Già assistente di Anurag Kashyap sul set del monumentale "Gangs of Wasseypur", Neeray Ghaywan per il suo esordio dietro la macchina da presa ha potuto contare proprio sulla "Phantom" di Kashyap produttrice, con la partecipazione della francese Pathè, di questa opera prima che racconta come nell'India contemporanea ancora sia ancora forte l'influenza delle caste e quindi si viva ancora una disuguaglianza sociale che in teoria dovrebbe essere superata. Esce ora in Italia, un anno dopo la sua presentazione a Cannes, nella prestigiosa sezione "Un Certain Regard", dove ha ottenuto il premio Fipresci e sarebbe potuto essere un degno candidato indiano per la corsa all'Oscar di miglior film straniero (purtroppo il locale comitato selezionatore, dato l'altissimo numero di film prodotti annualmente, è piuttosto imprevedibile e, come dimostra la loro decisione di un paio di anni fa di non mandare "Lunchbox" di Ritesh Batra, poco sensibile alle accoglienze internazionali). Ambientato a Varanasi, la città sacra attraversata dal Gange, il film racconta la vicenda di un gruppo di personaggi che per ragioni diverse subiscono le contraddizioni di un paese ancora incapace a superare i condizionamenti di un sistema di organizzazione sociale legato al passato.
L'inizio è molto forte con Devi (Richa Chadda, una delle attrici migliori dell'attuale scena indiana), studentessa universitaria che si reca in un albergo insieme al compagno di studi Piyush. La loro intimità viene interrotta dall'arrivo della polizia che minaccia di incriminarli per i loro costumi indecenti. Per far capire quanto la cosa possa avere un rilievo pesante, Piyush per tutta reazione si chiude nel bagno della stanza e si toglie la vita pur di non affrontare le conseguenze di quanto è accaduto. Per Devi non finisce qui: i poliziotti la riprendono in un video usato in seguito poi viene per estorcerle del denaro. Per lei e per il padre Vidyadhar (il veterano Sanjay Mishra, recentemente acclamato per la sua interpretazione in "Ankhon Dekhi" di Rajaat Kapoor), un ex insegnante di sanscrito che ora si guadagna da vivere gestendo una bancarella di fronte ai "ghat" (le tipiche scalinate dove i devoti induisti si recano per compiere i loro rituali) è un fardello tremendo, anche perché l'ispettore Mishra (Bhagwan Tiwari) è piuttosto esoso con le sue richieste di denaro e indifferente al fatto che i due non siano propriamente dei benestanti.
Anche il giovane Deepak (l'esordiente Vicky Kaushal) non se la passa benissimo. Appartiene ad una casta inferiore, il padre e il fratello si occupano della cremazione dei cadaveri lungo le sponde del fiume e per lui gli studi universitari potrebbero essere il viatico ad evitare lo stesso destino dei suoi familiari. Quando si innamora di Shalu (Shweta Tripathi, altra attrice promettente), una compagna di università proveniente di famiglia borghese, Deepak viene messo di fronte al senso di inferiorità sociale dal quale vorrebbe affrancarsi. Fortunatamente sarà proprio la ragazza a incoraggiarlo, anche se Ghaywan ha in serbo un triste epilogo per questa storia.
Della partita fa parte anche Jhonta (Nikhil Sahni), bambino che aiuta il padre di Devi nella gestione del banchetto. Devotissimo all'uomo, anche quando questi sfoga su di lui i malumori di quanto gli sta capitando, Jhonta, oltre ad essere protagonista di una delle sequenze più drammatiche del film, sarà anche lo strumento attraverso il quale i problemi potranno essere almeno in parte risolti.
Devi e Deepak, simbolicamente riuniti nella scena finale, riescono a sottrarsi ai condizionamenti sociali grazie al fatto di appartenere ad una generazione figlia della globalizzazione, anticonformista e consapevole delle proprie possibilità. A contribuire alla dimensione drammatica di "Masaan" non a caso è la contrapposizione fra questi giovani e le generazioni precedenti, ancora legatissime a regole sociali ormai superate. E' indubbio che Ghaywan e lo sceneggiatore Varun Grover amino questi personaggi, descrivendoceli come sicuri del fatto proprio ma non privi di sensibilità (Devi sa di non aver commesso niente di male ma al tempo stesso si sente in colpa per la sorte di Piyush, Deepak vuole lasciare la sua casa ma non vuol farlo fuggendo alla chetichella come il fratello), mentre il web una volta tanto ne esce bene visto che costituisce per i due protagonisti e i loro coetanei una finestra dalla quale vedere un mondo che è cambiato rispetto a quello descritto dalla tradizione.
Film che racconta un'India più che mai in bilico fra passatismo e voglia di rinnovamento, dai ritmi cadenzati ma molto coinvolgente, "Masaan" trova un assist notevole nella fotografia di Avinash Arun Dhaware, che riesce a rendere i luoghi estremamente suggestivi pur evitando le trappole del cinema turistico. Il francese Bruno Coulais (il cui nome è legato al popolare "I ragazzi del coro") e la rock band Indian Ocean hanno unito le loro forze per la realizzazione di una colonna sonora che metterà d'accordo gli appassionati di cinema indiano.
02/07/2015