Michael Bay, con l'apporto non trascurabile del produttore Steven Spielberg, un paio di anni fa aveva stupito un po' tutti con il suo "Transformers", che nato sotto i peggiori auspici sorprese in positivo con la sua miscela ben dosata di humour, azione e spensieratezza
eighties. L'inevitabile sequel, "La vendetta del caduto", non sfugge però alla temibile legge del "seguito inferiore all'originale". Solo che in questo caso il divario tra le due pellicole è proprio abissale. L'impressione è che Spielberg, rinfrancato dal successo del primo episodio, abbia malauguratamente lasciato completa carta bianca al tamarro regista di "Armageddon" e "The Rock". Perchè, a conti fatti, "Transformers: La vendetta del caduto" è, nel bene, ma soprattutto nel male, un film di Michael Bay sotto ogni aspetto.
Sembra che tutto ciò che c'era di buono nel primo episodio sia stato riproposto esattamente uguale, senza alcuna originalità, solo in dose raddoppiata, anzi triplicata, con il risultato di estenuare e stordire anche lo spettatore meglio disposto: quindi più robot che si menano, più esplosioni, più inseguimenti, più allusioni sessuali concesse dal corpo mozzafiato di Megan Fox (che potrebbero pure infastidire, se si considera il target infantile della pellicola), in una sarabanda di effetti digitali che supera addirittura le due ore e mezza di durata. Il regista insiste poi con il suo stile videoclipparo e patinato, fatto di inquadrature oblique e montaggio frenetico (ma nelle forsennate battaglie nemmeno si capisce che succede!), e ribalta l'esplicita critica agli organismi governativi della puntata precedente (John Turturro torna nel ruolo del goffo agente Simmons ma qui è pronto a "sacrificarsi per il suo paese"), inserendovi un più scontato elogio del militarismo Usa (gli Autobot si allenano con l'esercito per sconfiggere i cattivi).
Lo
script del terzetto composto da Ehren Kruger ("
The Ring", "Scream 3"), Roberto Orci e Alex Kurtzman ("
Star Trek") è piuttosto raffazzonato (non a caso è stata ultimato in tempi record per non incorrere nello sciopero degli sceneggiatori dell'anno passato) e innesta poche e derivative novità, a partire dal robot che si nasconde sotto le sembianze di una provocante teenager, preso di peso da "Terminator 3", e inventandosi una conclusione esotica tra le piramidi, che ambirebbe ad essere un omaggio alla saga di "Indiana Jones", ma finisce solo per stonare con il resto. Si sorride a sprazzi, specialmente nelle prime sequenze, con trovate simpatiche come quella dei piccoli e pestiferi robot che distruggono la casa dei Witwicky, riportando alla mente i mai dimenticati "Gremlins" di Joe Dante, e funziona la caratterizzazione di alcuni dei nuovi personaggi, a partire dal vecchio e saggio Autobot "Jetfire"; ma a mancare sono innanzitutto quell'ironia e quella leggerezza che avevano reso il capitolo precedente un film vincente. Senza dubbio nei primi giorni in sala incasserà uno sproposito, ma c'è da scommettere che poi il passaparola sarà impietoso. Saranno guai per il terzo episodio, che il solito finale aperto sembra già anticipare.