Bizzarro scherzo notturno, "The American Astronaut" incarna la grezza quintessenza d'un cinema sognante, ovvero del cinema stesso come sogno e possibilità. Inventivo al di là di ogni mera derivazione e ripreso in un ricco bianco e nero il film racconta l'avventura spaziale del mercante Samuel Curtis (Cory McAbee), il quale baratta un gatto per una "vera donna vivente" clonata e messa in una scatola che porterà su Giove, una colonia maschile di minatori il cui morale viene alzato solamente dai racconti del Ragazzo-che-ha-veramente-visto-un-seno-femminile (Greg Russell Cook). Di qui Samuel baratterà la donna per il Ragazzo e poi ancora il Ragazzo per un cadavere da ricondurre sulla Terra. Sulle tracce di Samuel c'è il Professor Hess (Rocco Sisto), uno spietato killer che uccidendo solamente chi non gli fornisce motivo d'essere ucciso sembra un Dottor Stranamore in versione burroughsiana.
Con questa sua stravangate divagazione interstellare presentata nel 2001 al Sundance Film Festival il regista Cory McAbee ci consegna l'anello mancante tra l'"Eraserhead" lynchiano e la prima produzione di Guy Maddin, un'opera che rinnova il piacere di perdersi tra le immagini che scorrono nell'abbandono della ragione e nella sospensione di ogni incredulità. È, infatti, questo un film da lasciar scorrere passivamente sotto la propria pelle. Girato in 27 giorni nel Queens è una superba ode al Midnight movie. A momenti sembra fare il verso ad una farsa brechtiana in cui McAbee modella il suo personale universo declinandolo come una distopia sociale: si apre a riflessioni sul concetto di mascolinità, paternità, amore e violenza in un universo maschile lasciando intuire le possibilità omoerotiche in una situazione di isolamento sessuale e risemantizzando in questa direzione ogni singolo cliché di cui si avvale.
Imprevedibile in ogni singolo istante, "The American Astronaut" è una rara perla, ma due principali pecche macchiano questa ottima pellicola frutto del lavoro del regista-sceneggiatore-protagonista McAbee: innanzitutto il volgere troppo rapidamente verso la fine dopo un avvio solidamente strutturato e rischiando quindi di apparire come un nano con la testa di gigante, poi secondariamente il non andare troppo a fondo nel dar vita all'eccentrico mondo del quale ha tracciato i confini.
Dadà quanto basta per non prendersi troppo sul serio, "The American Astronaut" è una unica miscela dagli esiti surreali di fantascienza, commedia, western e musical rockabilly in cui trionfa l'immaginazione nella sua potenza oltre l'immagine stessa: colonie ritratte come polverosi saloon di una qualche sperduta cittadina del far west, effetti speciali che, volutamente, sembrano usciti da "Plan 9 from Outer Space" di Ed Wood. E con la sua eccellente fotografia in bianco e nero diretta da W. Mott Hupfell III, che spinge direttamente lo spettatore a sospendere ogni incredulità, ed un bel design futuristico-retrò "The American Astronaut" assesta un eccentrico calcio in culo al blockbuster. Signore e signori, questo è qualcosa che raramente vi capiterà di rivedere; per tutto il resto c'è Michael Bay.
cast:
Cory McAbee, Rocco Sisto, Greg Russell Cook, Annie Golden, James Ransone, Joshua Taylor, Tom Aldredge
regia:
Cory McAbee
titolo originale:
The American Astronaut
distribuzione:
BNS
durata:
91'
produzione:
Joshua Taylor, William Perkins, Robert Lurie
sceneggiatura:
Cory McAbee
fotografia:
W. Mott Hupfel III
scenografie:
Geoff Tuttle
montaggio:
Pete Beaudreau
costumi:
Dawn Weisberg
musiche:
The Billy Nayer Show