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recensione di Riccardo Nuziale
8.0/10

Nel 1968 l'artista concettuale Mel Ramsden realizza "Secret Painting", opera composta da due pannelli quadrati di 31 cm ciascuno, uno dei quali è completamente nero, mentre il secondo contiene unicamente la scritta "The content of this painting is invisible; the character and dimension of the content are to be kept permanently secret, known only to the artist". Con questo capolavoro dell'arte, Ramsden relega lo spettatore a figura secondaria, se non nulla: l'interpretazione dello spettatore non ha più ragione di esistere se non nella pura anarchia. In altre parole, chi guarda può dire qualsiasi cosa su ciò che sta guardando, ma senza il diritto di dare veridicità e importanza alla propria interpretazione, in quanto essa esiste solo nella mente (non nella mano, nella mente) del creatore dell'opera. Allo stesso tempo, però, donandogli il pieno potere dell'interpretazione anarchica, senza limiti d'alcun tipo, non incanalata dai sensi, l'artista dà allo spettatore una grande possibilità: quella di diventare artista egli stesso, di creare, all'interno di quel quadrato nero, un mondo assolutamente soggettivo che, avvalendosi di quanto scritto nel secondo pannello, ha la stessa validità di quello creato (creazione, è bene ricordarlo, assolutamente non tangibile, priva di qualsiasi valore comunicativo) dall'artista.

Nel 1999 due giovani cineasti, Daniel Myrick e Eduardo Sanchez, danno vita a un progetto cinematografico tanto umile quanto efficace: "Nell'ottobre del 1994 tre studenti videoamatori scomparvero in un bosco nei pressi di Burkittsville, mentre stavano girando un documentario...Un anno dopo fu ritrovato il loro filmato". Punto. Per quanto il film spesso non sia visto di buon occhio e per quanto molto probabilmente il risultato finale vada oltre le reali intenzioni dei creatori, "The Blair Witch Project" è una delle più stupefacenti visioni sul rapporto tra arte e opera, sul concetto di soggettività del visibile e della realtà e sul concetto di paura mai realizzate nella storia del cinema.
I due registi annullano (spesso in maniera totale) il visibile, elevando il sentimento dell'angoscia a sentimento archetipo. Le "tele" nere, che nelle scene notturne padroneggiano, non sono altro che la trasposizione cinematografica del "Secret Painting" di Ramsden. Dopotutto, è sufficiente sostituire la scritta dell'opera di Ramsden con la scritta che dà inizio al film: questo è l'incipit, ora tu immagina, crea il tuo mondo.

Le scene notturne del film sono o completamente nere o illuminate in modo confuso, convulso, dando una percezione assolutamente frammentaria e carente di ciò che accade; sono piuttosto schianti di luce che invadono lo schermo, adottando una tecnica che ricorda quella dell'action painting, Kline in primis (sebbene i suoi fossero schianti di buio su luce). Come se non bastasse, ad intensificare tutto ciò interviene la componente sonora: il film, essendo un documentario amatoriale, è privo di musica, ma nelle scene notturne parole, sussurri, bisbigli, urla lancinanti, respiri affannosi, pianti e rumori indistinti compongono un'originalissima colonna sonora che da una parte accentua la tensione dello spettatore (tensione qui però mentale, non fisica come negli horror comuni: la nostra non-percezione della realtà anziché alla paura ci porta all'angoscia, all'horror vacui), dall'altra completa l'idea di frammentazione, di "materia gettata sulla tela".

Il finale del film, per quanto suggestivo, è più tradizionale e rinuncia quasi totalmente alla straordinaria tecnica utilizzata in precedenza, forse per soddisfare almeno in parte un pubblico non pronto a reggere un horror in cui non succede nulla; purtroppo il pubblico non poteva capire che il nulla che stavano fissando era un'enorme tela su cui dipingere il proprio terrore più intimo. Non succede nulla perché non deve assolutamente succedere nulla.

"The Blair Witch Project" è un film di proporzioni gigantesche, ma non nel senso comune di film. È piuttosto un aforisma, un divertissement concettuale, un "Cat People" prestato al mondo dei pop corn, il non plus ultra dell'umile indipendenza horror, il felicissimo (e forse irripetibile) matrimonio tra la beffardia mockumentary, la genialità del marketing, il feticismo tecnologico più profetico e oscuro e l'ammiccamento avverso del prodotto di consumo più grossolano e raffinato verso un fruitore incapace di recepire.

Versione riveduta e modificata dell'articolo vincitore della 4a edizione del concorso Giovane e Innocente - sezione Cult (2007) (www.effettonotteonline.com)


10/07/2008

Cast e credits

cast:
Heather Donahue, Michael Williams, Joshua Leonard, Bob Griffith


regia:
Daniel Myrick, Eduardo Sanchez


titolo originale:
The Blair Witch Project


distribuzione:
Filmauro


durata:
87'


produzione:
Haxan Films


sceneggiatura:
Dan Myrick, Eduardo Sanchez


fotografia:
Neal Fredericks


Trama
Nell'ottobre del 1994 tre studenti videoamatori scompaiono in un bosco nei pressi di Burkittsville, nel Maryland mentre giravano un documentario. Un anno dopo viene ritrovato il loro filmato
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