Il nuovo film di Oliver Stone si poggia su un presupposto che non centra nulla con la biografia di Edward Snowden e che chiama in causa "Citizenfour", il documentario realizzato da Laura Poitras per il quale la regista è riuscita a vincere l'Oscar nella categoria di riferimento. Ricordiamo che il lavoro della Poitras si basava per la maggior parte sulla registrazione filmata dell'intervista rilasciata da Snowden a lei e al reporter del Guardian che poi ne avrebbe diffuso le dichiarazioni sull'esistenza di un programma di sorveglianza di massa utilizzato dal governo americano per spiare le mosse dei governi stranieri come pure dei suoi stessi cittadini. A dispetto del caos mediatico scatenatosi all'indomani delle affermazioni rilasciate dall'ex consulente dell'NSA il film della Poitras fu ignorato dal pubblico statunitense (e non solo), mai troppo tenero con chi ha il coraggio di mettere in dubbio i pilastri della sua democrazia, terminando la corsa al botteghino con un incasso di poco inferiore ai tre milioni di dollari. Un dato che, numeri alla mano, equivaleva a considerare "Citizenfour" una sorta di desaparecidos delle sale, uscito nei cinema senza lasciare alcuna traccia. Ed è qui che si inserisce Oliver Stone e l' idea di realizzare una versione dello stesso film con le forme e la progettualità della grandi produzioni mainstream.
In questo senso "Snowden" senza avere la possibilità di potersene ufficialmente fregiare partiva con le caratteristiche che lo indicavano come il remake in chiave fiction del film del 2014. La sceneggiatura scritta da Stone e da Kieran Fitzgerald in effetti recepiva l'assunto del modello offertole dal lavoro della Poitras confermandone l'impianto di base e quindi le rivelazioni a cui abbiamo fatto cenno nel precedente paragrafo e la location principale (la stanza di un hotel di Hong Kong), nella versione pensata dal regista di "Platoon" chiamata a fare da cornice ai flashback che mettono insieme la parti inedite, quelle che per forza di cose non potevano essere incluse nel documentario della Poitras. Stiamo parlando degli inserti narrativi che consentono allo spettatore di passare in rassegna il quadro completo degli aspetti pubblici e privati attribuiti al personaggio e che hanno come estremi da una parte il mancato arruolamento nei corpi speciali dell'esercito per motivi di salute e la conseguente annessione nei ranghi della Cia che gli permette di farsi strada nella comunità intelligence nazionale, dall'altra il passaggio alla società di consulenza che supportava la National Security Agency.
Apprendiamo cosi che la goccia che fa traboccare il vaso, convincendo Snowden a entrare nella clandestinità non è tanto il sistema messo a punto dai suoi datori di lavoro, moralmente discutibile ma necessario per tutelare il paese da eventuali attacchi esterni non preventivati, quanto piuttosto il fatto che ad essere vittima della raccolta segreta di informazioni da parte dei servizi segreti americani non siano solo i governi delle nazioni avversarie o quelli in carica nelle aree di possibile ingerenza ma anche l'intera comunità dei cittadini statunitensi. In questo ambito è del tutto inedita dal punto di vista cinematografico il ruolo di Lindsay Mills (interpretata da Shailene Woodley) la fidanzata di Snowden che oltre a sostenere l'uomo per tutto il corso della sua articolata e drammatica esperienza fornisce al film di Stone la possibilità di dotarsi di un filone sentimentale che insieme a quello spionistico rappresentato dalle azioni poste in essere dal protagonista per l'assolvimento dei suoi compiti consentono al film di cambiare pelle assumendo le sembianze del cinema d'azione. Un po' per mancanza di soldi - trovati in Europa e non negli States - un po' perché il linguaggio tecnico e le spiegazioni di Snowden sarebbero difficile da comprendere per i non addetti ai lavori senza un minimo di mediazione, lo "Snowden" di Stone tende alla semplificazione, allestendo uno spy movie anomalo per la mancanza di sparatorie, esplosioni, inseguimenti ed effetti speciali che normalmente fanno da corredo all'esposizione delle grandi teorie complottistiche. Valorizzato dal mimetismo attoriale di Joseph Gordon-Levitt "Snowden" è il film di un regista che supplisce con il mestiere al venir meno dell'antica energia.
18/10/2016