Da più di quarant’anni Rajko Grlić punta la macchina da presa sul ribollente calderone dei Balcani al fine di descrivere le dinamiche sociali di un territorio eterogeneo e complesso. I film del regista croato sono racconti concisi, leggeri, pervasi da un’ironia latente che ha finalità educative – proprio di recente, Grlić ha paragonato la propria filmografia all’agopuntura. In questa poetica espressiva si inserisce "The Constitution", premiato come miglior film alla 40° edizione del Montreal World Film Festival. La narrazione si concentra sulla vita di quattro persone che abitano lo stesso condominio a Zagabria, divise da etnia, convinzioni politiche e preferenze sessuali. Da una parte, Vjeko è un insegnante omosessuale che vive con il padre, ex ustascia morente che gli ha trasmesso i valori tradizionali dell’estrema destra croata, ovvero nazionalismo, fascismo clericale e anti-serbismo. Al piano inferiore vivono i coniugi Maja e Ante, lei infermiera, lui poliziotto di origine serba.
La distanza fra i personaggi è sottolineata per una buona parte del film da una rigida dialettica di campo e controcampo, tesa a indicare come ciascuna figura sia afflitta da un sostanziale isolamento. Una forte diffidenza separa Vjeko, il padre e il poliziotto Ante, dovuta in parte a pregiudizi ideologici, in parte a traumi maturati in passato dagli stessi personaggi. L’aura di incomprensione e risentimento è sottolineata a livello visivo dalla persistenza di una penombra cupa, opprimente, dalla presenza ricorrente di muri e paraventi. Se il vecchio ustascia, fascista, bigotto e autoritario, è l’emblema muto e morente dei valori della vecchia Croazia, Ante e Vieko rappresentano invece la società moderna, multietnica e multisessuale. L’integrazione è possibile soltanto a condizione di una mutua apertura, e questa avviene nel film grazie a Maja. Quando Vjeko subisce un pestaggio, Maja cura lui e accudisce il padre, ottenendo in cambio la promessa che il professore aiuti il marito a superare l’esame sulla costituzione croata. L’istinto femminile, amorevole e materno, si configura quindi come elemento catartico, capace di mondare pregiudizi e violenza, favorendo l’amicizia e la cooperazione. Altra figura eminentemente simbolica è l’avvelenatore di cani, paradigma dell’odio gratuito che nutre e fomenta ogni forma di allofobia.
"The Constitution" è quindi, come ha affermato lo stesso autore, "una storia d’amore sull’odio", che stereotipizza tipi e topoi con lo scopo dichiarato di educare e far comprendere. Il proposito è nobile, ma l’esito modesto, giacché il récit assume sin dalle prime battute un taglio didascalico. Con troppa frequenza lo svolgimento dell’intreccio riposa su dialoghi pleonastici e insistiti, o sviluppi calcolabili. Se si considera la pressoché assoluta mancanza di gag, la commedia di Grlić rischia allora di assomigliare a un pamphlet audiovisivo finalizzato a un’incisiva critica dell’ideologia xenofoba e omofoba. Purtroppo, non sempre eccellenti propositi producono film eccellenti; e se da un lato le tesi sono pienamente condivisibili, dall’altro la modalità espressiva si macchia di un’eccessiva linearità. Così, senza deviazioni e senza particolari sussulti, la narrazione traghetta lo spettatore verso un orizzonte annunciato.
In sintesi, "The Constitution" è una commedia gradevole e ponderata, la cui scarna semplicità rappresenta nel contempo il pregio e il difetto più evidente. Tra i meriti maggiori, l’indiretto ma incisivo ritratto dello spaccato sociale croato contemporaneo e l’eccellente interpretazione di Nebojša Glogovac, grande attore da poco scomparso.
cast:
Nebojša Glogovac, Dejan Aćimović, Ksenija Marinković, Božidar Smiljanić
regia:
Rajko Grlić
titolo originale:
Ustav Republike Hrvatske
distribuzione:
Cineclub Internazionale, Tycoon Distribution
durata:
90'
produzione:
Interfilm Produkcija d.o.o., Film and Music Entertainment, In Film Praha, Sever & Sever
sceneggiatura:
Rajko Grlić, Ante Tomić
fotografia:
Branko Linta
scenografie:
Željka Burić
montaggio:
Andrija Zafranović
costumi:
Leo Kulaš
musiche:
Duke Bojadziev