Ondacinema

recensione di Alessio Cossu
7.0/10

Sono chiamati seminali i film che gettano luce su soggetti inesplorati e che, di fatto, danno origine a un nuovo genere. Quando Mathieu Kassowitz girò "L’odio" (1995), il Cinema delle banlieu di fatto non esisteva. Più recentemente, sempre un autore transalpino, Ladj Ly, è ritornato a mettere il dito nella stessa piaga con una pellicola piuttosto divisiva ("I miserabili").

Alessandro Tonda, con una produzione Italo-Belga, muovendo i passi da tale soggetto, lo fonde con un tema in verità estraneo al contesto cinematografico europeo: quello della violenza terroristica di matrice islamica. Ma non basta, perché a differenza tanto dell’opera di Mathieu Kassowitz quanto di altre simili e più vicine nel tempo, quali "Shorta" (2020), il giovane regista guarda al soggetto senza quell’eccesso si spettacolarizzazione proprio di tanto cinema americano indulgendo piuttosto in un venato ottimismo. Questo almeno esprime la trama. Fatta salva la genuinità dell’operazione del regista, resta da valutarne la riuscita.

Senza alcun preambolo Tonda ci porta, o sarebbe meglio dire ci spinge, dall’interno di un tram di linea dentro una scuola di Bruxelles. Ci spinge perché la macchina da presa, rigorosamente a spalla, come una fedele remora che conosce la lezione di John Cassavetes, segue a brevissima distanza le spalle di uno studente per poi staccarsene e seguirne un altro, poi un altro ancora che arriva di fronte o attraversa l’inquadratura. Tanto che, nel volgere di un unico piano sequenza, ci ritroviamo nell’androne della scuola. La fotografia è per quasi tutto il film quella della luce naturale, allo scopo di suscitare un senso di più compiuto realismo. L’inesorabilità della sequenza, che nei modi e nella scenografia molto ricorda anche "Elephant" (2003) di Gus Van Sant, è già carica di tensione ancor prima che i due giovani terroristi entrino in azione. Ma mentre quello che prima spara e poi si fa esplodere muore, il compagno, travolto dall’urto e dai detriti, non ha il tempo di azionare la cintura esplosiva. Viene così soccorso e portato sull’ambulanza, vera e claustrofobica location del film, dove solo in un secondo momento il paramedico Isabel (Clotilde Hesme) e l’autista (Adamo Dionisi) si ritrovano in balia del giovane, ferito ma ancora in grado di far detonare la carica. Il vissuto, l’ambiente familiare, le motivazioni del gesto emergono con rapide pennellate in montaggio parallelo al tragitto dell’ambulanza. Eden, questo il nome dell’attentatore sopravvissuto, è uno dei tanti giovani immigrati figli di una famiglia distratta e che è caduto vittima del proselitismo fondamentalista. Questa la tesi del regista, per il quale l’ambulanza e il cinema rappresentano rispettivamente il luogo concreto e quello astratto nel quale tentare di gettare un ponte tra due mondi che si sfiorano senza toccarsi, si vedono senza guardarsi, si parlano senza ascoltarsi. Perché già l’ambulanza è per sineddoche una rappresentazione del mondo esterno: Isabel stessa è, prima di essere un’infermiera, un’immigrata di origini maghrebine integratasi nel contesto europeo, e lei stessa vive il problema familiare di un figlio coi pugni in tasca. Anche Adamo, l’autista a sua volta immigrato di origine italiana, cerca di far rinsavire il giovane.

Ciò che sembrerebbe non convincere fino in fondo di "The Shift" è proprio la conclusione: dopo un crescendo della tensione che pare senza vie d’uscita, il dramma evapora nell’abbraccio materno di Isabel e la pellicola trasuda di mélo. Oppure Tonda voleva proprio un film divisivo, che spiazzasse, che lasciasse a bocca asciutta i cultori dell’action puro, a vantaggio di palati più fini, più pronti a interrogarsi piuttosto che a trovarsi di fronte un problema con una soluzione preconfezionata? Ad opinione di chi scrive il cuore del film non sta nella modalità con cui dall’esterno dell’ambulanza si organizza l’assalto delle teste di cuoio, ma nel difficile dialogo che i due paramedici tentano di instaurare col giovane. In quest’ottica, la sproporzione finale tra il dispiegamento delle forze di polizia all’esterno e la disarmante forza della parole di Isabel è un elemento che ridonda a vantaggio della compiutezza del film. Qualità accessoria del regista è la capacità di seminare temporanee false piste che contribuiscono a far salire la temperatura della tensione: l’inquadratura sul rasoio di Karim, il padre di Eden chiusosi nel bagno e in preda alla disperazione dopo le notizie sull’operato del figlio, o l’iniziale preoccupazione di Isabel che teme che il proprio figlio possa essere stato coinvolto come parte attiva nell’attentato. "The Shift" è stato presentato al Festival del Cinema di Roma nel 2020.


22/06/2021

Cast e credits

cast:
Philippe Beyls, Adam Amara, Mostafa Benkerroum, Jan Hammenecker, Djemel Barek, Adamo Dionisi, Clotilde Hesme


regia:
Alessandro Tonda


titolo originale:
The Shift


distribuzione:
Notorious Pictures


durata:
90'


produzione:
Notorious


sceneggiatura:
Davide Orsini, Alessandro Tonda


fotografia:
Benoit Dervaux


scenografie:
Igor Gabriel


montaggio:
Simone Manetti


costumi:
Christophe Pidre


musiche:
Mokadelic


Trama

Bruxelles. Un’ambulanza si precipita in una scuola dopo un attentato suicida. I due paramedici, senza saperlo, soccorrono e trasportano a bordo l’attentatore superstite. Quando scoprono che Eden indossa ancora la cintura esplosiva iniziano una lunga trattativa con il giovane, mentre la polizia, ormai sulle tracce dell’ambulanza, prepara un posto di blocco per una soluzione di forza.