Ancora fresco del successo personale ottenuto con “Ghost Town”, Ricky Gervais si cimenta in un altro personaggio ai ferri corti con la vita, ed in questo caso lo fa triplicando i suoi sforzi che lo vedono impegnato come regista, oltrechè sceneggiatore ed interprete. Il risultato è “The invention of lying”, la storia di un uomo che ha la capacità di mentire in un mondo dove il concetto di menzogna neppure esiste e la verità è l’unico modo di concepire gli orizzonti della vita.
Innamorato di una donna che non ricambia i suoi sentimenti, Mark Bellison, scrittore dallo scarso
appeal commerciale, sfrutta il suo “talento” per fare colpo sull’amata Jennifer ed insieme per aiutare le persone a superare le difficoltà di una vita che non ammette sfumature. Gervais sceglie ancora una volta una commedia dai toni romantici per replicare la parabola di un perdente che diventa vincitore, ma questa volta realizza il suo escursus vestendo i panni di un personaggio che, rispetto ai modelli precedenti, si pensi al Bertram Pincus di “Ghost Town” ma anche agli impiegati della serie televisiva “The Office”, appare meno sfaccettato e votato ad un buonismo che il film traduce nella remissività con cui Mark Bellison affronta la sua vita.
Una scelta di campo che finisce per smorzare lo stupore nei confronti in un incipit che almeno all’inizio, con una serie di trovate divertenti ma anche rivelatrici di una sociologia da cui nessuno è estraneo (per far felice la sua amata il protagonista si trasforma in un nuovo messia capace di sedurre la folla con tavole della legge scritte sui cartoni della Pizza Hut), inducono lo spettatore a ribaltare la morale comune ed a pensare (e qui fa capolino il cinismo del Gervais scrittore) le bugie come unico rimedio ad una vita politicamente corretta. Ed anche il filone romantico legato alle vicissitudini sentimentali di Mark e Jennifer, quello che dovrebbe dare sostanza al film, traghettando i momenti di ilarità all’interno di una logica cinematografica, risulta troppo poco sviluppato in termini di scrittura per far da contraltare agli anedotti proposti dalla storia. Corredato da una serie di cammei interpretati da attori di grido quali Edward Norton e Seymor Hoffmann, “The inventing of lying” rimanda il suo autore ai prossimi tentativi, nella speranza che gli scarsi risultati al botteghino lo facciano meditare sui propositi registici.
28/02/2010