In una longeva filmografia composta da un elevato numero di film (tra corti e lungometraggi: 106 titoli tra il 1921 e il 1951*), il più importante duo comico della storia del cinema ha sempre vissuto sullo schermo un rapporto di complicità parzialmente indefinita. Tra pasticci e peripezie, i personaggi di Stanlio e Ollio hanno di rado rinunciato a un grande e bonariamente conflittuale rapporto di amicizia. Assolutamente inseparabili, nei loro film l’azione prende vita e si sviluppa secondo la teoria degli opposti: fin dalla fisicità e arrivando ai tratti caratteriali, le scintille che danno il via alle loro disavventure sono comunque tenute in pugno da una vicinanza data per scontata. L’amicizia non è mai enunciata: i due affrontano il lavoro, le difficoltà e le gioie in un tragitto che trova la realizzazione nella fase di maggiore complicità.
I due personaggi sono in definitiva inseparabili, importanti in egual misura. L’uno prende vita grazie all’altro.
"Stanlio e Ollio" celebra il duo, anche se rifiuta il metodo della glorificazione.
Presenta alcune incongruenze storiche (consapevoli o meno?) che non è il caso di elencare in questa sede con fare pedante e se si presta e trova nei due attori che li interpretano il vero punto di forza dell’operazione: Steve Coogan e John C. Reilly non sono soltanto credibili e bravissimi al punto che possono replicare sequenze comiche del duo ma interpretarne anche di inedite (la gag delle porte) mantenendo intatto smalto, verosimiglianza e divertimento. Anche per questo motivo il film andrebbe assolutamente visto nella sua versione originale.
Il film comincia con l’unico virtuosismo di una regia per altri versi di stampo tradizionale: il piano-sequenza è il metodo immersivo per entrare in confidenza e seguire Stan Laurel e Oliver Hardy, accompagnandoli sul set fino ad un ciak di "I fanciulli del West". "Chi ha avuto l’idea di una commedia western?" dirà il perplesso e leggendario produttore Hal Roach. Il film sarà poi da annoverare tra i grandi successi della coppia. 1937: avranno inizio gli ultimi anni di un fulgore artistico e di una celebrità che accompagnava Laurel e Hardy fin dall’età del cinema muto.
Nel fare un balzo in avanti di sedici anni, il film di Jon S. Baird non si crogiola nei momenti artisticamente (e in taluni casi non solo) drammatici che preannunciano ed evidenziano il passaggio tra gloria e declino, ma ci presenta i due già maturi e consapevoli, alle prese con un’esistenza costretta a piegarsi al tempo che passa, alle leggi del mercato e, di conseguenza, confinata in teatri marginali in un rimasticamento della propria arte. Lavoro che per essere rigenerato avrà la necessità di fortificarsi tramite una fiducia, una complicità e un’amicizia tra i Laurel e Hardy uomini, non semplicemente attori.
Situandosi nella britannica Newcastle del 1953, il film preannuncia una dimensione scarna, molto lontana dai riflettori della dorata Hollywood, frenando e concentrando l’obiettivo sugli uomini che si apprestano a entrare in scena, sui sogni e i progetti possibili (l’intenzione di realizzare un nuovo film), sul rapporto d’amore e complicità con le rispettive mogli. Nel restituire questo piccolo mondo celato dietro il sipario dello spettacolo, “Stanlio e Ollio” è in prima battuta un film sull’amicizia tra i due o – meglio – sull’amicizia tout-court: difatti il legame affettivo sito lontano dal palcoscenico non è dato per scontato. Stan Laurel resta la mente, colui che immagina, scrive e propone gli sketch, mentre Oliver Hardy, cultore del buon cibo e di rilassate partite di golf, è un corpo, una presenza indispensabile per la rappresentazione, la credibilità e la compiutezza della gag di turno. Uno scambio sempre cordiale, professionale, di gran fiducia ma che - sembra dirci il film - si rivelerà di amicizia sincera proprio quando la fatica di trovare i finanziamenti per un nuovo film si farà tangibile, quando il successo dei tempi si manifesta soltanto nei ricordi e nelle affettuose parole di nostalgici fan, quando bisognerà fare i conti con i problemi di salute e con un’età non più florida. Così, dunque, assemblando con discrezione scene di vita quotidiana, l’anima del film sta tutta nell’impercettibile ma comunque naturale affermazione di un’amicizia speciale al di là di schermi e palcoscenici. Quando nel 1957 Oliver Hardy scomparve, Stan Laurel non solo rifiutò tutte le offerte di esibirsi con un nuovo partner, ma dopo il ritiro dalle scene continuò a scrivere fino alla sua morte (1965) testi per Stanlio e Ollio: la più bella dichiarazione d’amore del mondo.
* Sebbene molte delle celebri sequenze di Stanlio e Ollio siano spesso contenute in lungometraggi che frequentemente vediamo in tv, gli esiti artistici più compatti e felici della mitica coppia sono da rintracciare nelle brevi distanze: data la considerevole mole numerica e una inevitabile discontinuità dei cortometraggi realizzati, è consigliata una selezione per scoprire perle della cinematografia comica
cast:
Steve Coogan, John C. Reilly, Nina Arianda, Shirley Henderson, Danny Huston, Rufus Jones, Stephanie Hyam, Susy Kane
regia:
Jon S. Baird
titolo originale:
Stan & Ollie
distribuzione:
Lucky Red
durata:
98'
produzione:
Sonesta Films, Fable Pictures
sceneggiatura:
Jeff Pope
fotografia:
Laurie Rose
scenografie:
John Paul Kelly
montaggio:
Billy Sneddon, Úna Ní Dhonghaíle
costumi:
Guy Speranza
musiche:
Rolfe Kent