Sembra più un film fantasy che un cinecomic "Shazam!". È questa l’impressione che deriva da un prodotto che in effetti contiene più generi in uno e che dimostra di saper digerire alcuni scampoli di diversi immaginari a proprio piacimento per raccontare qualcosa se non di originale, almeno di inedito e ancora non troppo calcato. La storia di Billy Batson, giovanissimo orfano accolto da una famiglia per bene e poi scelto dall’ultimo degli stregoni per combattere l’eroe dei sette vizi capitali, possiede infatti più i connotati di una guerra tra maghi che quelli di una baruffa su scala globale tra supereroi in costumi sgargianti: le dinamiche di una sfida emotiva e di un racconto di crescita sono metaforizzate tramite un racconto epico come nelle grandi strutture narrative delle origin story supereroistiche, ma le vibrazioni sono quelle degli afflati mistici delle storie di magia più antiche e più appassionanti, dove bene e male si scontrano come da canone tangendo la quotidianità di individui normali e in qualche modo straordinari.
Il modo in cui temi e snodi della narrativa fantastica sono irreggimentati in un ambiente contemporaneo e in una messa in scena propria di un altro genere - quello dei supereroi, così conscio della propria mitologia extra diegetica e così presente oltre allo schermo grazie a una continuità di sapere con il pubblico (ormai abituato alla gestione della transmedialità dei contenuti e all’osmosi degli universi condivisi) - non è però solo la caratteristica più esaltante (e più particolare) del film DC diretto da David F. Sandberg, ma anche il perno funzionale al racconto per svilupparsi. Non è quindi la commedia la chiave di comprensione che permette alla storia di comunicare: al di là di alcune gag riuscite e di un generale buon equilibrio nell'uso della risata, la comicità è solo uno strumento operazionale per alleggerire e scansare i pericoli di ridicolo involontario di una storia pregna di dettagli assurdi e poco credibili, dal costume così sgargiante di Shazam alla presenza fisica dei sette vizi come spalle dell’antagonista. È invece proprio attraverso il filtro magico ed emozionale del fantasy e la positività autocosciente del racconto cinecomic che "Shazam!" esplicita al meglio i suoi temi.
L’avventura di Billy (capace di trasformarsi in un eroe pompato dagli dei dell'Olimpo, col corpo gommoso di Zachary Levi) di fronte al male (il supercattivo di turno, interpretato con mestiere poco partecipato da Mark Strong) è una parabola adolescenziale - incentrata sul ruolo della famiglia e l’importanza di farsi carico delle responsabilità - che tocca alcuni tasti giusti e, malgrado una certa dose evitabile di ingenuità e superficialità, si presenta sinceramente interessata a vivacizzare il topos dell’orfano con una morale potenziata da una veste metaforica significante. La commedia muscolosa e scattante è così salvata dal totale dimenticatoio grazie all’autenticità dei buoni sentimenti e all’uso inedito di un incrocio tra immaginari, che in primis permette al film di trovare una linea editoriale personale differente dal pessimismo della prima gestione DC e dall’ingegneria corale Marvel, e in seguito consente agli spettatori di ricordarsi (e seguire) anche questo supereroe nel marasma sempre più ingente delle narrative del genere.
cast:
Zachary Levi, Asher Angel, Mark Strong, Djimon Hounsou
regia:
David F. Sandberg
titolo originale:
Shazam!
distribuzione:
Warner Bros.
durata:
132'
produzione:
Warner Bros., DC Enterteinment, New Line Cinema
sceneggiatura:
Henry Gayden
fotografia:
Maxime Alexandre
scenografie:
Jennifer Spence
montaggio:
Michel Aller
costumi:
Leah Butler
musiche:
Benjamin Wallfisch