La commistione tra genio e malattia non è nuova a Hollywood e spesso ha dato vita a film di successo (esempi banali: "Rain Man", "A Beautiful Mind", "Shine"), e sulla carta "Il solista" parrebbe solo l'ennesimo prodotto strappalacrime, confezionato ad hoc per fare incetta di Oscar e statuette varie. Un racconto tipicamente americano, il giornalista di successo (Robert Downey Jr.) che decide di aiutare, contro il parere di tutti, il senzatetto schizofrenico e violoncellista (Jamie Foxx) si presta ad un contorno di retorica assortita, a cui il giovane regista Joe Wright ("
Espiazione") riesce a sfuggire solo in parte.
Il mito
all american della seconda possibilità, il senso di responsabilità verso i più deboli connaturato alla cultura
yankee, temi all'origine pure di un recente successo Usa, "
The Blind Side", 250 milioni al box office, nomination all'Oscar per il miglior film dell'anno, e addirittura l'ambito premio dell'Academy conferito nientemeno che alla protagonista Sandra Bullock (immeritatamente). Ma se lì le soluzioni erano le più facili e scontate (un ragazzone nero senza famiglia viene "adottato" da una ricca signora texana e alla fine fa pure i miliardi giocando a football), il film di Wright ha esiti ben più amari e poco consolatori: dalla malattia non si può guarire, non è (sempre) possibile aiutare il prossimo, l'America, nonostante Obama e tutto il resto, continua a nascondere un lato oscuro e desolante che molti si rifiutano di accettare (gli oltre 90.000
homeless della periferia di Los Angeles). Ecco spiegate le ragioni dell'insuccesso del film di Wright, ignorato dal pubblico e recensito abbastanza freddamente dalla stampa. Un peccato. Perché di film così, sanamente "classici", ne girano sempre meno ormai.
Intendiamoci, la sceneggiatura di Susannah Grant ("Erin Brockovich") non osa mai troppo, e c'è qualche scena madre di troppo (Nathaniel che suona Beethoven al violoncello per la prima volta dopo anni, alternato ad un liberatorio volo di colombe), ma Wright sa rendersi giustamente "invisibile", riprende i bassifondi di L.A. con corretto piglio realista (un bel piano sequenza dall'alto sulla vita notturna dei senzatetto ricorda parecchio quello in "
Espiazione" che rappresentava gli orrori della guerra), asseconda il virtuosismo dei due attori (entrambi mostruosi, in particolare un umanissimo Downey Jr., che morde il freno ed è lontano dalla spavalderia degli ultimi ruoli
action), senza concedere troppo al facile spettacolo. Tutto sommato, "Il solista" è un film sottovalutato e che, tra i vari fondi di magazzino che infestano le multisale in estate, merita un recupero.