Immaginate due fratelli, uno decisamente stupido e l'altro talmente fesso da credersi capace di rapire la figlia di un grosso boss e farla franca. Adesso immaginate un cottage nei boschi, con dentro i nostri eroi e la fanciulla rapita che, invece di frignare impaurita, rompe il naso al più scemo dei due. E siamo solo all'inizio. Poi ci sono, nell'ordine: due killer, coreani o giapponesi non si sa, e un enorme mostruoso individuo che ha un frigorifero pieno di mani umane. Niente male, vero?
Dalla miscela di tutti questi elementi accuratamente agitati, per meglio pasticciare tutti gli ingredienti, è composto "The Cottage".
La corsa notturna attraverso i boschi della carovana che vede passare prima la rapita e il fratello scemo, poi i killer che inseguono uno sfortunato coinvolto nelle beghe del loro capo, e infine il fratello della rapita con l'ideatore del piano, è in verità un divertente carosello di assurdità.
Il capolinea sarà la casa di un tizio con problemi abbastanza seri, di cui il più normale è il frigo pieno di pezzi umani, custoditi insieme con piselli ed altri oggetti che normalmente abitano i frigoriferi. Il suo sottoscala è un posto da cui è meglio tenersi alla larga, e il suo sistema di stoccaggio degli alimenti lascia alquanto a desiderare.
Nell'insieme la giostrina regala molti momenti esilaranti, e qualcuno decisamente sconcertante, come ad esempio il momento in cui lo spettatore tirerà inaspettatamente un sospiro di sollievo, al ritrovato silenzio provocato dalla prematura, ma del tutto motivata, dipartita dell'ostaggio.
L'azione si svolge tutta in una notte, nella quale il fratello scemo continua a telefonare alla moglie e a mandare bacini e rassicurazioni all'ignara donna, e il villaggio intero reagisce all'intrusione degli sconosciuti seguendoli molto da vicino in pigiama e ciabatte e col cane al guinzaglio.
Il tono è da commedia, ma il contenuto è assai nero. I due protagonisti, un irresistibile Andy Serkis,
già Gollum per Peter Jackson, e suo fratello interpretato da Reece Shearsmith, visto in "Shaun of the Dead", riescono nel difficile compito di far sorridere lo spettatore, anche quando un brivido serpeggia lungo la sua schiena. L'uso di tutti i canoni del genere virati in chiave comica, come nel riuscito "Shaun of the Dead", combina efficacemente le due anime del film, aggiungendo spessore ad un racconto in verità assai semplice.
La regia si tiene esattamente a metà tra la commedia e lo slasher più sanguinolento, e l'insieme è talmente equilibrato da risultare inquietante.
Consigliatissimo agli amanti dell'humor nero di matrice britannica.
30/10/2008