In conflittuali rapporti con la distribuzione italiana, che da "Kitchen Stories" in poi ha sempre acquistato i suoi film, per poi distribuirli in un misero numero di copie per una settimana o poco più, il cinema di Bent Hamer ha il torto di non alzare mai la mira. I toni soffusi e delicati restano sospesi, senza picchi né particolari cadute. Non fa eccezione il suo ultimo film, "Tornando a casa per Natale", che pure presenta qualche novità rispetto alle sue precedenti opere.
Questa volta, difatti, l'umorismo stralunato e surreale tipico del cinema di Hamer, sempre a metà strada tra i numi tutelari Jacques Tati e Aki Kaurismaki, è ridotto all'osso (da citare la sequenza del tavolo troppo grande per passare facilmente attraverso delle strette scale). Al contrario, il tono malinconico, impassibile, di agrodolce rassegnazione ("nonostante tutto, si va comunque avanti"), pervade tutto il film.
Per una volta è possibile dire che, pur suo malgrado, almeno in qualche frangente, la confezione, dal titolo al periodo dell'anno in cui i numerosi personaggi del film si muovono, non è semplicemente un pretesto per far interagire un'umanità. Il Natale, con i suoi passaggi innevati, le usanze e simboli, non è una presenza, ma il protagonista del film che, a conti fatti è, per l'appunto, un classico e nobile racconto (o meglio: diversi racconti) natalizio, il che non è di per sé un male. Fuori luogo, quindi, paralleli con la babele di personaggi altmaniani, l'ipotesi di una "Scandinavia Oggi" in tutte le sue complesse declinazioni.
Tratte dalla raccolta di racconti "Only soft presents under the tree" di Levi Henriksen (su dodici storie ne sono state estrapolate sette, delle quali due condensate in un unico frammento) le storie non offrono particolari motivi d'interesse e l'inizio e il finale kosovari non riescono a imprimere un messaggio incisivo, un sigillo che permette di rileggere l'insieme come un'unica e imponente parabola. Storie singolarmente esili, ma che messe insieme riescono a reggere 85 gradevoli minuti. Che, fortunatamente, evitano l'approdo a un finale consolatorio: la speranza, anche dove fa capolino, non è rassicurante.
Resta incerto il legame tra uomo e casa. Non è forse vero che la componente straniera riesce a ritrovare se stessa meglio di quanto faccia l'umanità scandinava? Che, evidentemente, si perde nelle distese innevate, faticando a scorgere un'anima e un'unità che sappia tenerli uniti, anche durante l'invana ricerca dello spirito natalizio.
Gli episodi si intrecciano, vengono accennati e a volte lasciati alla deriva, senza l'intenzione di trovare una vera conclusione a ciascuno. La più interessante del lotto riguarda probabilmente quella di un uomo che si veste da Babbo Natale per rivedere la ex moglie e i figli senza essere riconosciuto: nello sguardo (sotto la maschera) dell'uomo a un figlio, a una famiglia che non sa riconoscerlo, si nasconde un'umanità e una commozione che non sempre il film riesce a trovare.
cast:
Trond Fausa Aurvaag, Fridtjov Såheim, Nina Andresen Borud, Reidar Sørensen, Ingunn Beate Øyen, Joachim Calmeyer, Arianit Berisha, Sandy Lesmeister
regia:
Bent Hamer
titolo originale:
Hjem til jul
distribuzione:
Bolero Film
durata:
85'
produzione:
Pandora Filmproduktion, Bulbul Films, Filmimperiet Sverige
sceneggiatura:
Bent Hamer
fotografia:
John Christian Rosenlund
scenografie:
Eva Norén, Tim Pannen
montaggio:
Pål Gengenbach Silje Nordseth
costumi:
Karen Fabritius Gram
musiche:
John Erik Kaada