Come un lampo alla luce del sole, così lo stile dei fratelli Dardenne trova una sua peculiare crominanza nel regno dei cieli. Nel pessimismo intrinseco alle parole di cinema e del cinema di questi ultimi tempi, è questa una maniera, forse la maniera di riportare allo sviluppo dell'internegativo una dignità primordiale, di inizio secolo scorso. E' il rifiuto del controtipo all'interpositivo. La vittoria della semiotica induce a un acceso dibattito tra la musica ed il suono, le parole ed i rumori, gli effetti e le canzoni. Eppure vedere un film di Tarantino senza il sonoro toglierebbe ogni dubbio.
Premio per la migliore sceneggiatura a Cannes 2008. Dice: "Non è importante la storia, ma il modo in cui questa la si racconta", come se da una buona sceneggiatura dovesse uscire sempre un buon film. Questa regola vale per la silenziosa Lorna che, matura, è in grado autonomamente di intuire che la struttura della sua scrittura non penalizzerebbe assolutamente la messa in scena e che la superficie dell'inchiostro non potrà mai violentare la purezza dell'istinto. Perché l'istinto è la negazione della scrittura, e la scrittura è la negazione della messa in scena quando con essa non riesce a fondersi.
Quindi la silenziosa Lorna è ben conscia della sua personalità e sa ben distinguere i lati del suo carattere che, socialmente, la rendono irresistibilmente attraente ma incredibilmente sfuggente.
La forza dei personaggi dei Dardenne sta nella messa in scena, perché è proprio in quella che si genera lo scarto chilometrico con quelli marcatamente caratterizzati di un certo cinema d'"essai" di casa nostra. Come a voler sottolineare che basti differenziarsi dal situazionismo per raggiungere la salvezza. E invece no, perché arrivano i cazzotti in pieno viso, che spaccano il setto nasale della pretesa.
A Cannes ce ne sono molti di pugili che spaccano i setti nasali, ce ne sono tutti gli anni, tanti. Muntean, Aguero, Lafosse, Novion, Alonso. I Dardenne probabilmente sono i maestri indiscussi, e quando i maestri prendono la parola il silenzio cala tra la folla di studenti che insieme a Lorna si amalgamano in un ascolto comun denominatore, sintomatico di una lezione evento della quale si conosce già da prima, con fiero pregiudizio, la congenita riuscita.
Il cinema sta cambiando, il cinema è sempre lo stesso. Lorna cambia, Lorna è sempre la stessa. Metafora di vita, lei gestava già da tempo nella poesia di Dylan che, fotografo realista, la cullava nascosta nel suo piccolo caldo ventre. Time is changing, time is like a fixed frame.
Fiorde di giovani cineasti stanno filmando le proprie sceneggiature, riportando paradossalmente la sintesi cinefiliana alla ribalta. Sono proprio loro che trattengono e conservano lo stesso rapporto che quelli degli anni 60 tenevano con il neorealismo. Adagiati sull'inconscia percezione dell'essenza/assenza, la speranza antipasoliniana non ha mai avuto e non avrà mai la speranza di esistere perché il cinema è solo presente, non ha mai avuto un passato, mai avrà un futuro.
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di Emiliano Bertocchi
Lorna saluta Claudy, il suo marito belga. Claudy è in sella ad una bicicletta e si allontana pedalando. Lorna si gira all'improvviso e sul suo volto appare, inaspettato, un sorriso. Lorna corre dietro a Claudy. In quel sorriso c'è la grandezza del cinema dei Dardenne. Un attimo di verità che appare nel mezzo di molteplici finzioni. Quelle della storia narrata, quelle della recitazione e quelle proprie del cinema come riproduzione della realtà.
Sul rapporto tra verità e menzogna si basa l'intera vita di Lorna. Il suo matrimonio con Claudy è servito solo per farle ottenere la cittadinanza belga e Claudy è destinato alla morte per overdose (è un tossico) affinché Lorna possa sposarsi di nuovo con un uomo russo. Lorna è quindi incastrata in questo meccanismo che non le permette di ordinare la sua vita seguendo condizioni che non siano quelle della falsità e del denaro. Perché anche i rapporti che la ragazza possiede con altri uomini seguono questa stessa direzione. Fabio è un traffichino che la utilizza per i propri piani malavitosi, Sokol, con il quale sembrerebbe esserci un rapporto autentico, è solo interessato ai soldi che sta mettendo insieme con Lorna per l'apertura di un bar.
Il punto in cui si spacca questa dialettica tra verità e menzogna è quando Lorna, in un momento di estrema confusione o lucidità, spinta da quelle forze che solo il cuore di una donna conosce, denudandosi, si concede a Claudy. Un attimo di purezza e amore, forse. Di semplice pietà e di altruismo. Lorna squarcia per un momento il velo di illusioni con il quale aveva avvolto la sua vita per abbandonarsi ad un'emozione improvvisa e autentica.
Questo momento darà la forza a Lorna per cercare di cambiare la sua esistenza, mentre il fantasma di Claudy ingravida il suo ventre e Lorna riscopre una dualità, un pensare all'altro che non è più semplice interesse ma una dolcezza e una intensità che poi è l'origine stessa dell'amore.
I fratelli Dardenne credono in un cinema nel quale la vita possa trasformarsi in riflessione morale e passare in questo modo dai personaggi e dalle loro vicende agli spettatori. Che possono interrogarsi, emozionarsi, chiedersi quanto misterioso e profondo sia il cuore degli uomini e delle donne. L'uso della macchina a mano intensifica la discesa dello spettatore nella realtà di Lorna, che diventa il centro del mondo filmico dei Dardenne. Come se tutte le energie e le direzioni del loro sguardo non potesero fare a meno della sua presenza, che modella e dà senso agli ambienti che attraversa e alle persone con cui si rapporta.
L'illusione finale di un figlio, simbolicamente, fa rinascere dentro Lorna la presenza dell'altro e il bisogno di esso. Una nuova menzogna che contiene in sé la purezza di una verità che sta per venire alla luce. Una verità che farà di Lorna una persona diversa. Una verità che, solo dopo tante bugie e dolore, ha potuto farsi strada nel suo cuore.
cast:
Fabrizio Rongione, Jéremie Reiner, Olivier Gourmet, Arta Dobroshi
regia:
Luc e Jean-Pierre Dardenne
titolo originale:
Le Silence De Lorna
distribuzione:
Lucky Red
durata:
105'
produzione:
Les films du fleuve
sceneggiatura:
Luc e Jean-Pierre Dardenne
fotografia:
Alain Marcoen