Flynn, Alan Heim
costumi:
Paolo Nieddu, Jacqueline Oknaian
musiche:
Aaron Zigman
Mark (Nicolaj Coster-Waldau) è sposato con Kate (Leslie Mann) ma ha una relazione parallela con Carly (Cameron Diaz). Finché un giorno le due donne si incontrano e – non c’è due senza tre – sorprendono Mark con Amber (Kate Upton) un’altra donna molto più giovane di lui, e di loro. La concorrenza femminile diventa presto alleanza e per Mark si profila una resa senza condizioni.