Orange Drive, sobborgo del New Jersey, zona residenziale middle-class dove prendono corpo frustrazioni e insoddisfazioni di due famiglie di amici durante le festività invernali tra il Black Friday e Natale. In un contesto simile l'attrazione "sconveniente" tra David e Nina, 50 anni lui e 24 lei, potrebbe richiamare "American Beauty", ma questo "The Oranges" non ne condivide le ambizioni e nemmeno lo stesso impatto.
Quando Nina, girovaga e irrequieta, viene lasciata dal suo ragazzo, decide di tornare a casa. La madre tenta subito di accasarla con Toby, figlio della coppia dei loro amici-vicini di casa. Lei però si innamora, ricambiata, di David, il padre di Toby. La relazione scombina gli equilibri di tutti i personaggi: da Vanessa, l'altra figlia di David, voce narrante da sempre invidiosa della coetanea Nina e sul punto di cambiare vita senza trovare il coraggio, alla moglie di David, Catherine, fissata col Natale e le tradizioni, fino ai genitori di Nina.
Addobbi, cori, musiche e clima natalizio, tra tradizioni e ossessioni, fanno da sfondo a una dramedy che il produttore Anthony Bregman sostiene pensata per coloro che sono scettici sui soliti film di Natale. In realtà c'è poco di scandaloso o controcorrente: la vicenda rimane sempre in superficie e il film esita a prendere una direzione decisa. Parla di felicità e soddisfazione personale che tutti i personaggi ricercano ognuno a proprio modo, con l'amore, il lavoro, la beneficenza, ma il tutto rimane irrisolto. Fa compiere un percorso di cambiamento a tutti i componenti delle due famiglie, dopo il quale non si torna indietro, con un processo di presa di consapevolezza diverso per ognuno di loro. Ma nel farlo non approfondisce mai i personaggi, che rimangono appiattiti, senza trovare il giusto spazio e una loro dimensione. Anche i due protagonisti Nina e David finiscono per essere poco convincenti nella loro evoluzione e il loro rapporto si sviluppa in fretta. E quando il film tenta qualche impennata irriverente, sembra qualcuno a una festa che tenta di far ridere gli altri gratuitamente, ma senza riuscirci.
La sceneggiatura, oltre a non approfondire i personaggi, ha una parabola tutto sommato prevedibile e dialoghi insipidi. Come la regia è poco coraggiosa: scalfisce solo la superficie, manca molte occasioni di sfruttare possibili trovate, sia sul versante comico che drammatico. Il britannico Julian Farino mostra tutto il suo background di documentarista e regista televisivo indovinando solo a tratti il giusto spunto e il ritmo adatto alle situazioni. Non c'è critica sociale, nessun riferimento al perbenismo ipocrita se non qualche accenno alle regole che vincolano i rapporti: meno di un buffetto a un neonato.
Un buon cast, che pur avendo trascorso molto tempo insieme per trovare l'affiatamento necessario, non lo rende mai evidente. Tutti danno l'impressione di essere poco convinti. La gossip girl Leighton Meester è quella con in palio la posta più alta cercando un proprio lancio cinematografico dopo il successo televisivo. È già stata ninfetta innamorata di Laurie in un paio di puntate di "Dr. House", cosa che - spiegano gli stessi attori - ha aiutato a rompere il ghiaccio tra i due, anche se l'intesa non sembra consolidata. Lo stesso Hugh Laurie, artista poliedrico, non esprime al meglio il suo potenziale in nessuno dei due spettri della commedia o del dramma, e la sua sola presenza non basta a sollevare le sorti del film.
Superfluo, infine, qualunque commento al titolo italiano di mocciana memoria.
Piatto e trascurabile, "The Oranges" fatica a trovare il ritmo giusto e funziona solo in poche scene. Per il resto annoia, infastidisce o lascia al massimo indifferenti. Per un film che poggia sui personaggi e sulla loro realizzazione, il loro mancato sviluppo e lo scarso coraggio lo rendono insufficiente e incolore.
cast:
Hugh Laurie, Leighton Meester, Catherine Keener, Adam Brody, Alia Shawkat, Oliver Platt, Allison Janney
regia:
Julian Farino
titolo originale:
The Oranges
durata:
90'
produzione:
Likely Story, Olympus Pictures
sceneggiatura:
Ian Helfer, Jay Reiss
fotografia:
Steven Fierberg
scenografie:
Dan Davis
montaggio:
Jeffrey M. Werner, Carole Kravetz Aykanian
costumi:
David C. Robinson
musiche:
Klaus Badelt, Andrew Raiher