Fa piacere ritrovare in un ruolo diverso Benjamin Géza Affleck-Boldt, classe 1972, sceneggiatore e produttore da Oscar, regista di provate capacità e attore fra i più noti sulla piazza, negli ultimi tempi impegnato, davanti e (presto) dietro la macchina da presa, col Cavaliere Oscuro, come protagonista di uno di quei thriller che Hollywood sforna a ripetizione, confidando sulla presenza di qualche nome, diciamo così, forte (e gli incassi di queste settimane non faranno che confermare questo trend). Diretto da Gavin O'Connor, che è reduce da un buon film anche se sfortunato ai botteghini come "Warrior" e dall'esperienza controversa del western "Jane got a gun" con Natalie Portman, quindi presumibilmente ben contento di avere a che fare con una pellicola dall'esordio così positivo per quanto riguarda gli incassi, "The Accountant" regala al suo interprete principale uno dei personaggi più curiosi della sua carriera, quello di un matematico autistico che alterna la professione di contabile all'attività di sicario e Affleck si rivela una scelta ideale. Come ha suggerito "Variety", questa volta è come se per lui avessero pensato di fondere insieme due dei ruoli chiave nella carriera dell'amico fraterno Matt Damon: il genio ribelle Will Hunting e l'agente Jason Bourne. Meno acclamato come attore rispetto al fratello Casey o allo stesso Damon, Ben Affleck almeno inizialmente ha potuto contare su una faccia e un fisico da ragazzone americano, ma da "Armageddon", "Gigli" o a "Daredevil" (e Netflix non c'entra qui!) a David Fincher il passo non è stato breve e nel frattempo il nostro è pure riuscito ad aggiudicarsi una Coppa Volpa a Venezia (per "Hollywoodland", peraltro uno dei suoi ruoli meno ricordati, anche se perfettamente in linea col suo percorso artistico, visto che era dedicato all'attore George Reeves, sfortunato interprete televisivo di Superman). Contrariamente, infatti, a quanto sostengono alcuni detrattori, che lo considerano una figura arrogante, una delle sue peculiarità come interprete è proprio quella di regalare ai ruoli una certa bonomia che risulta in questo caso particolarmente felice, poiché il ragioniere-assassino Christian Wolff, nonostante la stazza imponente, l'espressione imperscrutabile e una perizia incredibile, non risulta mai il badass che ci si potrebbe aspettare; anzi, diventa difficile non provare simpatia per lui. Cosa non da poco, visto che più di ogni cosa ciò ha evitato al film le accuse di politicamente scorretto che avrebbe probabilmente ricevuto.
La trama, ricavata da una sceneggiatura a firma di Bill Dubuque (che qualche anno fa aveva scritto "The Judge" con Robert Downey Jr. e Robert Duvall), per un po' di tempo nella famigerata "Black List" hollywoodiana, dimostra quanto gli scrittori dalle parti di Los Angeles continuino ad essere debitori di fumetti e pulp fiction. Il contabile Wolff viene assunto da un'impresa che si occupa di robotica per verificare alcuni ammanchi sospetti, scoperti di recente da una giovane collaboratrice che ha il volto di Anna Kendrick. La ragazza non si rende conto che le sue scoperte possono essere pericolose ma a chiarirle le idee arrivano dei brutti ceffi. Per sua fortuna Christian, che non è bravo a socializzare ma ha un sacco di frecce al suo arco, entra nel ruolo del salvatore e per i cattivi (quelli veri) le ore sono meno che contate. Aggiungete a tutto questo qualche flashback sul passato del protagonista, agenti federali che indagano su di lui, un incontro imprevisto e avrete un'idea di quello che vi aspetta. Il piatto è talmente ricco che non ci sarebbe da stupirsi se tra qualche anno arrivasse un remake bollywoodiano (in fondo "Warrior" ha già avuto una sua versione hindi, dal titolo internazionale"Brothers", che incassò pure meglio dell'originale). Va anche detto che per quanto, fra trame e sotto trame, il film non si risparmi, solo un colpo di scena risulta veramente inatteso e azzeccato.
La coppia Affleck-Kendrick funziona e il loro essere apparentemente male assortiti finisce col giocare a favore della storia, anche se non sono previste delle vere parentesi romantiche. J.K. Simmons, John Lithgow, Jeffrey Tambor e il buon Jon Bernthal forniscono il dovuto supporto nei ruoli secondari, fra i quali trovano posto anche le attrici televisive Alison Wright e Cynthia Addai-Robinson.
"The Accountant" forse non entrerà nella lista dei migliori thriller degli ultimi anni ma fa quello che deve fare e fosse stato un po' meglio calibrato, tutto sommato non sarebbe uscito neanche male dal confronto con titoli recenti che si sono guadagnati il favore della critica, oltre alla simpatia del pubblico. Ragion per cui è facile immaginare che Affleck, una volta portati a termine i vari impegni da attore-regista, fumettosi o meno, tornerà nei panni di Mr Wolff, magari per risolvere i problemi di qualcun altro.
28/10/2016