Ondacinema

recensione di Matteo Pennacchia
6.5/10

La metropolitana è un non-luogo fra i più profondamente incistati nell'organismo dell'urbe moderna (surmoderna direbbe Marc Augé, che alla metro ha dedicato molte riflessioni). Il regista Michael Berry passa dalla "Frontera" post-western (2014, con Ed Harris) al (sotto)mondo della Grande Città per eccellenza, New York, con un musical che in prima battuta sembra avere tutte le intenzioni dell'affresco sociale (espressione orribile, usata troppo e troppo male, stavolta però innegabile).
Ci sono una ragazza coreana, una giovane donna nera incinta, un donna wasp di mezza età, un operaio ispanico, un homeless e un ragazzo nerd a bordo di un vagone della metro, e non è una barzelletta (è verosimile che questa sia in minima parte la composizione abituale di un quadro della popolazione newyorkese). La metro ha un guasto e si blocca in corsa, e i sei restano chiusi dentro. Faccenda da thriller psicologico in unità di luogo, o da carneficina satirica di costume. Invece, tutti si mettono a cantare al ritmo della dismissione delle maschere sociali, profondendosi in strazianti parabole autobiografiche per abbattere le distanze in nome della sfiga cosmica.
Se il messaggio programmatico di "Stuck" ("Blocco") è un invito a non restare "bloccati" nel circolo vizioso delle umane apparenze, né a "bloccarsi" sulle disgrazie esistenziali (la coreana è stata vittima di stupro, la wasp ha perso il figlio, e via dicendo), il nocciolo sembra essere una volta di più l'interazione.

Il film (presentato in anteprima alla 4° edizione di Seeyousound) presume che il nostro bisogno di consolazione sia diventato bisogno di comunicazione (di comunicare con gli altri, e ancor più di comunicarci agli altri), superando le contraddizioni della medialità iperbolica, muta, vuota, virtuale e alienante dei dispositivi tecnologici. Discorso esplicitato dai personaggi con target morali(sti), che però esprime una costante antropologica del nostro tempo (confidiamo in Theresa May per l'esportazione globale del Ministero della Solitudine). Non sappiamo bene con quale animo accogliere l'ottimismo spinto dell'epilogo, ma la tesi di fondo di "Stuck" è amarissima - benché vada alla deriva in un mare di lacrime che la sceneggiatura, adattata da un musical teatrale, non è riuscita ad asciugare (o rendere meno patetico o, a pensar male, meno subdolo).
Caccia i soldi e recita la popstar Ashanti, nel suo habitat con gli arrangiamenti R&B (ma la colonna sonora è varia e ben scritta). Fotografia e montaggio (quest'ultimo un'opera a tre) ricostruiscono lo spazio limitato del vagone nelle traiettorie degli sguardi, non affondando il pedale della claustrofobia ma agendo sul senso di lontananza fisica, sui punti di fuga: una lode tecnica che riequilibra le superficialità in fase di scrittura.


31/01/2018

Cast e credits

cast:
Giancarlo Esposito, Amy Madigan, Arden Cho, Ashanti , Omar Chaparro


regia:
Michael Berry


durata:
87'


produzione:
MJW Films, Little Angel Productions


sceneggiatura:
Michael Berry


fotografia:
Luke Geissbuhler


scenografie:
Maggie Ruder


montaggio:
Elisa Cohen, Lucy Donaldson, Jimmy Hill


costumi:
Rebecca Luke


musiche:
Ben Maughan, Riley Thomas, Timothy Young


Trama
Un gruppo di persone rimane bloccato per colpa di un guasto in un vagone della metro newyorkese. L'inconveniente diventa occasione di confronto personale.