Tutto il mondo ama il quiz. Anche l'India, il colosso asiatico, alle prese con diseguaglianze sociali, terrorismo e dissidi di natura religiosa, si ferma davanti alla televisione per vedere "Chi vuol essere milionario?", lo show che può far vincere fino a venti milioni di rupie. Stanno tutti con il fiato sospeso mentre tifano per il diciottenne Jamal, che è sul punto di rispondere alla fatidica domanda finale. Un primo piano sui suoi occhi svela una serenità inspiegabile, tanto più che sorridendo rivela al conduttore sbruffone e antipatico che non sa la risposta esatta (la domanda è su "I tre moschettieri"). Poco importa, però. Usando l'aiuto a casa, riesce a parlare per trenta secondi con Latika, l'amore di tutta una vita, conosciuta, persa, ritrovata, poi di nuovo perduta. Il cammino verso la vetta dei venti milioni non può che concludersi nel modo migliore per Jamal. E quale finale del gioco più bello ci può essere nel tirare a indovinare, azzeccare la soluzione corretta e portarsi a casa il bottino, mentre là fuori tutta Mumbai festeggia?
La storia di Jamal è un'avventura difficile da credere. Ogni domanda che gli viene posta al quiz televisivo gli porta alla mente un pezzo della sua difficile e sofferta crescita. Dalle baraccopoli dell'allora Bombay alla schiavitù sotto un crudele gangster patita insieme al fratello Salim, a Latika e ad altri ragazzini; dalla fuga per riscattarsi alla perdita dell'amata ragazza. Persino il poliziotto che lo fa torturare perché pensa che stia imbrogliando è costretto a ricredersi di fronte alla fantastica storia di una vita così incredibile e all'innegabile serie di coincidenze che fa rispondere Jamal a tutti i quesiti. D'altronde, a lui non interessa né diventare famoso né sbancare il montepremi finale: ma se è vero che la tv è lo strumento principe che unisce tutto e tutti in quest'epoca di globalizzati, allora è forse partecipando al programma più noto che riuscirà, in qualche modo, a rintracciare Latika.
Che Danny Boyle fosse un po' matto lo sapevamo già. Quando metteva in scena storie di delitti scherzosi ed efferati, avventure di eroinomani senza freni, viaggi tropicali alla ricerca del nirvana, metropoli desolate in mano a orribili creature, era sempre spinto da un irrefrenabile spirito di contraddizione. Tutta la sua (pur breve) filmografia è caratterizzata da un senso di ribellione ai canoni sociali, ma anche, su un piano più strettamente artistico, da un'incontrollata aspirazione a frantumare le divisioni fra generi e i criteri di logicità delle sceneggiature. Dopo gli esordi folgoranti di "Piccoli omicidi tra amici" e "Trainspotting", e pure il bellissimo esperimento horror di "28 giorni dopo", le intenzioni non sono andate di pari passo con i risultati ottenuti. Pretenziosità, noia, un certo piglio da cineasta infastidito dal pubblico sempre più lontano hanno reso i suoi ultimi lavori dei soggetti tanto interessanti quanto incompiuti.
"The Millionaire" è un film di un'ambizione spropositata, girato tutto con una serie di espedienti brillanti per narrare di una moltitudine di cose che riguardano il subcontinente indiano: attraverso i flashback del piccolo Jamal, Boyle ripercorre vent'anni di storia. La bidonville, il letame, i bambini a scuola in classi sovraffollate; e poi la crescita a contatto con la criminalità, prostituzione e furti per sopravvivere. E insieme allo spaccato di storia indiana, il regista britannico si concede il lusso di mettere in piedi un triangolo di amore e amicizia che un po' fa il verso ai melodrammi di Bollywood (l'industria del cinema indiano) e un po' cerca di ripercorrere in salsa moderna ed esotica gli inghippi cari ai suoi modelli di sempre (da Frank Capra a François Truffaut, sono tutti minuziosamente citati).
La storia dei due fratelli, ad esempio, ripercorre il canovaccio del cinema coming-of-age di cui Boyle è da sempre un ammiratore e imitatore: uno diventa grande con un'idea assoluta di romanticismo, buono d'animo e sempre ottimista; l'altro, che pure ha un cuore d'oro, finisce per fare il delinquente per lasciarsi alle spalle l'infamia della povertà. E poi c'è Latika (l'affascinante Freida Pinto), donna fatale e al tempo stesso legame naturale che unisce Jamal e Salim fino alla fine.
Per due terzi di film, il meccanismo di avanti e indietro nel tempo, dalle poltroncine dello show in tv ai ricordi della vita dei tre moschettieri (così si erano ribattezzati da piccoli i protagonisti, altra coincidenza non da poco) è di una ripetitività avvilente. Molto meglio la parte finale, con lo scontro anche psicologico fra Jamal e l'insopportabile presentatore che tenta di sabotarlo e con tutta l'India che si mette davanti allo schermo per sostenere uno di loro, passato dalle stamberghe fangose alla conquista di tutto ciò che ha sempre sognato.
cast:
Irfan Khan, Anil Kapoor, Madhur Mittal, Freida Pinto, Dev Patel
regia:
Danny Boyle
titolo originale:
Slumdog Millionaire
distribuzione:
Lucky Red
durata:
120'
produzione:
Celador Films
sceneggiatura:
Simon Beaufoy
fotografia:
Anthony Dod Mantle
scenografie:
Michelle Dey
montaggio:
Chris Dickens
costumi:
Suttirat Anne Larlarb
musiche:
A.R. Rahman