Prodotto che nasce per la televisione nel 2005, come episodio pilota nell'ambito di un progetto mai realizzato (una serie di 6 film che doveva rappresentare un omaggio a un certo cinema di genere), "Ti piace Hitchcock?" viene fuori, praticamente, direttamente in DVD e trasmesso in tv da Rai 2 soltanto nel 2007. E si tratta di un'altra tappa piuttosto frustrante della carriera di Dario Argento, poiché il lavoro pare destinato a sparire ancor prima di essere completato: non a caso il cineasta romano per il resto dello stesso 2005 e nel successivo anno si rifugerà in America per dedicarsi in libertà a un altro - e più gratificante - progetto televisivo: "The Masters Of Horror".
Con questo film Argento può finalmente rendere il suo tributo "dichiarato" ad Alfred Hitchcock ma non riesce, tuttavia, a ripetere, come già fatto nel lontano 1973 con "La porta sul buio", l'intento di portare il cinema in televisione, ossia di fare della televisione come se si stesse facendo del cinema (perché - purtroppo, come suddetto - la serie non vedrà mai la luce). Questo tributo appare doveroso perché il nome di Dario Argento è spesso accostato (soprattutto nella fase iniziale della sua carriera) a quello di Hitchcock, ma bisogna sottolineare che i riferimenti sparsi all'interno della filmografia argentiana a tale autore servono a soddisfare il piacere cinefilo dello spettatore (e il gusto cinefilo dello stesso cineasta romano), piuttosto che evidenziare vere analogie tra i due modi di narrare (basti pensare che l'unica pellicola realmente vicina a certi temi ricorrenti nel cinema di Hitchcock è "La sindrome di Stendhal" del 1996).
"Ti piace Hitchcock?" è un piccolo prodotto (girato "sul posto", sia per gli interni che gli esterni) capace di risultare efficace nonostante qualche passaggio scialbo di sceneggiatura, nell'ambito di un'atmosfera casalinga e "scherzosa" (un'autoironica goffa imitazione oppure una rispettosa presa in giro di certi momenti hitchcockiani), avvalendosi della "imbranata" interpretazione di Elio Germano che consente allo spettatore di identificarsi con un protagonista tanto "guardone" e intuitivo quanto buffo e impacciato.
Il plot è costruito essenzialmente sulla base di due film del regista britannico che sono "La finestra sul cortile" e "L'altro uomo" - passando per "Il delitto perfetto" - ma non mancano certo diversi (più o meno piccoli) riferimenti ad altre pellicole: l'arrampicata sul muro di Giulio/Germano ("Intrigo Internazionale"), il furto dei soldi dei clienti da parte di Chiara Conti e la sua parrucca (che rimandano a "Psyco" - vedere, inoltre, l'intrusione dell'assassino in casa mentre Giulio/Germano sta facendo la doccia) e la potenziale caduta dal tetto di un edificio con annessa rottura di grondaia che vede protagonista sempre Chiara Conti ("La donna che visse due volte" e "Caccia al ladro"), oltre a qualche altro elemento che richiama temi ricorrenti nel cinema hitchcockiano come la presenza di due donne (una bionda e l'altra bruna) e il "bizzarro" rapporto tra madre e figlio.
Dario Argento non usa la citazione per effettuare il rifacimento di frammenti del cinema di Alfred Hitchcock; usa la citazione per riecheggiare certe situazioni e un certo stile, per offrire un brevissimo e apparentemente sbilenco (e comunque prezioso) compendio hitchcockiano che possa indurre lo spettatore a voler scoprire (o riscoprire) l'opera del "Maestro del brivido".
E ottiene questo risultato senza rinunciare, ovviamente, a tocchi autoreferenziali: il prologo della vicenda narrata, che mostra l'origine del voyeurismo di Giulio/Germano, è di puro stampo argentiano, con un bambino che si ritrova isolato in un bosco, imbattendosi in due (presunte) streghe; episodio, questo, che costituisce una sorta di trauma dai connotati vagamente onirici e che si ripropone più avanti nel corso della storia proprio sotto forma di sogno.
Da evidenziare, infine, il ruolo del giovane protagonista studente universitario che sta preparando una tesi sul cinema espressionista tedesco (e che appare, più in generale, un grande appassionato della settima arte desideroso probabilmente di diventare regista), un personaggio sul quale è plausibile ipotizzare similitudini con quello che poteva essere il giovane Dario Argento.
cast:
Elio Germano, Elisabetta Rocchetti, Chiara Conti, Ivan Morales, Cristina Brondo
regia:
Dario Argento
durata:
95'
produzione:
Rai Fiction
sceneggiatura:
Dario Argento, Franco Ferrini
fotografia:
Frederic Fasano
montaggio:
Walter Fasano
musiche:
Pino Donaggio