Kelly guarda all'universo pop americano (vari riferimenti a "Watchmen", colonna sonora curatissima composta da Moby, con brani di Pixies, Black Rebel Motorctycle Club, Blur e tanti altri, citazioni letterarie e musicali messe in bocca ai protagonisti), e al contempo ha ambizioni satiriche e cinefile. Il suo è un calderone sci-fi che mescola con assoluta liberà Lynch (c'è pure Rebekah del Rio che intona l'inno americano, direttamente dal Club Silencio di "Mulholland Drive"), Terry Gilliam, Philip K. Dick, John Carpenter, William Burroughs, George Lucas e la sua saga stellare ("Southland Tales" è diviso, come "Star Wars", in tre capitoli, IV, V e VI; i tre precedenti non ci vengono raccontati, ma sono stati realizzati sotto forma di graphic novel) e sicuramente tante altre cose.
Ambientato in un futuro che è già presente (il 2008) il film di Kelly parla di massimi sistemi, punta l'indice contro i belligeranti Usa, e rappresenta un mondo delirante di matrice orwelliana. La privacy non esiste più: per prevenire attacchi terroristici, le vite degli americani sono osservate attraverso un imponente sistema di controllo (lo UsiDent). Mentre incombe la terza guerra mondiale, le risorse energetiche del paese sono allo stremo, e i potenti sono costretti ad affidarsi a una misteriosa società che sfrutta le correnti oceaniche (per ottenere il prezioso "Karma Fluido"). Ma c'è di più: un noto attore di film action (Dwayne Johnson, aka il wrestler "The Rock") scompare nel deserto e ritorna privo di memoria, e un agente di polizia (Seann William Scott), che vede la propria immagine nello specchio "in differita", è alla disperata ricerca del fratello gemello.
Sembra complicato, e lo è. E di mezzo ci sono pure metafisiche droghe, viaggi nel tempo (come in "Donnie Darko"), gruppi sovversivi "neo-marxisti", prosperose pornostar.
Insomma, di materiale ce n'è tantissimo. E difatti la già lunga durata (nella versione cut il minutaggio si avvicina comunque alle due ore e mezza) non è assolutamente sufficiente a sbrogliare la matassa di sottotrame e personaggi. Forse, come per il "cugino" "Twin Peaks", la vera destinazione di "Southland Tales" avrebbe dovuto essere il piccolo schermo. Solo la durata "infinita" del serial, infatti, avrebbe sopperito alla saturazione dell'intreccio, al marasma confusionario di situazioni. Così è decisamente troppo. La sceneggiatura è eccessivamente macchinosa, sgangherata (buchi "logici", personaggi che entrano in scena per poi svanire nel nulla senza motivo), incapace di coinvolgere anche lo spettatore più propenso.
Ma non ci sentiamo di bocciare in toto l'opera seconda di Kelly. Perché anche così restano scampoli visionari di notevole potenza (la sequenza musical di uno sfigurato Justin Timberlake sulle note dei Killers), e un quadro generale apocalittico e pessimista, condito da una vena acidula ben poco conciliante.
cast:
Dwayne Johnson, Seann William Scott, Sarah Michelle Gellar, Jon Lovitz, Justin Timberlake
regia:
Richard Kelly
titolo originale:
Southland Tales
durata:
127'
produzione:
Universal Pictures/Cherry Road Films
sceneggiatura:
Richard Kelly
fotografia:
Steven B. Poster